E’ disponibile dal 4 maggio su Netflix la prima stagione di The Rain, prima produzione danese della piattaforma streaming, composta da 8 episodi.
The Rain – pilot: la sinossi
The Rain è ambientata in un mondo post-apocalittico, dove un virus portato dalla pioggia ha ucciso quasi completamente l’intera popolazione.
Uno scienziato, padre di famiglia, chiude in un bunker i suoi due figli e la moglie e parte nel tentativo di salvare il mondo. La stessa madre non durerà a lungo in quel bunke e i figli resteranno da soli, per sei lunghi anni, isolati completamente dal mondo esteno.
Sei anni dopo l’inizio dell’epidemia portata dalla pioggia killer, i due fratelli si troveranno costretti ad abbandonare il bunker dove si erano rifugiati, perché le scorte di cibo si sono esaurite e tocca fare solo ed un’unica cosa: cercare di sopravvivere. Ma cosa li aspetta lì fuori? Ci sarà qualcuno ancora vivo?
The Rain – pilot: le nostre impressioni
La prima produzione made in Danimarca di Netflix mette fin da subito in chiaro le cose: non c’è tempo da perdere. Infatti, dopo un breve inizio scanzonato, le atmosfere si fanno immediatamente più cupe. Sta cominciando a piovere, e la pioggia è portatrice di un virus letale che non lascia scampo.
L’unico che sembra essere a conoscenza di questo pericolo è un padre di famiglia che si prende subito premura di mettere in salvo moglie e figli in uno dei tanti bunker da lui progettati. Scopriremo poi, tramite dei brevi flashback, che il padre lavora per una società (l’Apollon) che forse ha un ruolo di primo piano nella diffusione del virus. Scopriremo anche che il figlio maschio, Rasmus, può essere l’antidoto per fermare il virus. Spetta alla sorella Simone proteggerlo qualsiasi cosa accada.
Nei tre quarti d’ora di pilot di The Rain accade tutto ciò che ci aspettiamo debba accadere da una storia ambientata in un mondo post-apocalittico. Troviamo cioè tutti quegli elementi che il più delle volte caratterizzano un copione del genere, ormai conosciuto ai più, visto il proliferare di produzioni di storie di questo tipo (serie TV o lungometraggi che siano). Ecco allora che troviamo anche in The Rain i momenti di terrore e di pericolo imminente; gli attimi di sconforto e di coraggio dei personaggi costretti ad una situazione limite; la presentazione di un mistero a cui ruota attorno la storia offerto al pubblico col contagocce. Peccato che in questo pilot tutto venga rispettato alla lettera, senza particolari sorprese di alcun tipo, con il risultato di aver assistito ad un qualcosa di già visto.
Dall’altra parte non si può però affermare che il pilot di The Rain gestisca male tutti questi accadimenti. Gli autori sanno come colpire il pubblico e, in questo senso, il loro lavoro lo fanno anche discretamente. Quello che manca è un po’ di coraggio, un po’ di inventiva in più che possa dare a questa serie una sua precisa identità e non farla assomigliare a tante altre produzioni di questo tipo. E’ presto, però, per tirare le fila. I conti, come giusto che sia, vanno fatti alla fine. Ma la sensazione che questo pilot lascia al pubblico, almeno quello avvezzo a seguire serie TV, è esattamente quella di sapere già come la serie andrà ad evolversi e dove andrà a parare.
The Rain, lo abbiamo detto, è una serie che si basa su un grande mistero. Forse a quello principale ne va aggiunto anche un altro. Com’è possibile che un bambino che ha passato 6 anni rinchiuso in un bunker nell’età dello sviluppo, sia di sana e robusta costituzione mangiando soltanto prodotti preconfenzionati e non beneficiando dell’aria aperta?
Un pilot che sa di già vistoThe Rain - pilot
Valutazione globale - 5.5
5.5
The Rain – pilot: giudizio in sintesi
The Rain è una serie che si confà perfettamente per essere vista in una sola giornata o, al massimo, in un solo weekend. La breve durata (8 episodi di poco più di mezz’ora) ed elementi come mistero, ambiguità dei personaggi e lotta per la sopravvivenza si prestano perfettamente a tutti gli appassionati di bingewatching.
Peccato che il pilot della prima produzione danese di Netflix inciampi sul già visto. Tutto procede come uno si aspetta da una storia ambientata in un mondo post-apocalittico, senza scossoni di nessun tipo. Un po’ troppo poco per appassionarsi.
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