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Arianna Fontana in Capri-revolution

Capri-revolution: la recensione dell’ultimo film di Mario Martone

Capri-revolution, presentato in concorso alla 75a Mostra del Cinema di Venezia, è un film di Mario Martone, interpretato da Arianna FontanaReinout Scholten van Aschat e Antonio Folletto.

Capri-revolution: la sinossi

Reinout Scholten van Aschat in Capri-revolutionAlla vigilia della Prima Guerra mondiale, la giovane capraia Lucia (Fontana) vive a Capri con la famiglia. Sulla stessa isola, il carismatico Seybu (Scholten van Aschat) guida una comune, dove un gruppo di ragazzi cerca ispirazione nell’arte sognando una società improntata a nuovi principi morali. L’incontro tra Lucia ed il microcosmo della comune si rivelerà esplosivo, specie per via dello spirito retrogrado degli abitanti dell’isola.

Capri-revolution: le nostre impressioni

Al suo ritorno al cinema, Martone sceglie nuovamente di farsi cantore del panorama storico-sociale nostrano. E tuttavia, dopo il lirismo de Il giovane favoloso, occorre registrare con amarezza un deciso passo indietro rispetto alla sua ultima opera. Nonostante, in apparenza, la vicenda sembri promettere spunti narrativi interessanti, il risultato finale è piuttosto deludente.

Arianna Fontana in Capri-revolutionL’ossatura di Capri-revolution è manifesta e quasi scolastica, imperniata sulla (apparente) dialettica di un mondo retrivo, nel quale abbondano i pastori ignoranti e maschilisti, ed una comune che vive di improbabili ideali pseudo-rivoluzionari all’insegna della natura, delle danze e della musica. La pecca più vistosa di Capri-revolution consiste proprio nel sabotare il suo intento filmico: presentando una situazione nella quale l’inconciliabilità assoluta si fa sistema, e rendendo di conseguenza lo sviluppo della trama quasi ininfluente. L’assoluta impermeabilità, fatta di reciproca incomprensione e di totale incomunicabilità tra i gruppi in relazione, vengono sanciti definitivamente dopo una manciata di minuti, e non fanno che riproporsi e confermarsi a più riprese senza mai deflagrare davvero. E, di conseguenza, senza far mai impennare la trama, stanca e piatta, monocorde. Persino i dialoghi sono ampiamente prevedibili e stereotipati.

L’incontro/scontro tra i due mondi, tra due Culture grossolanamente delineate, si concretizza sulla figura della giovanissima capraia Lucia, che funge da vero e proprio campo di battaglia. Ella patisce e porta i segni delle opprimenti tradizioni culturali e familiari, nei riguardi dei quali il suo personaggio abbozza una sorta di proto-femminismo. Spinta dalla curiosità per l’ignoto, la giovane sembra voler vivere un proprio “’68”, ossimoricamente individuale e intimista, sperimentando ogni sorta di ribellione ai valori della comunità, anche a costo di mettere a repentaglio la propria salute.

Capri-revolutionLo sviluppo dei personaggi, trattati quasi come fossero macchiette, ha dell’incredibile, è un ulteriore indizio di una sceneggiatura che annaspa vistosamente. Lo spettatore mediamente navigato non avrà difficoltà nel prevedere quali saranno i comportamenti dei protagonisti, e resterà a dir poco sgomento nel vedere Lucia, una ragazza analfabeta, imparare con tanta rapidità l’inglese. Nemmeno la figura del dottore, foriero di una sua propria visione del mondo, di propri valori e credenze, solleva Capri-revolution dall’ovvietà e dall’approssimazione. Mera maschera senza profondità, egli partecipa alla farsa dialettica introducendovi il contrasto tra fede e ragione, tra materia e vibrazione spirituale. Col risultato di mescolare ancor di più le carte, lasciando disorientato lo spettatore.

Immerso nello stereotipo, Capri-revolution ha almeno il pregio di mettere in mostra la prova della protagonista, Arianna Fontana: mai sopra le righe ma nemmeno esaltante, la sua prova è sufficiente. Molto deludenti, invece, le interpretazioni di Reinout Scholten van Aschat e Antonio Folletto. Il primo imprime al suo volto un’espressione algida inspiegabile, irritante quanto la sua (del tutto presunta ed infondata) sapienza. Il secondo, invece, non riesce mai a trasmettere un briciolo di emozione, risultando a tratti quasi meccanico.

Forse a causa della pochezza complessiva di Capri-revolution, a salvarsi resta soltanto la fotografia. Pur senza togliere il fiato, essa ha almeno il pregio di mostrare parecchi scorci suggestivi dell’isola, ritratti con colori intensi e vividi.

Capri-revolution

valutazione globale - 5

5

Approssimativo e stereotipato: deludente

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Capri-revolution: giudizio in sintesi

Arianna Fontana e Antonio Folletto in Capri-revolutionCon Capri-revolution, Mario Martone sceglie la via del dramma storico italiano. La dialettica del film, tutta giocata sull’inconciliabile contrasto tra il mondo retrivo ed ignorante della comunità chiusa ed isolata e la comune di giovani hippies guidati dal santone carismatico, risulta poco convincente. Inesistente il ritmo, sempre piatto; irritanti i dialoghi, prevedibili e banali. L’assoluta irriducibilità tra i mondi, definitivamente sancita dopo poche inquadrature, lascia lo spettatore nel limbo della complessiva approssimazione e dello stereotipo. Gli attori (ad eccezione di Arianna Fontana) rispecchiano la pochezza complessiva di Capri-revolution, che ha comunque il merito di sfoggiare una fotografia suggestiva sia in chiave tecnica, che narrativa.

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About Vito Piazza

Tutto inizia con Jurassic Park, e il sogno di un bambino di voler "fare i film", senza sapere nemmeno cosa significasse. Col tempo la passione diventa patologica, colpa prevalentemente di Kubrick, Lynch, Haneke, Von Trier e decine di altri. E con la consapevolezza incrollabile che, come diceva il maestro: "Se può essere scritto, o pensato, può essere filmato".

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