Das boot, disponibile su Sky Atlantic dal 4 gennaio, è una serie di produzione franco-tedesca diretta da Andreas Prochaska e con protagonista Vicky Krieps.
Das boot: la sinossi

Das boot: le nostre impressioni
Das boot, produzione franco-tedesca basata sui racconti Das Boot e Die Festung di Lothar-Günther Buchheim, si presenta come un vero e proprio sequel del film U-boot 96 (1981) diretto da Wolfgang Petersen. L’ambientazione e lo scenario, così come le tematiche, sono quelli tipici dell’immaginario cinematografico bellico: il senso del dovere militare; il tradimento e la cospirazione, che sono sempre dietro l’angolo; le ritorsioni legate all’insubordinazione; lo spionaggio; e soprattutto la paura, la tensione e tutti i pericoli che attanagliano i giovani arruolati in marina, in isolamento forzato ed intrappolati all’interno dei sottomarini.

La storia di Das boot si snoda lungo due assi narrativi e due luoghi fisici inizialmente ben distinti, ma infine convergenti. Da un lato, come detto, il regista si muove in mare aperto, concentrandosi sulla vita militare sottomarina di giovani uomini soggetti alle costrizioni (non ultime, quelle fisiologiche) della vita subacquea. In secondo luogo, la vicenda si svolge sulla terraferma, dove una serie di protagonisti legati a vario titolo al mondo della diplomazia bellica e dei servizi governativi nazisti si muove in cerca di alleanze, lealtà e tradimenti. Se da un punto di vista emozionale il primo asse narrativo pare quello più innovativo e coinvolgente, pare invece il secondo quello che lascia presagire i maggiori sviluppi. Specie grazie al personaggio interpretato da Vicky Krieps, già magnifica coprotagonista de Il filo nascosto di Paul Thomas Anderson: la giovane interprete Simone, che si presenta come il personaggio più interessante, nel giro di poche scene sapientemente girate si ritroverà ad essere l’ago della bilancia di un gioco di alleanze che travalica i meccanismi interni agli uffici.

Se proprio dovessimo individuare una nota di demerito – l’unica, in realtà – dovremmo ravvisarla nello stucchevole vocabolario che alberga all’interno delle armate sottomarine. Di là dalla veridicità e plausibilità storica, sulla quale poco può essere rimproverato alla serie di Prochaska, Das boot reitera con inopportuna insistenza una retorica ed una semantica sessuale. A nostro avviso, è ampiamente plausibile che uno spettatore adulto e smaliziato abbia afferrato la similitudine ben prima di quanto si immagini.
La recitazione di Vicky Krieps è senza alcun dubbio tra le note più liete di Das boot. Mai sopra le righe e sempre in parte, affascinante e magnetica: sia nel suo fermo tedesco, che suggerisce un personaggio fermo ed apparentemente ferreo; sia nel suo vibrante e commosso francese, ora disperato, ora quasi poetico. Che la sua prova finisca con l’oscurare quella di qualunque altro interprete, non è altro che una logica conseguenza del carisma di un’attrice che rivela un’eleganza fuori dal comune.
Das boot
valutazione globale - 6.5
6.5
Temi canonici, in una cornice accattivante e claustrofobica
Das boot: giudizio in sintesi

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