Downsizing è il film di Alexander Payne presentato alla 74a mostra del cinema di Venezia, dove ha riscosso un discreto apprezzamento da parte della critica e del pubblico. Non si è trattata di un’apertura brillante tanto quanto quella in cui ad aprire le danze veneziane era stato Birdman, ma il film si è fatto apprezzare per la sua concreta attualità.
Downsizing: la sinossi
Uno scienziato riesce a trovare una soluzione che, ai suoi occhi, potrebbe porre fine a tutti i problemi che il sovrappopolamento globale comporta in termini di inquinamento e danni al pianeta. Si tratta di rimpicciolire le persone in modo che un uomo della stazza di un metro e ottanta si riduca a poco più di 10 centimetri. Anche una relativamente giovane coppia (Matt Damon e Kristen Wiig) pensa di cambiare così radicalmente la loro vita. Un’idea tanto semplice quanto rivoluzionaria per salvare il pianeta e l’umanità: sarà quella giusta?
Downsizing: le nostre impressioni
Downsizing è un film che si situa tra due poli che spesso entrano in conflitto, il film di grande produzione e il film d’autore. Del primo conserva le caratteristiche più visibili, quali una storia facilmente fruibile e piuttosto lineare e a tratti prevedibile, personaggi delineati quanto basta per entrare in contatto con il loro mondo e una regia pulita, senza particolari picchi espressivi. Al secondo invece appartengono l’idea di fondo e le conseguenti riflessioni di stringente, scottante attualità. Siamo abituati ormai ai film distopici che analizzano come potrà essere la vita sulla terra tra un certo numero di anni, a che punto potrebbero arrivare i problemi globali che vediamo (per chi li vuole vedere) concretizzarsi sempre più. A tutte le varie possibili apocalissi genetiche, meccaniche, ambientali con cui la cinematografia mondiale ci fa entrare sempre più in contatto, Alexander Payne risponde con un ragionamento che brilla per la sua comica, letterale semplicità: se vogliamo ridurre la portata dell’impatto dell’umanità sul pianeta basta semplicemente ridurre la grandezza degli individui.
Si tratta di un’idea interessante, che permette di sfruttare una conseguente comicità a portata di tutti, davanti alla quale tuttavia possiamo ridere senza sentirci troppo in colpa. Il connubio tra serietà di fondo e ironia diffusa rende estremamente accessibile un film come Downsizing, che potrebbe cadere facilmente nel baratro della banalità ma a cui sfugge con una certa astuzia. Interessante è la riflessione sociale collaterale che ne può derivare: nonostante molte persone si sforzino di agire secondo dei sani principi esse rimangono sempre piccole, infinitamente piccole di fronte ad un sistema di forze che prescindono le loro scelte o che riducono l’impatto del singolo. E prima di tutto viene la potenza del tornaconto personale: quante persone effettivamente decideranno di rimpicciolirsi in buona fede? In grande o in piccolo lo specchietto per le allodole allestito con il sogno americano non cambia, diventa solo più a portata di tutti, che è quello che molte persone vorrebbero sentirsi dire.
Downsizing inoltre presenta per molti aspetti un respiro internazionale, globale: lo scienziato che elabora l’idea è norvegese e in Norvegia si svolge l’ultima parte del film, l’irriverente personaggio di Christoph Waltz è un serbo arricchitosi con la sua nuova vita in miniatura, è presente il personaggio di un’attivista vietnamita rimpicciolita contro la sua volontà e altro ancora. Il merito di aver inserito questa portata internazionale è di non limitare la riflessione agli Stati Uniti: è l’intera popolazione mondiale ad avere un impatto massiccio su un pianeta che si sta progressivamente ribellando alla specie umana. Cosa è meglio fare, dunque? Ce lo raccontano i piccoli personaggi di Downsizing, costretti a discutere di diritti, disuguaglianze sociali, economia, immigrazione ed etica.
Downsizing
valutazione globale - 6
6
piacevole, divertente
Downsizing: un giudizio in sintesi
Pur non distinguendosi per particolari qualità, Downsizing rimane un lavoro apprezzabile, gradevole e retto da una serie di tematiche di grande attualità, la cui gestione denota un’intelligente padronanza del complesso del film. La forza della comicità risiede nelle conseguenze che una simile decisione collettiva può comportare, ma non cade mai nella (troppa) banalità.
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