Sulla scia di produzioni televisive quali Electric Dreams, ispirata ai racconti del maestro dello sci-fi Philip K. Dick, e sul secondo capitolo cinematografico del film cult del 1982 intitolato Blade Runner 2049, Altered Carbon arriva sugli schermi marchiati Netflix come più recente prodotto del genere cyberpunk. Tinte forti, crude, in un’oscurità, sia della città che dell’anima, squarciata dai bagliori accecanti delle insegne pubblicitarie e degli ologrammi caratterizzano questo primo episodio, a tratti lento ma fruibile.
Altered Carbon, il pilot: sinossi
Terra, anno 2384: la morte ormai non è più un’opzione plausibile per gli umani, poiché è possibile “registrare” la propria coscienza su un dispositivo impiantato alla base del cranio chiamato “pila corticale”. Tramite questa tecnologia, quindi, è possibile trasferire la propria persona all’interno di “custodie” più nuove, mimando un’immortalità a tutti gli effetti. Troppo potere, soprattutto se di questa natura, può portare gli uomini ad agire senza scrupoli, creando un’opprimente atmosfera di violenza. In questo mondo snaturato ed artificiale viene riportato in vita Takeshi Kovacs (Joel Kinnaman), un ex mercenario/terrorista che è rimasto “sotto ghiaccio” per 250 anni. A volere il suo risveglio da una pena a vita è stato il ricchissimo e anziano Laurens Bancroft (James Purefoy), che, morto in circostanze misteriose, vuole riuscire a risolvere l’intrigo, grazie ai servigi dell’uomo, addestrato per essere un soldato potente e dalle incredibili doti intuitive. Anche la polizia di Bay City inizia a seguire il caso con l’agente Kristin Ortega (Martha Higareda) che, impaurita dal sapere che un ex terrorista agisce nella sua città, è fermamente convinta che Bancroft si sia suicidato.
Altered Carbon, il pilot: le nostre impressioni
Basata sul primo dei tre romanzi dedicati al personaggio di Takeshi Kovacs scritti da Richard K. Morgan, Altered Carbon è un prodotto ascrivibile ad un genere ibrido, il cyberpunk, che rimane in equilibrio fra sci-fi, noir e thriller.
In un mondo degradato, dove niente sembra turbare, neanche la violenza più profonda, tutto si riassume in una netta divisione di classe: da una parte i poveri, che vivono al di sotto delle nuvole, in uno scenario che mai si tinge della luce del sole, e i ricchi, o meglio, ricchissimi, che si preoccupano solo di come investire i loro soldi in custodie sempre più belle e costose. Il timore principale, in Altered Carbon, non è il giudizio divino, bensì la Vera Morte, in cui si incorre se viene distrutta la propria pila corticale. Solo a quel punto non si può tornare indietro, neanche tutti i soldi del mondo possono salvarti.
Opera squisitamente cyberpunk, Altered Carbon è una serie dalla narrazione vincente, forse a tratti un po’ lenta, fatta di dialoghi ironici, scazzottate e focus sull’uso disumano di biotecnologie, scenario vincente nelle produzioni visive e letterarie degli ultimi 10 anni. I parallelismi con una produzione il cui fulcro centrale è la coscienza e lo sviluppo di essa come Westworld sono evidenti, anche se manca la complessità e la stratificazione del tema che è evidente nella produzione HBO. Sono piuttosto sicura che, nel corso dei 10 episodi di cui è composta la prima stagione di Altered Carbon, però, questo venga sviluppato, poiché i presupposti di base ci sono.
Un grande merito va riconosciuto a Joel Kinnaman, noto ai più per la sua interpretazione in The Killing, per quella del candidato alla Casa Bianca Will Conway in House of Cards e per quella del militare Rick Flag in Suicide Squad. La sua interpretazione di Kovacs è dura, forte, quasi marmorea, elemento che si riflette nel fisico scolpito da lottatore letale, ma è anche controbilanciata da toni ironici, da bad boy, che lo rendono più umano di quello che sembra, visto il suo far parte di una setta di combattenti estinti e il suo essere stato “letteralmente” scongelato come una busta di piselli (parallelo agghiacciante ma efficace).
L’ambientazione di Altered Carbon è ben curata: cupa, falsamente scintillante, cruda e oscura, in contrasto con quella idilliaca del “mondo sopra le nuvole” dove vivono i ricchi, ricordano gli scenari di Blade Runner, o di quelli di Ghost in the Shell.
Unica nel suo genereAltered Carbon - pilot
Valutazione Globale - 7
7
Altered Carbon, il pilot: un giudizio in sintesi
Prodotto coraggioso, diverso dalle produzioni Netflix più recenti, Altered Carbon mostra un certo potenziale: per quanto a volte la narrazione della storia sia un po’ lenta, le vicende di Takeshi Kovacs sono ben accennate, senza rivelare troppo, creando un piacevole senso di attesa e aspettativa nel pubblico, che è invogliato a vedere l’episodio successivo.
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