Forte delle milioni di copie vendute in giro per il mondo, La ragazza del treno di Paula Hawkins (in Italia edito da Piemme Editore) arriva sul grande schermo con l’inevitabile trasposizione cinematografica diretta da Tate Taylor con protagonista una Emily Blunt che, grazie all’ottima interpretazione del sofferto personaggio di Rachel, appare come la cosa più positiva del film.
La trama de La ragazza del treno
Rachel tutte le mattine prende il treno per New York. L’abitudine la porta a sedersi ogni volta, sia all’andata che al ritorno, allo stesso posto dello stesso vagone. Durante il tragitto si sofferma ogni volta con lo sguardo su due case vicine ai binari e su chi vi abita: la prima è quella dove abitava lei prima di venire lasciata dal marito Tom (Justin Theroux), che nel frattempo si è rifatto una vita con un altra donna da cui ha avuto una figlia; l’altra è quella di una coppia apparentemente felice, i coniugi Hipwell. Rachel, in perenne stato di ebrezza, fantastica su questa coppia provando un profondo senso di invidia per la felicità che essi trasmettono fin quando un giorno si accorge che Megan Hipwell si sta baciando con un altra persona.
L’azione si sposta da Londra a New York
Contrariamente al libro, nella pellicola di Taylor la storia è ambientata tra il New England e New York invece di Londra. Questa è l’unica sostanziale differenza con il best seller della Hawkins. Per il resto La ragazza del treno è fedele (fin troppo) al testo scritto, con punti di vista diversi dei vari personaggi e salti avanti e indietro nel tempo. Nonostante ciò il film appare piatto, senza particolari scossoni o colpi di scena che il genere thriller dovrebbe riservare al suo pubblico.
Una seconda parte più convincente
Se la prima parte del film non riserva particolari sorprese, la seconda, che prende il via con la misteriosa scomparsa dei Megan Hipwell che sembra vedere coinvolta in qualche modo Rachel, ha la forza di spezzare un ritmo fin lì troppo monotono ma senza mai calcare troppo la mano. Taylor svolge un compitino da sufficienza risicata senza creare il giusto pathos necessario ad una storia del genere.
Ottima performance di Emily Blunt
Per fortuna a prendere in mano la situazione ci pensa una bravissima Emily Blunt che, come sottolineavo in apertura di recensione, è la parte più convincete del film. Brava la Blunt a fare di Rachel una donna fragile e tormentata così come la Hawkins l’aveva descritta nel libro. Non si può dire lo stesso degli altri personaggi e del loro necessario approfondimento psicologico del tutto assente nel film di Taylor quando invece nel libro erano ben strutturati e caratterizzati.
Chiari riferimenti a Hitchcock e Fincher
Guardando La ragazza del treno è facile pensare che ci siano state delle volute strizzate d’occhio ad uno dei capostipiti del genere giallo come La finestra sul cortile di Alfred Hitchcock (lo spiare le vite degli altri dal solito punto) e anche di quel gran bel film di David Fincher Gone Girl (la scomparsa improvvisa e misteriosa di una donna) ma senza avere l’autorialità del primo e le atmosfere cupe e ciniche del secondo.
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