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Joker uno dei migliori antagonisti del cinema

I 5 migliori antagonisti del cinema del nuovo millennio

Non c’è bene senza male, non c’è bianco senza nero, non c’è buono senza cattivo. Se è vero che è regola non scritta di certo cinema che spesso, se non sempre, debba trionfare il bene nell’ottica del più classico happy ending, è anche vero che più credibile, efferato, insormontabile, apparirà l’antagonista, tanto maggiore sarà il merito del “buono” di turno nel trionfare. Passiamo quindi oggi in rassegna i 5 migliori antagonisti del cinema del nuovo millennio.

Frank Costello – The Departed

Frank Costello di The Departed

Spietato, cinico, dissacrante, ironico, potente, Frank Costello è il classico esempio di antagonista che ruba la scena al protagonista. È ciò che succede in The Departed grazie alla (solita) gigantesca, magnifica interpretazione di Jack Nicholson, capace di offuscare nell’ordine Di Caprio, Damon, Sheen, Baldwin e Wahlberg.

Costello è un boss della mafia irlandese, abituato a comandare,senza scrupoli, che dalla vita ha avuto tutto e preso tutto, sempre fedele al suo motto: “Io non voglio essere un prodotto del mio ambiente, voglio che il mio ambiente sia un mio prodotto”. Ed effettivamente la Boston comandata da Costello è quanto di più simile a lui: ambigua, corrotta, sanguinaria, portatrice di morte.

Joker – Il Cavaliere oscuro

Joker de Il Cavaliere oscuro

C’è un nuovo criminale a Gotham City: ha il gusto della teatralità, firma i suoi crimini con le carte da gioco, adora la polvere da sparo e la benzina. È un clown ma non fa ridere, ha il volto sfregiato da cicatrici a simulare un sorriso folle. Quello che non ti uccide ti rende più strano, e lui, Joker, è il simbolo della follia e della stranezza in cui Gotham è precipitata, è il detonatore di una situazione già altamente esplosiva.

Il Joker di Heath Ledger è un misto di pazzia e di genialità criminale, è un po’ filosofo e un po’ comico, è un cane che insegue le auto, è un uomo che non cerca i soldi o il potere, vuole solo dare il messaggio che “Tutto brucia”, è un agente del caos. È il nemico peggiore, più duro, per Batman, quello che lo costringe a confrontarsi con la sua vera natura, con i suoi limiti di uomo e di Cavaliere Oscuro, come in una lotta eterna tra due forze contrapposte.

Bill – Kill Bill

Bill di Kill Bill

Dev’esserci qualcosa di antropologicamente alterato in un uomo che decide il massacro di una sposa incinta, il promesso sposo e gli invitati, in chiesa. Uccidere tanto spietatamente quando in precedenza si è amato tanto sinceramente. È una personalità multiforme quella di Bill: è solo una voce per tutto il primo Volume, riesci a dargli un volto solo nel Volume secondo; è efferato e insieme misericordioso, spietato e equo nell’ammettere che merita di essere punito per quello che ha fatto, è senza scrupoli ma insieme tenero nell’accudire e nel crescere la figlia della sposa martoriata, e quando questa gli si presenta innanzi, prima la lusinga, la rabbonisce, cerca di imbambolarla con divertenti racconti sui supereroi e poi si prepara al duello finale, con la stessa naturalezza con cui il gigantesco David Carradine si riavviava quei morbidi capelli d’argento.

Anton Chigurh – Non è un paese per vecchi

Anton Chigurh di Non è un paese per vecchi

Con quella faccia senza espressione e quel taglio di capelli al limite del ridicolo non puoi prenderlo sul serio quando ti si para davanti. Anche quando ti rivolge la parola non capisci bene ciò che intende, parla della vita, della morte, del caso, ma non trovi il nesso. Quando tira fuori la sua moneta e la tira in aria pensi voglia farsi beffe di te. È solo quando vedi quella che inizialmente sembra una grossa aspirapolvere e poi realizzi che si tratta di una vera e propria pistola ad aria compressa, è solo allora che realizzi, ma è già troppo tardi, quel killer professionista che risponde al nome di Anton Chiburh ti ha già ucciso e non te ne sei nemmeno accorto. È ciò che succede nel Texas del 1980 di Non è un paese per vecchi, è ciò che succede quando ti si para davanti Javier Bardem con i suoi occhi spiritati.

Bisogna scegliere, testa o croce in quell’eterno gioco iniziato quando siamo nati.

Jack – La casa di Jack

Jack de La casa di Jack

È un killer ma è, a suo modo, un artista. È un uomo colto e raffinato, un ingegnere e un architetto ma è anche un maniaco affetto da disturbi ossessivo- compulsivo. La perfezione nell’arte e nella vita attraverso l’omicidio: uomini, donne, bambini, tutto concorre al suo scopo. Non c’è umanità dietro quello sguardo folle, c’è solo metodo e accuratezza nelle sue azioni.

È un vortice di atrocità senza salvezza alcuna quello messo in scena dal Jack di Matt Dillon, nel ruolo forse della sua carriera. È un girone dantesco quello messo in scena da Lars Von Trier, immenso e brutale, come la vita, come la morte.

Personaggi scomodi, a volte simpatici come il Frank Costello di Nicholson e il Joker di Ledger, spesso assolutamente inaccettabili come il Jack di Dillon, altre volte semplicemente indimenticabili a causa del loro fascino malefico come Bill e Anton Chigurh. Cattivi per scelta, per natura, perdenti per obbligo narrativo, nella speranza che almeno in questo, sia per una volta la vita a tentare di imitare il cinema.

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