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Arrival: Recensione del Film di Denis Villeneuve a Venezia 73

Molti potranno approcciarsi ad Arrival di Denis Villeneuve pensando di vedere un film di fantascienza, ma non è così, o almeno non è completamente così. Perché lo sfondo in cui la storia si snoda è quello dello Sci-Fi, ma quello che il film vuole raccontare è un’altra cosa, che magari il critico meno smaliziato potrebbe notare meno.

Perché Arrival in realtà parla di cosa comporta comunicare, delle difficoltà nel faro. Parla di scelte e di amore. Parla di libero arbitro. Parla, in ultima istanza, di quello che ci denota come esseri umani e di quello che ci manca per farci diventare degli esseri umani migliori. Gli alieni ci sono, ma a rimarcare il concetto e a farci capire che sono solo un tramite per narrare altro, ci vengono presentatati spesso come figure avvolte in una sorta di nebbia e rinchiuse dietro ad un vetro, il che rafforza la loro qualificazione di “media”.

La questione della comunicazione

ARRIVALNon a caso, la protagonista Amy Adams è una linguista, sicuramente una figura che non desta l’entusiasmo dello spettatore nel immaginarlo come un personaggio interessante, ma la bravura dell’attrice e la trama stratificata conferiscono al tutto un fascino particolare. Comunicare è importante, una cosa che nel corso della recente evoluzione, pur avendo aumentato gli strumenti, forse abbiamo dimenticato un po’, ma comunque rimane lo stesso un problema che ha segnato la storia umana. La mancanza di capacità di comunicare aggrava ogni problema e genera conflitti. Qui il concetto viene spiegato ad un primo livello in modo più naif, ma la stratificazione di cui parlavamo prima aiuta a dare una maggiore rotondità al concetto che arriva a includere ogni livello dell’esperienza umana, sia come singoli che come masse.

Le scelte e l’amore

L’altro tema forte è sicuramente lo scegliere e i motivi per cui vengono fatte determinate scelte. Paura, ignoranza, rabbia, ma soprattutto amore. Amore che non esclude, anzi incorpora il dolore, la sofferenza, la anticipa e la accetta, perché anche in questo caso il senso di complessità del tema viene reso su più livelli e si presenta come completo.

Ma il libero arbitrio esiste? In alcuni passaggi, che non possiamo evidenziare in una recensione priva di spoiler, si va anche ad aggiungere questa domanda. Siamo noi a compiere le nostre scelte od è il destino a porcele come inevitabili? Il film lascia aperta questa questione. Le scelte che vengono compiute possono sembrare libere ma non lo sono necessariamente. Lo spettatore saprà destreggiarsi e darsi le risposte che crede più sensate.

La costruzione di Arrival

Arrival è un film ben fatto. Concetto semplicistico, certamente, ma che sintetizza molto bene il tutto in poche parole. La costruzione è originale e i colpi di scena, i turn narrativi sono ben dosati e arrivano inaspettati. arrivalAl termine della visione rimane un senso di fascino indiscutibile tra il pubblico in sala. Le scelte di regia sono ottime dal punto di vista visivo, conferendo al racconto un senso di delicatezza che giova alla pellicola, anche se ogni tanto stonano con il tutto le musiche un po’ troppo ripetitive ed invasive. Anche se, la ripetitività, per motivi evidenti, potrebbe essere una scelta stilistica.

In conclusione, possiamo solo parlare bene di questo Arrival e consigliarne la visione anche e soprattutto a chi non è attratto dal genere fantascientifico dal quale questa pellicola si distanza a livello di narrazione.

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Arrival

Valutazione globale

un falso sci-fi molto intimo e complesso

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About Andrea Sartor

Cresciuto a pane (ok, anche qualche merendina tipo girella o tegolino... you know what I mean... ) e telefilm stupidi degli anni 80 e 90, il mondo gli cambia con Milch, Weiner, Gilligan, Moffat, Sorkin, Simon e Winter. Ha pianto davanti agli uffici dell'HBO. Sogno nel cassetto: pilotare un Viper biposto con Kara Starbuck Thrace e uscire con Number Six (una a caso, naturalmente). Nutre un profondo rispetto per i ragazzi e le ragazze che lavorano duramente per preparare gli impagabili sottotitoli. Grazie ragazzi, siete splendidi

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