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Beat

Beat: la recensione della serie tedesca di Amazon Prime Video

Presente nel catalogo di Amazon Prime Video, Beat è la seconda serie tedesca prodotta dalla società di Bezos. Il creatore dello show è Marco Kreuzpaintner che molti ricorderanno fra gli sceneggiatori della commedia Lui è tornato.

Beat: la sinossi

Jannis Niewöhner in BeatBeat è un ragazzo di ventotto anni che lavora come PR nel più famoso locale techno di Berlino. Robert Schlag, questo il suo vero nome, è molto integrato nella scena underground della città e proprio per questo motivo viene reclutato dai servizi segreti europei per arrivare a degli esponenti di un’organizzazione criminale. Sarà questa riluttante collaborazione che lo farà ritrovare faccia a faccia con i propri limiti e con il proprio misterioso passato.

Beat: le nostre impressioni

Dopo Dark e You Are Wanted ci stiamo abituando sempre di più a guardare serie tedesche che stanno acquistando un sempre maggiore respiro internazionale grazie ai servizi di streaming on demand. Di Beat possiamo subito dire che è un prodotto ben confezionato che vanta un cast di vere e proprie stelle della cinematografia tedesca come Christian BerkelAlexander Fehling (che gli amanti delle serie tv ricordano come il Jonas Hollander di Homeland) che abbiamo già visto insieme nel film di Tarantino Bastardi senza gloria.

BeatPur trattandosi di una storia complessa e con molti personaggi coinvolti nelle vicende, la trama dei sette episodi di Beat scorre in modo semplice e lineare. Questa linearità oltre che un pregio risulta essere anche il limite più grande di una sceneggiatura ben scritta: i colpi di scena sono pochi ed i personaggi sono spesso troppo trasparenti, intuendo fin dal loro primo ingresso in scena se sono positivi, negativi o ambigui.

La sceneggiatura si muove su due canali diversi che in alcuni punti si intersecano. Da una parte seguiamo le vicende che ruotano intorno alla collaborazione di Beat con i servizi segreti europei per sgominare la pericolosa organizzazione criminale che si macchia di atroci traffici e, dall’altro, la serie guida lo spettatore avanti ed indietro nel tempo alla ricerca della risposta alla domanda che è forse il vero fulcro della storia: perché, fra tutti, è stato scelto proprio Beat per collaborare con i servizi segreti?

Da un punto di vista visivo possiamo notare una fotografia naturale tendente ai toni freddi mitteleuropei. Sui contrasti e sulla saturazione dei colori si gioca la metafora della vita del protagonista: all’esterno assistiamo ad immagini grigie, quasi desaturate, in una Berlino perennemente nuvolosa rappresentativa del mondo, fonte di noia e malvagità per il protagonista che fa da contraltare agli interni del club con immagini fortemente colorate dai neon del locale, con lampi di luci gialle e rosse ad indicare il divertimento, lo sballo e quel senso di famiglia che Beat riesce a provare solo nel club, l’unico luogo che può chiamare casa.

Karoline Herfurth in BeatDa una storia del genere ci potevamo aspettare forse un maggiore approfondimento sul tema delle droghe e della tossicodipendenza. Quasi tutti i personaggi che ruotano intorno al Club fanno uso di sostanze stupefacenti, Beat stesso è un tossicodipendente, ma nella narrazione rimane elemento estraneo alla caratterizzazione dei personaggi, quasi una caratteristica ininfluente ai fini della trama. Si fa invece più volte riferimento sul senso della crescita e della maturazione delle persone e sul fatto che non si possa vivere come eterni Peter Pan.

In conclusione non possiamo non spendere due parole su qualcosa che fa parte a pieno titolo dei protagonisti del film: la musica. Non solo techno nel locale e nelle scene di festa, ma anche musica classica che spesso viene utilizzata per contrasto a smorzare con tono quasi ironico alcune delle scene più forti, più crude che vengono mostrate in modo abbastanza esplicito nel corso dei sette episodi della serie.

Beat

Valutazione globale - 6

6

Lineare ma carente di colpi di scena

User Rating: 4.18 ( 3 votes)

Beat: un giudizio in sintesi

Scena di BeatBeat è un prodotto che, proprio per la mancanza di colpi di scena e di pathos in certi momenti, non esalta più di tanto lo spettatore, ma possiamo ammettere senza timore di smentita che sia un prodotto tutto sommato godibile. Gli episodi da un’ora risultano un po’ lunghi e non è una serie indicata per il binge watching, nonostante ci siano accenni di cliffhanger alla fine di ogni episodio, ma, senza l’ingordigia di voler terminare l’intera serie in una o due sessioni, riesce nell’intento di dipanare una storia avvicente e ben narrata. Molto interessante la prova dell’intero cast.

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About Mirko Ballone

Classe 1986, mi interesso a tutto quanto ruoti intorno alla comunicazione ed al raccontar storie. Mi appassiono giovanissimo alla fotografia e da lì alla settima arte il passo è breve. Rimango folgorato da Hitchcock, Kubrick, la Nuovelle Vague e dai grandi del cinema italiano; da allora non riesco più a fare a meno di sognare davanti ad un grande schermo. I viaggi, il cinema, le serie tv, i buoni libri e la buona tavola occupano la maggior parte della mia giornata, nei ritagli di tempo cerco di vivere.

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