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GLOW: recensione del pilot della nuova serie Netflix con Alison Brie

Che Netflix volesse strizzare sempre di più l’occhio ad un pubblico femminile lo si era intuito con la recente Girlboss (qui la recensione del pilot). Se diamo un veloce sguardo alle serie prodotte dal servizio streaming on demand rivolte al gentil sesso ci si accorge che Orange is the New Black era, fino a poco tempo fa, l’unica a detenere questo titolo. Il mosaico in rosa di Netflix si compone adesso di un’altra serie, GLOW, incentrata sul mondo del wrestling femminile, che letto così su due piedi sembra un vero e proprio ossimoro ma si basa invece su vicende reali dell’America di metà anni ’80.

La trama di GLOW

GLOWSiamo a Los Angeles, una delle città dove meglio è rappresentato il Sogno Americano. Ruth Wilder ha l’ambizione di diventare un’attrice affermata e trascorre le giornate tra corsi di recitazione e provini per i film, senza però riuscire a sfondare. Ruth è testarda e determinata e non si lascia facilmente prendere dallo sconforto, nonostante molte porte sbattute in faccia e una relazione clandestina con il marito della sua migliore amica. Un giorno, ignara, capita, quasi casualmente, a dei provini per un nuovo show televisivo alquanto particolare: si cercano donne per costituire la prima lega di lottatrici wrestler americana, la Gorgeous Ladies of Wrestling (da qui l’acronimo GLOW).

Toni cupi per il pilot di GLOW ed effetto dejà vù

La serie è stata lanciata da Netflix con trailer, foto e immagini animate dove a predominare erano i colori scintillanti, i lustrini e le paillettes. Forse tutto questo lo vedremo più avanti, forse ne vedremo anche meno di quello che si poteva prevedere. Fatto sta che il pilot di GLOW si presenta con toni decisamente più cupi, come il grigio che domina nella fotografia. Ad emergere è la storia di Ruth, caratterizzata molto bene come al suo solito dall’ottima Alison Brie, che cerca un riscatto sociale e professionale dalla propria vita che troppe volte l’ha vista ai margini. Ruth, rispetto ad altre donne che abbandonano ben presto il campo di battaglia, non si perde d’animo e nonostante si chieda dentro di lei “ma che ci faccio qui?” riesce a calarsi fin da subito nel ruolo della wrestler. Lo fa al suo modo, cercando di costruirsi un personaggio che abbia una storia da raccontare. Perché per lei la vita è il palcoscenico e c’è sempre qualcosa da raccontare.

GLOWL’effetto dejà vù con Orange is the New Black non si deve solo alla messa in onda a distanza ravvicinata dalla quinta stagione di quest’ultimo o dallo stesso team produttivo e in parte autoriale. La struttura degli episodi sembra voler ricalcare a grandi linee il “format” usato da Orange. Cambia lo scenario (lì la prigione, qui la palestra con il ring), cambiano i tempi (lì il passato recente, qui i gloriosi anni ’80) ma in sostanza si ha un manipolo di donne con alle spalle un passato da riscattare, un sogno da far avverare e un’occasione (forse l’ultima?) per poter dimostrare il proprio valore. Solo con i prossimi episodi si capirà quanto GLOW saprà andare avanti con le proprie gambe e non assomigliare troppo ad Orange is the New Black. Certo, gli appassionati delle cattive ragazze del penitenziario di Litchfield troveranno un’altra serie a cui appassionarsi. Chi cerca invece un qualcosa di un po’ più originale dovrà o pazientare oppure passare direttamente ad altro.

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Valutazione globale

Toni cupi e dajà vù

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About Daniele Marseglia

Ricordo come se fosse oggi la prima volta che misi piede in una sala cinematografica. Era il 1993, film: Jurrasic Park. Da quel momento non ne sono più uscito. Il cinema è la mia droga.

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