Un mostro dalle mille teste: un film che è un urlo contro la società di oggi.
Anche se il film era già stato presentato in anteprima a Orizzonti della 72° edizione della mostra del cinema di Venezia nel 2015, Un mostro dalle mille teste esce solo in questi giorni nelle nostre sale. Il nuovo film di Rodrigo Plà, dopo il suo La zona, è una forte critica nei confronti di un sistema fatto di grandi interessi economici e di disparità tra individui di diversi ceti sociali.
Il film è pervaso dal silenzio. Il silenzio dell’impotenza, della disperazione. I primi venti minuti ci vedono seguire, immobili, la protagonista: una donna, che scoperto che il marito è gravemente malato di cancro, cerca di incontrare il medico per parlarci. L’assicurazione sanitaria, infatti, ha negato il diritto al marito di ricevere un farmaco, che potrebbe aiutarlo. E’ così che opera il mostro dalle mille teste: nascosto nell’inspiegabilità e nell’assurdità della burocrazia sanitaria, nascosto nel silenzio di chi non ha coraggio di dire nulla.
Il mostro dalle mille teste è un ostacolo impossibile da superare. Segue solo un tornaconto personale anche schiacciando vite che intralciano il suo percorso verso la ricchezza.
La moglie vede soffrire la persona che ama. Non sopporta più questa situazione e decide di andare contro al sistema, di opporsi alle corporazioni sanitarie e alla mancanza di qualsiasi tipo di tutela, anche impugnando le armi. Lo fa come può, anche maldestramente, ma agisce, assuefatta dalla quotidiana sopportazione della sofferenza di una persona amata. La protagonista interpretata da Jana Raluy decide di non sottostare al grande silenzio che permette al mostro di operare indisturbato e di mietere vittime: se il fine giustifica i mezzi, allora anche i più modesti si possono armare contro la corruzione. Alla violenza risponde altra violenza.
Come afferma il regista stesso, il filo conduttore che unisce La zona e Un mostro dalle mille teste è l’assenza dello Stato. Uno Stato che permette che i suoi cittadini meno abbienti muoiano per la mancanza di cure mediche necessarie per contrastare la malattia. Si tratta dunque di una presenza-assenza e della mostruosità dell’assenza in ultima istanza
Un film che fa riflettere, basato sul romanzo della moglie del regista, Laura Santullo, la quale ha collaborato alla rilettura per portarlo sul grande schermo. Si tratta di una pellicola dura ma che non rinuncia a momenti di ironia, che inevitabilmente si vengono a creare anche nelle situazioni più difficili della vita. Plà riesce a raccontare la storia attraverso lo sguardo delle persone che sono intorno alla protagonista, senza riportarne pensieri e riflessioni dirette, così che ognuno possa costruirsi con il passare dei minuti e il susseguirsi degli avvenimenti un proprio giudizio. Un film che necessariamente impone allo spettatore di doversi schierare.
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