Distribuito, come sempre, dalla Filmauro di Aurelio e Luigi De Laurentiis, arriva nelle sale italiane Benedetta follia, la nuova fatica da regista e attore di Carlo Verdone.
Benedetta follia: la sinossi
Benedetta follia racconta la storia di Guglielmo (Carlo Verdone), proprietario di un negozio di articoli e parimenti religiosi a due passi dal Vaticano. Una sera, durante una cena con vescovi e cardinali, Lidia (Lucrezia Lante Della Rovere), la moglie di Guglielmo, decide di troncare il matrimonio che dura da ben 25 anni dichiarandosi lesbica. La sua vita prenderà una piega del tutto inaspettata quando nel negozio si presenta come candidata commessa Luna (Ilenia Pastorelli), una giovane ragazza ‘borgatara’ del tutto sfacciata, che traghetterà Guglielmo nel mondo delle app di incontri per single alla ricerca dell’anima gemella.
Benedetta follia: le nostre impressioni
Dimenticate il Verdone che rivolgeva alla società dell’epoca il suo sguardo cinico e tagliente attraverso le maschere dei suoi personaggi più popolari. Il Verdone del 2018, ma anche quello dell’ultimo decennio, complice forse anche l’avanzare dell’età, ha cambiato completamente registro votandosi per lo più a commedie dove l’ironia e le gag di sempre sono amalgamate ai buoni sentimenti. E’ il caso anche di Benedetta follia, il suo ventiseiesimo film da regista, che al passo con i tempi che viviamo ci sta eccome, e, tra una rapida e velata critica alla Roma di oggi, si butta a piene mani nel mondo del dating online.
Visto il lavoro che svolge Guglielmo si potrebbe pensare che il sacro e il profano si incontrino/scontrino durante tutto l’arco del film. Così non è, come poche, pochissime volte lo è stato nei precedenti film di Verdone dove l’attore e regista romano ha interpretato un finto prete (Acqua e sapone) e un prete vero (Io, loro e Lara). Insomma, Verdone la religione l’ha più volte sfiorata ma senza mai prenderla di petto. Succede così anche in Benedetta follia dove Guglielmo passa da un incontro all’altro con donne un po’ sui generis: la veneta beona, la perversa, l’ipocondriaca, ecc. I momenti che funzionano di più nel film sono proprio l’esilaranti scene di questi incontri. Verdone, con i suoi tic e le sue nevrosi di sempre, una risata riesce comunque a strapparla, anche quando la sceneggiatura risulta il più delle volte frammentata e senza una precisa soluzione di continuità.
Complice la collaborazione alla scrittura di Nicola Guaglianone e Menotti (il duo dietro al successo di Lo chiamavano Jeeg Robot), Carlo Verdone si prende anche qualche libertà in più del solito. La scena del trip lisergico di Guglielmo dà vita ad una sequenza onirica che comincia à là Easy Rider, procede come se fosse un videoclip dei Chemical Brothers e termina in maniera simile al ‘viaggio allucinante’ del Drugo ne Il grande Lebowski. Ad un certo punto Guglielmo si ritrova davanti ad uno specchio nel bagno della discoteca dove gli compare il Guglielmo di 25 anni prima. E’ come se il vecchio Verdone di Troppo forte parlasse al Verdone di Benedetta follia e gli desse delle dritte su come proseguire il suo percorso nel cinema odierno.
Due parole, infine, vanno spese per Ilenia Pastorelli che nel ruolo della coatta borgatara il più delle volte surclassa Carlo Verdone. Al lungo andare, forse, il suo personaggio risulta un po’ stucchevole e leggermente sopra le righe, ma la bravura della Pastorelli riesce a contenerlo.
Poco incisivo ma a tratti spassosoBenedetta follia
Valutazione globale - 6
6
Benedetta follia: giudizio in sintesi
Con i film di Carlo Verdone è raro uscire dal cinema senza essersi divertiti. A volte succede di più, a volte succede di meno come nel caso di Bendetta follia. L’apporto che hanno dato al film il duo di sceneggiatori di Jeeg Robot è forse un abito che non sta cucito molto bene addosso al regista di Viaggi di nozze. Verdone si salva giusto per quelle esilaranti e grottesche scene degli incontri con le single conosciute nell’applicazione che sono la parte più convincente e divertente dell’intero film.
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