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Caffè: Recensione del film di Cristiano Bortone in anteprima a Roma

Secondo i sommelier, il caffè ha tre sapori: l’amaro, l’aspro e una nota finale profumata. Così è la vita dei protagonisti in questo film dalle trame intrecciate lette nel fondo di una tazzina di caffè.

locandinaInizia così il Caffè di Cristiano Bortone in uscita nelle sale il 13 Ottobre: tre vicende legate al rito quotidiano de “la bevanda di Satana” come la definì papa Clemente VIII. Scoperto in Etiopia intorno all’anno mille e commercializzato dell’Impero Ottomano, il caffè raggiunse l’Europa conquistando pian piano tutto l’Occidente, ma arriva in Cina solo verso la fine dell’ottocento, dove termina la sua corsa alla ricchezza e alla conquista dei mercati. Così anche il film di Bortone inizia dal mondo arabo: tra mediorientali immigrati e gli emarginati delle periferie del Belgio, poi a Trieste nella città italiana dell’industria del caffè, e finisce nella Cina moderna, che pur beffeggiando l’antiquato Europa-museo, rimpiange nostalgica i ritmi e le tradizioni rurali.

Le tre vicende umane, intrise di disagio e di caffè, toccano i temi della modernità: la globalizzazione, dell’ambientalismo, l’immigrazione, il razzismo.

Caffè, la trama

Caffè - Cristiano Bortone

Hamed (Hichem Yacoubi, attore franco-tunisino ha recitato in Munich di Steven Spielberg, Il Profeta di Jaques Auiard e Timbuctu di Abderrahmane Sissako) è un immigrato iracheno che vive in Belgio con la sua famiglia ed è proprietario di un banco di pegni. Derubato da un poco di buono di una caffettiera d’argento appartenuta alla sua famiglia da generazioni, per riprenderla ingaggerà una sanguinosa e dolorosa lotta.

Il disoccupato Renzo (Dario Aita, 29enne attore televisivo e di teatro visto nelle serie: Il Segreto dell’Acqua e Questo Nostro Amore) si trasferisce da Roma a Trieste con la fidanzata Gaia in cerca di lavoro e di un posto migliore dove “costruire” il proprio futuro. Qui spera di trovare finalmente occupazione nell’industria del caffè di cui è appassionato conoscitore, ma finisce per ingrassare le fila dei precari emarginati (tra cui Ennio Fantastichini nel ruolo di Enrico) nelle banlieu triestine.

_mg_4939-2Ren Fei (Fangsheng Lu, 28enne attore cinese di popolari serie TV) è un rampante manager cinese fidanzato con la figlia di uno spregiudicato magnate dell’industria chimica e prossimo a una vita di agio e lusso nella caotica Pechino. Un viaggio d’affari lo riporta nella verde provincia dello Yunnan, dove era cresciuto e da cui era fuggito in cerca di fortuna, tra le piantagioni di caffè minacciate dalla fabbrica di solventi chimici del suocero. Questo detour scombussolerà i suoi piani di trasferirsi in Europa – e lo farà ravvedere sul suo passato sul futuro eco-sostenibile della Cina.

Caffé, le impressioni

caffèIl caffè è il filo conduttore delle battaglie personali – come dichiara il regista – sullo sfondo di una situazione economica (e sociale) globalmente precaria. La bevanda, ricca di storia e simbolismi, ha da secoli accompagnato vicende umane e momenti della nostra civiltà. Ma il caffè è anche il maggior prodotto grezzo in più rapida crescita dopo il petrolio. Divenuta bevanda status symbol nei paesi emergenti, il caffè del film è legato a doppio taglio alla lotta per l’egemonia economica e ai conflitti che questa comporta.

Peccato per il finale buonista dell’umanità che aggiusta tutto – come lo definisce il regista – per dare una “luce di speranza” in questi tempi confusi. Sono le donne a intervenire magicamente per raddrizzare il destino degli uomini-bevitori-di-caffè di queste 3 vicende. Le donne il caffè non lo bevono, tuttalpiù lo usano per dipingere quadri. caffèFidanzate, mogli, nonne, zie e vecchie amiche d’infanzia, nei ruoli marginali di generatrici di vita e di speranza, sono il deus ex machina per addolcire questo film. Una catartica zolletta di zucchero si deposita sul fondo della tazzina di vicende tristemente contemporanee, per rendere più commerciali e “commerciabili” le tre trame amare. Lo stesso Bortone dichiara con orgoglio che il film ha passato il vaglio della censura della Repubblica Popolare e sarà presto distribuito anche nel mercato cinematografico cinese.

E così, alla fine, la vita continua… Insomma, nonostante il finale commerciale a me è piaciuto: il film è ben fatto e l’accostamento delle location per niente scontato. Bravo il regista a mescolare giovani nuovi talenti e grandi nomi internazionali.

“Il caffè è un dono di Dio, dal gusto amaro e aspro ci serve per ricordare quanto è difficile vivere secondo le sue regole“.

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