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Pisa Book Festival: Dal Libro al film pensando a Virzì

Il ciclo di appuntamenti de La Repubblica caffè tenutisi all’interno del Pisa Book Festival sono stati conclusi domenica con un incontro, sempre condotto da Laura Montanari e Fabio Galati, dal titolo: “Incontro con Simone Lenzi e Francesco Bruni. Dal libro al film pensando a Virzì.” L’incontro con i due sceneggiatori, che da subito ha assunto i caratteri di una chiacchierata informale, verteva sul tema “come si passa dal libro al film” ed aveva come scopo quello di illustrare al grande pubblico quali sono i meccanismi che presiedono alla creazione di una sceneggiature e, dunque, all’adattamento e alla selezione del testo di un libro nel momento in cui esso diventa testo da recitare.

Francesco Bruni è noto al grande pubblico per essere lo sceneggiatore del “Camilleri televisivo” e dei film di Virzì (ultimo dei quali Il Capitale umano, del 2014), Simone Lenzi invece è noto principalmente per essere l’autore di La generazione da cui è stato tratto il film di Virzì Tutti i santi giorni alla cui sceneggiatura hanno lavorato insieme lo stesso Lenzi, Bruni e Virzì.

Il bravo scrittore

VirzìDapprima l’esposizione ha assunto un tono abbastanza tecnica, dal momento che sono state esposte le fasi “classiche” della sceneggiatura: soggetto, trattamento, sceneggiatura ed è questa stata l’occasione per Bruni di esporre il suo punto di vista circa la necessità del “trattamento” ovvero di quella sorta di “romanzo intermedio” scritto prima della sceneggiatura, pensato solo per gli sceneggiatori stessi e a suo giudizio assolutamente fondamentale perché “la scrittura non sia piatta”. Ciascuno dei due sceneggiatori, poi, ha esposto il suo ideale di scrittore: uno che non dettagli troppo poco (suggerisce Bruni) ma neppure uno che dettagli troppo (aggiunge Lenzi) perché:

Il bravo scrittore, creando, fa sì che il lettore possa “mettere del suo” in ciò che sta leggendo

Più interessanti ancora, per il pubblico numeroso che affollava la saletta, sono stati tutti una serie di “retroscena” offerti da Bruni e Lenzi in qualità di “addetti ai lavori”. Come ad esempio il fatto che, per convenzione, generalmente una pagina di sceneggiatura equivalga ad un minuto di film e che quindi la necessità di non sforare le 100 pagine spesso detti una certa economia linguistica e uno stremo bisogno di escamotages. Curioso anche il ritratto di Virzì come un compagno-capo che ha sempre bisogno di “scrivere materialmente lui” la sceneggiatura, oppure il fatto che Camilleri, che spesso dall’esterno può apparire burbero, non sia poi affatto attaccato al testo del romanzo ma si fidi del lavoro degli sceneggiatori.

Il (presunto) tradimentoVirzì

Ampio è stata, ovviamente, la parte di discussione dedicata al passaggio tecnico “dal libro al film”: quante cose vengono tagliate? Come si sceglie cosa tagliare? In che misura si può tradire il testo?. A queste domande sono state date risposte singole, puntuali ma più interessante è certamente risultata la chiosa “generale” offerta da Lenzi:

Tra letteratura e cinema non ci sono trasposizioni: la letteratura è un bacino di cose da cui il cinema attinge per creare altro. Ci sono una specificità letteraria ed una specificità filmica che non possono essere confuse.

Quando poi al lavoro “in sé” dello sceneggiatore, Galati ha chiesto ai due ospiti un loro parere riguardo allo stereotipo che vuole lo sceneggiatore come un “fotografo di tipo umani”. Bruni e Lenzi in questo caso hanno concordato con tale definizione, Bruni poi hanno offerto una preziosa precisazione ricordando una lezione che gli diedero Age e Scarpelli, ovvero quella del “mostrare la doppia faccia” sia del buono che del cattivo. Se il personaggio è buono dargli un momento di ambiguità, se il personaggio è cattivo regalargli un momento di grandezza. Solo così, con questo sforzo di medietà, si possono evitare irrigidimenti sterili e poco comunicativi, creando invece personaggi sfumati nei loro tratti e dunque incommensurabilmente più affascinanti.

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About Irene Bertelloni

Studentessa di Italianistica presso l'Università di Pisa, si interessa di tutto ciò che è narrazione: alla particolare predilezione per la letteratura (italiana, greca, latina) accompagna la passione per il cinema e le serie tv. Poiché ritiene che il mondo esista per essere raccontato, ama scrivere di esso e di chi ne parla.

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