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Una famiglia

Una famiglia: impressioni e commenti sul film di Sebastiano Riso a Venezia 74

Una famiglia: la sinossi

Vincent e Maria sono una coppia che conduce un’esistenza appartata in un quartiere periferico di Roma. Vivono una vita apparentemente normale, da appartati, che nasconde però un progetto di vita portato avanti da lui con decisa determinazione e accettato (subìto) da lei per il grande amore che prova nei confronti del compagno. Questo drammatico progetto prevede di fare figli per poi venderli a delle coppie che non li possono avere. Maria deciderà che è arrivato il momento di ribellarsi a Vincent e mettere fine a tutto questo, con tutte le conseguenze che si andranno a ripercorrere sulla loro vita di coppia.

Una famiglia: impressioni e commenti

Una famiglia è il secondo lungometraggio, in gara per il Leone d’Oro a Venezia 74, del giovane regista catanese Sebastiano Riso che punta il riflettore su una tema drammatico e disumano: la compravendita dei neonati. Lo fa affidandosi a tante storie (purtroppo) reali accadute in Italia seguendo il vero e proprio travaglio subìto dal personaggio di Micaela Ramazzotti, sfornatrice (mi si passi il termine) di figli per conto del compagno Vincent. Figli che poi verranno rivenduti, con la complicità di un ginecologo, alla miglior coppia offerente. Una famigliaRiso, con la sua opera, cerca anche di criticare le tante, troppe difficoltà a cui vanno incontro le famiglie italiane che tentano la strada dell’adozione, complicata se coppia etero, impossibile se coppia gay.

Sebbene la tematica del film porti con sé nobili intenti come quello di aprire gli occhi su un comportamento aberrante messo in atto dall’essere umano, Una famiglia soffre l’italianità di un certo cinema autoriale tricolore. Riso indugia fin troppo sul dramma di Maria, andando ad accumulare sempre di più con i suoi pianti e isterismi vari invece di stare un passo indietro e lavorare di sottrazione, lasciando che la storia e il loro personaggi si incontrino con maggiore armonia. Non aiutano neanche, al fine del giudizio finale, le interpretazioni in overacting dei due attori protagonisti. Micaela Ramazzotti risulta troppo sopra le righe, esagerata e quasi fastidiosa, mentre il francese Patrick Bruel appare per lo più spaesato e fuori ruolo.

Non certo un bel biglietto da visita per l’Italia alla Mostra del Cinema di Venezia, in attesa dei Manetti Bros.

Una famiglia

Valutazione globale

Insostenibile

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Una famiglia: curiosità dalla conferenza stampa

Nel corso della conferenza stampa al Casinò del Lido il regista Sebastiano Riso ha parlato del personaggio di Maria spiegando che “è un fascio di muscoli perché non vive la maternità, ha venduto almeno 5 figli. Era importante che Maria fosse rappresentata senza stravaganze, con la dovuta discrezione, in modo da comunicare la sua fragilità ma anche il suo desiderio, lacerato e tuttavia fortissimo, di essere madre.”

Una famigliaSulle difficoltà incontrate da tante coppie italiane in merito all’adozione di un figlio la Ramazzotti si chiede “perché noi siamo così indietro rispetto agli altri Paesi? Perché non siamo realmente assistiti in questa pratica così importante? Perché le donne sole o le coppie omosessuali ne sono interdette?”

Infine Patrick Bruel, parlando del suo personaggio, una vera e propria bestia umana, dice che “non è inizialmente un cattivo a tutto tondo, i suoi occhi sono buoni, lui comprende che può trovare una strada di guadagno facile ma non così grave, semplicemente fornisce ciò che lo Stato non consente.”

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About Daniele Marseglia

Ricordo come se fosse oggi la prima volta che misi piede in una sala cinematografica. Era il 1993, film: Jurrasic Park. Da quel momento non ne sono più uscito. Il cinema è la mia droga.

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