Insecure sarà l’ultima new entry, in ordine d’apparizione del rinnovato palinsesto autunnale di HBO, un po’ anche per rispettare quell’insicurezza nel titolo.
Insecure è una comedy creata e interpretata da Issa Rae e debutterà il 9 ottobre a ruota di Divorce con Sarah Jessica Parker. La prima stagione di otto episodi, vedrà come protagonisti la stessa Rae e Yvonne Orji, e, dice HBO, “esplorerà l’eperienza di una donna di colore in modo inconvenzionale e autentico.”
Il ragazzo della Rae è interpretato da Jay Ellis, mentre Lisa Joyce sarà la collega della Rae. La serie, girata in zona South Los Angeles, incorpora la musica gli artisti di colore sia indie che affermati, e tocca una varietà di questioni sociali e razziali che riguardano l’esperienza “nera” contemporanea.
Rae ha scritto quello che è stato il bestellers del New York Times nel 2015: “Le disavventure di una imbarazzata ragazza nera”. Insicure è stato creato da Issa Rae e Larry Wilmore.
Issa Rae: “Non c’è un modo universale di essere neri”
La protagonista di Insecure avrà veramente poco in comune con altri personaggi afroamericani al momento sullo schermo, come Olivia Pope o Annalise Keating. La Rae infatti ha dichiarato:
“Gira un concetto che ci sia un modo universale per essere nero. Sono i media che hanno creato questo stereotipo che poi è stato accettato e inglobato dal mainstream, ma cosa significa che non sei “abbastanza nero”? Significa che determinati personaggi non rientrano in the box, ossia nello stereotipo che ci si è creati. Ho sempre trovato molto umorismo in queste affermazioni anche perché una persona non può non essere nera, perché è quello che è.”
Il trailer di Insecure
https://youtu.be/veqxnUWa1Hk
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Fonte: Deadline
DISCLAIMER: non che ce ne sia bisogno, ma onde evitare ogni dubbio. L’uso del termine “nero” in alcuni passaggi di questo articolo si deve al fatto che la stessa Issa Rae, spesso si esprima, paralando di questi concetti come “black”e non come afroamericana. L’uso da parte sua del termine vuole dare una precisa connotazione al suo discorso, e quindi ci è sembrato filologicamente corretto tradurla in questo modo