La sinossi
Marvin è un film di Anne Fontaine presentato nella sezione Orizzonti qui al Lido, in cui, peraltro, compare una Isabelle Huppert che interpreta se stessa. Bastano un paio di sguardi a ricordarci il suo talento da attrice più che confermata, ruolo che peraltro ha anche nel film stesso.
Marvin è il protagonista della storia, un ragazzino cresciuto nella provincia francese in una famiglia di operai con problemi economici, poca cultura e una spiccata insensibilità. Marvin non solo è molto timido e riservato, ma anche omosessuale, tutti aspetti che non fanno che fomentare la rabbia di un paio di bulli della scuola. Belle premesse, no? Per fortuna egli conosce per caso il teatro e la recitazione, che diventano ben presto la sua via di fuga culturale e sociale, anche se la strada non è così semplice come si potrebbe pensare…
Marvin: la storia di un riscatto sociale e culturale
Una storia del genere non riserva molto spazio alle risate, specialmente per il fatto che unisce tra loro tematiche piuttosto delicate come il riscatto sociale, l’arretratezza culturale degli abitanti di provincia, il problema dell’accettazione familiare e collettiva dell’omosessualità, l’incomprensione tra genitori e tra genitori e figli e la scoperta di una passione. Per attenuare questo carico abbondante ci viene incontro l’intreccio, che sfrutta il montaggio alternato per raccontarci in modo parallelo periodi diversi della vita di Marvin, un ragazzo che non riesce ad integrarsi e ad esprimersi completamente.
A “salvarlo” sarà l’arte del teatro, che egli usa fin da piccolo per raccontare letteralmente se stesso. Anche nel momento in cui si troverà a Parigi a portare in scena un monologo scritto da lui stesso, presenterà un testo autobiografico: tutto ciò che non riesce a raccontare nemmeno alle persone cui sta più a cuore verrà fuori attraverso la recitazione.
Di sicuro quello che vediamo è una storia ben gestita a livello formale e di intreccio: la regia è buona e il montaggio alternato permette di tenere alta l’attenzione, senza che si perda nella monotonia della narrazione cronologica. Come ben spesso accade con i film francesi tuttavia assistiamo all’abuso della parola, presente anche troppo sul grande schermo. Insomma, si tratta di un film intelligente e ben fatto, ma senza alcun picco particolare.
Marvin
valutazione globale
L’empatia della regista
Come racconta la regista stessa Anne Fontaine, profonda è stata la solidarietà con questo personaggio tanto diverso dal contesto in cui si trova.
“Mi piace l’idea che le persone capaci siano in grado di fuggire da quello in cui sono nate, che nulla è predestinato o spacciato e che è possibile trasformare gli ostacoli in punti di forza. Questo è quello che mi ha sempre guidato. Come riusciamo a farlo? Come possiamo riuscire a trascendere le difficoltà? Queste sono domande in cui io, in quanto persona che si è ‘creata da sola’, posso identificarmi. L’avventura di Marvin mi ha affascinato tanto quanto quella di Coco Chanel. Anche lei è stata capace di inventare se stessa, nonostante provenisse da un contesto decisamente svantaggiato”.
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