Tutti i soldi del mondo ha suscitato scalpore per vari motivi: il ritorno alla regia di Ridley Scott, il soggetto trattato e il grande assente di questo film Kevin Spacey. In seguito alle accuse di molestie che hanno infiammato Hollywood, è stato rimpiazzato dall’attore canadese Christopher Plummer, che in soli 10 giorni, ad un mese dall’uscita del film è riuscito ad impersonare J. Paul Getty.
Tutti i soldi del mondo: la sinossi
Il 10 luglio 1973 a Roma alcuni membri della ‘Ndrangheta rapiscono il sedicenne John Paul Getty III (Charlie Plummer), ragazzo dalla condotta difficile e in continua opposizione con la madre. Il loro obiettivo è ottenere un riscatto di 17 milioni di dollari da parte del nonno del ragazzo, il noto magnate del petrolio nonché uomo più ricco del mondo J. Paul Getty (Christopher Plummer). Il miliardario, però, lascia la stampa ed i rapitori stupefatti quando si rifiuta categoricamente di pagare la somma pattuita, anche se questo potrebbe significare la morte del nipote che tanto dice di amare. Inizia così per Gail Harris (Michelle Williams), madre del ragazzo ed ex nuora di Getty, una lotta all’ultima parola contro il tempo e contro un impero quale quello della Getty Oil, per salvare il figlio destinato a morte certa. Ad aiutarla nell’impresa troviamo l’ex agente della CIA Fletcher Chace (Matt Wahlberg), uomo dal passato oscuro che si occupa delle trattative per mano del magnante.
Tutti i soldi del mondo: le nostre impressioni
I soldi. I soldi e il loro potere velenifero: sono questi i grandi protagonisti di Tutti i soldi del mondo. Il film si configura come una riflessione per niente scontata sul valore che viene dato ai soldi e agli esseri umani, che per tutto il film vengono accostati l’un l’altro come se fossero la stessa cosa. E’ ciò che fa J. Paul Getty, uomo d’acciaio, impassibile davanti al dolore, che tanto dice di amare la sua famiglia ma che poi si comporta come un borioso taccagno, rifiutandosi di sborsare la cifra volta a salvare il nipote a cui tanto tiene. Il cinico vecchio però non si fa problemi a spendere cifre allucinanti per opere d’arte, come investimento non tassabile per lo stato, che però, piuttosto che dare i soldi all’ex nuora, li fa registrare come prestito nei confronti del figlio tossicodipendente, ormai fuori di sé. I soldi secondo J. Paul Getty non sono mai abbastanza.
Se il grande protagonista del film è il denaro, tuttavia Scott decide di mostrarcelo solo quando i banchieri contano le banconote da preparare per la consegna, e quando un gruppo di donne associate al clan mafioso li conta su ordine del boss. Tramite questo filo rosso vengono tratteggiati i profili di due grandi imperi, quello dell’onnipresente capitalismo e quello della mafia i quali, come accadrà poco dopo il 1973, si uniranno in un connubio di ricchezza e morte che si trascina fino ai giorni nostri.
Le ricostruzioni presenti in Tutti i soldi del mondo sono ben eseguite, realistiche e ben gestite: si passa con naturalezza dalle atmosfere stile Dolce Vita, fatte di locali notturni, macchinoni e ragazzi vestiti alla moda all’Italia più becera e fondata su un codice d’onore che controlla il libero arbitrio (basti pensare a Cinquanta/Romain Duris, il carceriere di Paul III, che si affeziona al ragazzo, ma che si rifiuta di rivelare dove si trovano ad una madre disperata perché il codice d’onore glielo impedisce).
La storia che viene raccontata in Tutti i soldi del mondo è ancora viva nell’immaginario collettivo. Il ragazzo pallido dai capelli lunghi privo dell’orecchio, la sua parentela con un padre tossicodipendente (destino che toccherà anche al figlio, morto di overdose nel 2011) e i malsani influssi della famiglia Getty diventarono il simbolo di un paese che andava inasprendosi e di come i soldi possono accecare qualsiasi legame familiare, anche quello più puro e sincero.
Il cast di Tutti i soldi del mondo merita un plauso: Michelle Williams sembra perfetta ad interpretare il ruolo di una madre distrutta dal dolore, col suo viso aggraziato e un caschetto di capelli ad incorniciarlo, che combatte con le sue fragilità e la sua forza di genitore per salvare il figlio, contro la violenza ed un impero dove neanche i legami di sangue hanno un senso.
Matt Wahlberg sembra troppo costretto in quei completi color pastello, ma risulta comunque credibile e misterioso nei panni di Chace, anche se qualche cenno in più alla sua vita passata forse l’avrebbero reso un personaggio più contestualizzabile.
Charlie Plummer, nei panni del ragazzo rapito, con quegli occhi grandi color del cielo e lo sguardo smarrito, sembra essere la scelta migliore per interpretare Paul Getty III, nonostante si faccia cenno ad una condotta turbolenta e ad una tendenza all’uso di stupefacenti, la sua rovina.
Grande merito va a Christopher Plummer, che ha interpretato al meglio J. Paul Getty, il Paperon de Paperoni della situazione: ha reso al meglio la figura di un uomo che urla ai quattro venti l’amore per un nipote fino a qualche anno prima ignorato, ma che non agisce di conseguenza quando questi rischia la vita alla mercé di uomini crudeli. L’avidità che trasuda J. Paul Getty è resa perfettamente da Plummer, e niente vieta che questa interpretazione gli faccia vincere un grande premio.
Tutti i soldi del mondo
valutazione globale - 8
8
Un film meritevole
Tutti i soldi del mondo: un giudizio in sintesi
Tutti i soldi del mondo è un film che nasce immerso nelle controversie ma che, nonostante tutto, riesce ad appassionare, ritraendo uno spaccato della storia degli anni ’70 e come i soldi, Dio incorporeo, possano portare a perdere di vista ciò che davvero conta. E’ un film che convince e non annoia nonostante la sua durata, gestita al meglio grazie ad un ritmo narrativo interessante. Il cast eccellente, la veridicità usata per narrare gli eventi, le ambientazioni reali non stravolte, come spesso viene fatto nei film americani ambientati in Italia, rendono Tutti i soldi del mondo un prodotto piacevole, seppur greve per le tematiche trattate, che di certo merita di essere visto.
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