E’ uscito il 13 Aprile primo lungometraggio francese prodotto da Netflix, Non sono un uomo facile, diretto da Eleonore Pourriat. Un gioco di parole per dipingere uno spietato sciovinista che assapora la sua stessa medicina quando si sveglia in un mondo dominato dalle donne.
Non sono un uomo facile: sinossi
Il Dongiovanni Damien (Vincent Elbaz), in seguito a un trauma cranico, si risveglia in un mondo dove le donne hanno ruoli di potere. Restio a cedere ai soprusi e alle umiliazioni dell’altro sesso, Demian farà fatica ad adattarsi a questa nuova vita. Le sue tribolazioni sono comiche e tragiche allo stesso tempo. Grazie all’amico e vicino di casa Christophé (Pierre Benezit) vediamo nel dettaglio che vita fanno gli uomini nel mondo di donne-dominanti. L’incontro-scontro con l’avvenente e spregiudicata scrittrice Alexandra (Marie-Sophie Ferdane), che lo usa per scopi editoriali, andrà ad approfondire le relazioni sentimentali tra le donne e gli uomini di questa diversa realtà.
Non sono un uomo facile: giudizio in sintesi
Si tratta di un film paradossale e ucronico, dove il protagonista Damien (Vincent Elbaz) si risveglia in una realtà dove i processi antropologico-culturali hanno seguito un corso alternativo. Vedendo delle donne agire in modo così calcato, il film marca l’accento su come gli uomini dominino ancora la società in cui viviamo oggi. Fate bene attenzione ai primi 5 minuti del film perché è lì la chiave di tutte quello che viene dopo. Presto i cliché vengono sostituiti da contro-cliché. Pian piano, insieme a Damien, ci risvegliamo in una nuova realtà e notiamo alcune incongruenze. Un guardaroba bizzarro, donne che si rivolgono agli uomini come ad oggetti. La televisione che mostra film dove gli uomini sono spesso spogliati ed emotivi. Tutto mentre i nuovi mariti/mammi indossano tute di ciniglia, si lamentano della cellulite, sorseggiando thè.
Ma se nel nuovo mondo – viene chiesto a Damien – gli uomini non devono fare sforzi, stressarsi con carriere logoranti e ricevono tanti complimenti e regali, di che ha da lamentarsi tanto il protagonista? In effetti nella prima parte del film matriarcato e il sessismo-al-contrario parrebbe quasi niente male per questi nuovi uomini/femmine. Poi però il film passa dallo humour alla satira. Notiamo alcune scene che sottilmente alludono a uomini molestati, fisicamente sottomessi e generalmente poco considerati, procedendo sempre più verso la discriminazione di genere.
Il film non è una lezione per gli uomini, ma piuttosto presenta l’esperienza di un’altra prospettiva offerta a uomini e donne.
Buona prova recitativa specialmente delle donne, tutte molto espressive nei volti privi di trucco. Un film molto ben fatto, dove i dialoghi sono sagaci e le battute pulite ed efficaci. Lodevole l’attenzione ai dettagli, addirittura comici. I costumi, fino ai minimi accessori dei nuovi Lei-Lui, sono ben studiati.
Non sono un uomo facile
Valutazione globale - 6.5
6.5
Film di pubblica utilità
Non sono un uomo facile: il nostro giudizio
Ci chiediamo, noi post-femministe, ma cosa manca tanto del vecchio mondo al protagonista Damien? La banalissima risposta cinematografica sarà: le donne che fanno le femmine! Le scollature procaci, le gonne fruscianti e i tacchi a spillo. Questo è un film quasi interamente girato senza la presenza di attrici eccessivamente “femminesche”: niente attrici perfette con i capelli sempre in ordine e trucchi da diva.
Non sono un uomo facile, in termini puramente cinematografici, non è certo il capolavoro del secolo. Tuttavia nel complesso è una commedia molto divertente e scorrevole, e comunque un film di pubblica utilità! Potrebbe addirittura rappacificare gli scettici delle tediose commedie francesi, tutte smorfie e dialoghi a raffica, con il cinema francese.
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film gradevole.fa riflettere l’uomo su come sarebbe “stato” un mondo dominato dalle donne ( ma non lo e gia’ ? )
una societa’ al rovescio. guardandolo in certe sequenze e scene restavo turbato come quando di notte hai gli incubi perche hai mangiato i peperoni indigesti a tarda ora. mi piace l’analisi di quando il protagonista ( lui ) soffre per amore, essendo un incompreso ( come tutti gli uomini daltronde ) comunque in questo film vige la regola che mi sono imposto: se ti cattura nei primi dieci minuti vale la pena di proseguire nella visione.non avete idea di quanti film abbandonati gia’ al 7 minuto.bello il finale nell’incontro tra i due amanti nel mondo “reale”dove non c’e’ dialogo perche finisce li’ lasciando fantasticare ad ognuno di noi (uomini ) come potrebbe essere. bel film.
Grazie del tuo intervento! Anche a me è piaciuto il finale enigmatico (senza spoilerare…)!
mi chiedevo se hai gia visto “un affare di gusto ” film del 2001 non so perche ma l’inconscio mi riallaccia al film commentato.in molti l’hanno giudicato un film omosessuale, ma per me rimane il film per antonomasia sul plagio o meglio ancora su come una persona possa essere plasmata a suo piacimento dall’altra che diventa carnefice in un gioco ambiguo e profondo.stesse atmosfere parigine nei due film ma con una colonna sonora che ti trascina per tutta la durata del lungometraggio. film mai dimenticato, introvabile neanche su dvd,forse ancora in rete una versione in lingua originale, il francese.
Grazie lo cercherò!
non c’e’ di che. ma temo che non lo troverai.buona fortuna!