The Accountant è uno di quei film che è difficile inquadrare in un solo genere. E’ sicuramente un film che ha grandi pregi ed altrettanti grandi difetti.
La trama di The Accountant
Christian Wolff è un genio della matematica e della contabilità affetto dalla Sindrome di Asperger, una forma di autismo con cui ha imparato a convivere grazie ai duri insegnamenti del padre ed alle premurose attenzioni che gli ha riversato un anziano compagno di cella durante un periodo di detenzione in carcere.
Di professione è un contabile che mette le sue doti a disposizione di organizzazioni criminali e trafficanti che lo utilizzano come consulente per la gestione degli enormi flussi economici e finanziari che una grande organizzazione genera. Nel momento in cui accetta un lavoro apparentemente non collegato alla malavita diventa preda di spietati assassini e braccato dal dipartimento anticrimine del tesoro.
Un nuovo supereroe
Christian Wolff, il Contabile, è un supereroe. Il suo addestramento è molto simile a quello visto in alcuni film su Batman, la dicotomia fra personaggio ricco con un lavoro considerato noioso e la doppia vita fatta di azione è sicuramenteun must del genere. Anche i problemi legati all’autismo con conseguente difficoltà relazionale sembra collegarlo al filone iniziato con Stan Lee e la Marvel dei “supereroi con superproblemi”. Da questo punto di vista The Accountant dà il meglio di sé, il personaggio appare ben bilanciato e l’ottima prova di Ben Affleck aiuta a rendere credibile un personaggio tutt’altro che facile.
Sul fronte della sceneggiatura firmata da Bill Dubuque troviamo le maggiori mancanze. Sul finale assistiamo ad una forzatura, quasi un buco di sceneggiatura che, se analizzato bene, uccide la premessa all’intero film. Se ne devono essere accorti anche gli autori che hanno inserito a questo proposito un dialogo didascalico che però non riesce pienamente nel suo intento. Anche i personaggi, seppur bene interpretati, sono piatti ed in certi momenti le loro azioni sembrano un po’ forzate.
The Accountant e l’autismo del protagonista
Quello che poteva essere un punto di forza dell’intera struttura narrativa poteva essere proprio il rapporto del protagonista con l’autismo, soprattutto per quanto riguarda le relazioni sociali, ed è proprio su quel fronte che si poteva fare di più. Il rapporto del protagonista con la sua collaboratrice al caso Dana Cummings, interpretata da una sottovalutata Anna Kendrick, non viene quasi esplorato, la love story nasce e finisce in un momento strappando un sorriso amaro allo spettatore ma utilizzando i più classici cliché di genere. Il rapportarsi con la giovane contabile fa affermare a metà pellicola al protagonista di volere una relazione normale ma di esserne sostanzialmente incapace, ma il tema non verrà, purtroppo, più toccato.
Gavin O’Connor, ricordato principalmente per Warrior, si dimostra nuovamente a suo agio con le scene di azione ed il film risulta ben diretto ed in linea con i lavori precedenti.
Fosse l’inizio di un franchising questo film potrebbe gettare le basi per prodotti di sicuro valore, ma preso singolarmente rimane un lavoro sostanzialmente incompiuto, forse proprio per cercare di condensare troppo in troppo poco. Le varie fasi della vita di Christian Wolff sono appena accennate così come le motivazioni che lo hanno portato a schierarsi in qualche modo dalla parte dei cattivi seppur cercando si rispettare un suo codice morale. Forse la paura del non detto, del non trattato ha fatto sì che The Accountant non sviluppasse a pieno le potenzialità che una storia sicuramente aveva.
Per ogni notizia e aggiornamento sul mondo dello spettacolo, cinema, tv e libri, vi consigliamo di seguire la nostra pagina Facebook