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The Young Pope

The Young Pope: Recensione del Pilot della serie a Venezia 73

The Young Pope sbarca alla Mostra del Cinema di Venezia, per questa particolare e unica presentazione per una serie tv, dovuta alla presenza di Paolo Sorrentino, il molto amato regista italiano e il debutto non delude, anzi, se possibile riesce a superare le pur notevoli attese.

The Young PopeIl Sorrentino di questa performance è un cineasta un po’ diverso, probabilmente adattato al mondo della serialità televisiva, ma che mantiene comunque parte dei suoi caratteri peculiari, partendo dal suo immaginario onirico ed arrivando alla caratterizzazione estremizzata di alcuni personaggi. La differenza sta, a mio giudizio, in una maggiore concretezza ed aderenza alla storia che viene raccontata.

Questo mix di caratteristiche forse lo rende uno dei suoi lavori più interessanti, quantomeno per un pubblico più ampio, perché unisce il suo genio visionario e la sua eleganza di scrittura ad una maggiore comprensibilità della trama che, rispetto ad altri lavori, diventa più centrale.

The Young Pope e il senso di spiazzamento

Potrebbe risultare un concetto un po’ particolare, ma questo doppio pilot di The Young Pope lascia, secondo me, spiazzati. Ma il senso che voglio dare a questo termine è chiaramente di un ammirata volontà del creatore, che riesce a far attraversare al lettore diversi sentimenti e stati d’animo per portarlo a delle svolte che destabilizzano il sistema di giudizio e di empatia coi personaggi che si era creato fino a qualche momento prima.

The Young PopeTutti i personaggi attraversano questo doppio pilot come su delle montagne russe. Creano nello spettatore sentimenti contrastanti che lo portano ad empatizzare con un personaggio per poi trovarsene respinti. Il giudizio cambia radicalmente nel corso di queste due ore, tanto che alla fine ci si trova senza punti di riferimento, a non capire più dove sta il bene e dove il male o, meglio, a capire che ce n’è da tutte le parti, nella stessa persona in quantità diverse e che queste proporzioni col tempo e con gli avvenimenti cambiano.

La bravura degli interpreti aiuta notevolmente, con Jude Law, Diane Keaton e Silvio Orlando su tutti, ma la scrittura e la regia contribuiscono a creare questo cocktail di stordimento emotivo.

Sorrentino colpisce duro

Siamo nel Paese del Vaticano, e l’influenza di questa istituzione è enorme. Per questo questa pellicola risulta coraggiosa oltre che mirabile. Sorrentino colpisce duro, colpisce ovunque e mette in luce una realtà complicata ma, a dispetto di tutto, non traccia linee nette tra il bene e il male, come vedevamo anche prima.

The Young PopeNon vedo, almeno in questi primi episodi, un giudizio netto e delineato, vedo un racconto, ma vedo rispetto per tutto il bene che c’è nella religione e un mettere in luce tutto ciò che c’è di male. Ma non solo nella religione in sé, ma in ogni singolo componente, come vedevamo prima, perché ogni macrocosmo si rispecchia in un microcosmo articolato e complesso.

Però l’attraversare questa narrazione risulta duro per un pubblico che ritrova molti riferimenti alla realtà e, anche in questo, Sorrentino è da applausi nel saper raccontare questa storia alternando toni più grevi con toni leggeri, con quella voglia che ha di far ridere o sorridere lo spettatore che contribuisce a bilanciare e armonizzare il tutto, rendendolo lo spettacolo godibile che è.

Arte visiva e capacità interpretativa

Conosciamo le capacità di Sorrentino, ma vederle ogni volta crea un forte senso di ammirazione. La qualità dell’immagine, le musiche a tratti lievi e a tratti assordanti, la capacità di danzare con la telecamera, il ritmo mai forzato sono tutte doti che rendono il prodotto una spanna sopra al resto della produzione televisiva italiana e a tratti anche di alcune blasonate concorrenti d’oltreoceano.

The Young PopeGli attori sono perfetti: Jude Law dà al suo personaggio un carisma e un’apparente calma staticità che portano il giovane Papa ad essere distaccato e manipolatore. Diane Keaton è intensa e ha i sentimenti, le emozioni dipinte in faccia. Silvio Orlando conferma di essere uno dei migliori attori italiani e incanta sullo schermo.

Un plauso, infine, alla capacità e al coraggio di Sky nel realizzare questa serie che porta una luce particolare sulle nostre produzioni.

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About Andrea Sartor

Cresciuto a pane (ok, anche qualche merendina tipo girella o tegolino... you know what I mean... ) e telefilm stupidi degli anni 80 e 90, il mondo gli cambia con Milch, Weiner, Gilligan, Moffat, Sorkin, Simon e Winter. Ha pianto davanti agli uffici dell'HBO. Sogno nel cassetto: pilotare un Viper biposto con Kara Starbuck Thrace e uscire con Number Six (una a caso, naturalmente). Nutre un profondo rispetto per i ragazzi e le ragazze che lavorano duramente per preparare gli impagabili sottotitoli. Grazie ragazzi, siete splendidi

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