The First, serie inedita in Italia e trasmessa su Hulu, negli Stati Uniti, a partire dal 14 settembre, è firmata da Beau Willimon, già sceneggiatore de Le idi di marzo (per la regia di George Clooney) e di House of cards – Gli intrighi del potere. Tra i protagonisti della serie, Seann Penn e Natascha McElhone.
The First 1.01: Separation – Sinossi
In un futuro abbastanza prossimo, l’umanità vive in perfetta simbiosi con l’intelligenza artificiale. La Nasa si appresta a lanciare la sua prima missione su Marte, ma qualcosa va storto: in fase di decollo il modulo spaziale esplode, uccidendo tutti i membri dell’equipaggio che erano stati addestrati da Tom Hagerty (Penn), sostituito prima della partenza. Lo stesso Tom, insieme a Laz Ingram (McElhone), CEO della compagnia commerciale che supporta la missione, deve prepararsi al confronto con i parenti delle vittime, e nel frattempo cercare di capire cosa non ha funzionato. La notte stessa della tragedia la figlia di Tom, Denise, va a trovarlo.
The First 1.01: Separation – Le nostre impressioni
Al centro di The First pare esserci una tematica abbastanza definita: la narrazione si concentra sul rapporto tra l’uomo e la macchina. L’umanità di The First vive in una comunione pressoché perfetta con l’intelligenza artificiale, la cui presenza è pervasiva. Persino la casa dell’ex comandante della missione finita in tragedia, Tom Hagerty, è un concentrato iper-tecnologico. È dallo schermo televisivo di casa sua che Tom guarda la missione dalla quale è stato destituito (per motivi ancora ignoti), e sempre da casa ha modo di mettersi direttamente in contatto con l’equipaggio che lui stesso ha addestrato pochi minuti prima che questo decolli alla volta di Marte. È quindi in questa forma quasi radicale di multimedialità che le comunicazioni e le relazioni hanno luogo.
In un simile – e verosimile – contesto di massiccia e apparentemente fidata tecnologia, il fallimento della missione su Marte ripreso da tutte le telecamere del mondo rappresenta un vero e proprio shock, tanto per il regista quanto per il pubblico. Sta forse in questa sorta di iconoclastia il pregio più evidente della prima puntata di The First: lo spettatore assiste sconcertato al fallimento, che si concretizza nell’esplosione del modulo spaziale. In pochi secondi, Beau Willimon fa a pezzi uno degli assi portanti di certo cinema statunitense, spesso abituato a cullare gli spettatori con roboanti, retoriche ed enfatiche missioni di successo, e con l’immancabile scena del lancio spaziale che per tanto tempo ha veicolato il successo occidentale – cinematografico e non solo – per antonomasia. La scena dell’esplosione serve al regista per aprire il varco a tematiche quali il dolore, il lutto e la fiducia (o la fede?) in meccanismi che, dopotutto, sfuggono al nostro controllo.
È per via del tragico incidente che i protagonisti, tanto l’ex comandante Hagerty, quanto la CEO di Vista, Laz Ingram, sono obbligati a misurarsi con l’umanità vera e propria, quella dei sentimenti posti di fronte all’enormità di un dolore inaspettato. Tom e Laz sono costretti a fare i conti con le proprie responsabilità e con lo strazio dei parenti delle vittime. Le due figure apicali della missione sul pianeta rosso affrontano il dolore dei congiunti degli astronauti ed il rimorso con tonalità radicalmente differenti: l’uno con un’empatia ed una delicatezza a tratti commoventi, pronto al confronto e desideroso di lenire le ferite altrui; l’altra, in maniera più fredda e razionale, agendo con una risolutezza ai limiti del freddo e spietato calcolo utilitaristico. Nel corso della puntata questa dicotomia viene sviluppata grazie a quelli che sembrano essere dei flashback, che approfondiscono il rispettivo temperamento dei personaggi. L’algida Natascha McElhone, ad esempio, viene presentata nei panni di una donna di potere senza scrupoli, ciecamente e coraggiosamente votata alla causa tecnologica e desiderosa di proseguire sulla strada intrapresa, al di là di ogni possibile rischio o fallimento. Lo stesso comandante Hagerty, nel momento dell’incontro con la figlia, lascia intendere inoltre una psicologia ben più sfaccettata e problematica, sulla quale hanno avuto un peso non indifferente le ombre del suo passato, almeno a giudicare dal rapporto quasi fallimentare instaurato con la ragazza.
Sono proprio alcune scene iniziali a confermare la presenza di un racconto, quello di Willimon, volutamente lacunoso, ricco di omissioni o di allusioni ancora oscure. L’ellissi, classico strumento atto ad alimentare la tensione narrativa, non è certo una novità nel mondo della serialità. In questo caso, al regista va riconosciuta una sapiente ed accorta cautela nell’elargizione di incompleti – ma interessantissimi – dettagli sui personaggi, che in pochissimi attimi sembrano delinearsi con chiarezza e precisione. Grande prova del solito Seann Penn, che per l’occasione sfoggia una forma fisica smagliante (in ciò aiutato da una telecamera che, un po’ maliziosamente, fa di tutto per indugiare su un fisico statuario). L’attore statunitense mostra la consueta maestria nel calarsi in ruoli tenebrosi, a volte persino ambigui. Discorso identico per la coprotagonista femminile, Natascha McElhone, che al pari di Penn mostra un’ambiguità a tratti preoccupante. Al momento, è la dominante psicologica dei due personaggi a costituire il vero centro propulsore della serie, che ben poco regala in termini di effetti speciali.
The First 1.01 - Separation
Valutazione globale - 6
6
Intrigante
The First 1.01: Separation – Giudizio in sintesi
L’episodio pilota di The First mette bene a fuoco quella che potrebbe essere la tematica principale della serie: il rapporto tra l’essere umano e l’intelligenza artificiale. Un tema che sconta la “colpa” di non essere innovativa, ma che il regista, Beau Willimon, affronta da un’angolazione un po’ diversa dalle consuete serie tv. In questo caso, l’immediato fallimento della prima missione verso Marte fornisce il pretesto perfetto per rimpolpare la tematica principale con quelle (solo apparentemente) secondarie: il dolore, l’elaborazione del lutto, le responsabilità. Insomma, al centro della vicenda c’è sempre e comunque l’essere umano, c’è la psicologia del soggetto, costretto a fronteggiare una tragedia inaspettata ed inimmaginabile. La storia è lacunosa, volutamente incompleta, piena di ellissi e punti oscuri, e ciò non fa che alimentare la curiosità dello spettatore. In una serie che inizia basandosi quasi esclusivamente sulla dicotomizzazione dei due personaggi principali, The First mette subito in chiaro che i viaggi spaziali non sono che un pretesto per parlar d’altro, di quanto c’è di più autenticamente terreno e personale: l’uomo di fronte all’ignoto, all’inspiegabile, al dolore prettamente umano.
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