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The Crown: intervista allo showrunner Peter Morgan

Peter Morgan è lo showrunner di The Crown, ambiziosa serie di Netflix che vuole raccontare, in più stagioni, la vita della regina Elisabetta II (Claire Foy), partendo da poco prima della sua incoronazione. Morgan era il naturale candidato ad essere showrunner di questa serie, vista la sua candidatura all’Oscar per la miglior sceneggiatura per The Queen, ma The Crown rappresenta una nuova serie di sfide. Riportiamo qui, parte dell’intervista rilasciata da Peter Morgan a Indiewire.

La prima stagione di The Crown si conclude nel 1955, e il lavoro è già iniziato sulla seconda stagione, anche se Morgan ha detto che il suo interesse a continuare lo spettacolo dipenderà in gran parte dalla reazione del pubblico.

Dell’accoglienza di The Crown

The Crown“Non ci resta che vedere come verrà recepito lo show” ha detto. “Io non voglio impegnarmici fino a quando non vedo che tipo di impatto ha o non ha. Se The Crown avesse un’accoglienza moderata, non so se vorrò continuare. Perché se io sto dando la mia vita, voglio fare in modo che si tratti di qualcosa che sta realmente dando una sorta di impatto culturale. Se è così, allora sarò felice di continuare.”

Ciò che conta, per Morgan, è che la serie rappresenta l’occasione per rappresentare una delle donne più famose al mondo in un modo mai visto prima che potrebbe anche spiegare ai non-britannici perché la regina è The Queen.

Come può un non britannico capire l’impatto culturale de The Queen?

“Penso che dipenda da che tipo di persona sia il Sovrano. Grazie al modo in cui lei (Elisabetta II) ha portato avanti la monarchia, è stato un periodo straordinario di stabilità psicologica ed emotiva. Quello che voglio dire è che quando Bill Clinton venne messo sotto accusa, ho notato che tra i miei amici americani c’era nervosismo. Il capo di uno stato è una figura tutto sommato totemica, quando qualcosa va storto in quello spazio, ha un effetto sul carattere del popolo, in una forma o nell’altra. E’come un genitore. In una forma o nell’altra noi abbiamo un legame emotivo con il nostro capo di Stato, anche se, per la maggior parte delle persone la distanza con questa figura è molta.

the-crown-netflix-3Nel tempo, ci sono state molte polemiche sulla monarchia, anche recentemente durante la campagna elettorale per la Brexit, sul fatto che siano lì senza essere eletti, ma, successivamente, la gente è diventata molto delusa dalla politica in generale e, pur non volendo dare nessun potere effettivo alla monarchia, ci si sente comunque confortati e rassicurati per il semplice fatto che lei sia ancora lì. .

Detto questo, basta anche poco, un’altra persona sul trono, magari la persona sbagliata, per far perdere tutto il fascino alla monarchia. Questo testimonia quanto lei abbia fatto bene il suo lavoro. Suo padre fece attrettanto bene il lavoro, mentre suo zio fu devastante per la monarchia. Quindi ora potrebbe capitarcene uno pessimo.”

Con la prima stagione di The Crown, di cosa eri specificamente alla ricerca nel prepararla?

“Non puoi certamente raffigurare la forza del suo regno mentre lei è solo all’inizio, sarebbe un anticipare troppo i tempi, ma io penso che The Crown è fatto in un certo modo perché lo spettatore sa cosa succederà. Lo spettatore sa che lei sta per ottenere la corona e sa che la porterà per un lunghissimo periodo di tempo. Quello che è più difficile immaginare è che oltre all’icona, oltre alla figura raffigurata su monete e banconote, c’è una donna con degli affetti e una vita privata. Quindi è un po’ come scoprire la vita segreta di tua nonna.”

Il voler raffigurare la sua vulnerabilità, quindi, è una parte davvero fondamentale per raccontare quel viaggio.

The Crown“Si, ma sto solo azzardando. Può essere che lei sia più dura e meno vulnerabile di quanto io l’ho descritta , ma sto solo provando a immaginare quanto difficile possa essere stato. Basta unire i puntini e fai del tuo meglio come scrittore. Tu pensi, beh, so quello che è successo, so quello che è successo. E sapendo cosa stava succedendo nella sua vita in quel momento, ti immagini che non poteva fare a meno di provare determinate sensazioni. Ma potrei aver fatto delle supposizioni errate. Sicuramente lei non me lo dirà mai.”

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Fonte: Indiewire

About Andrea Sartor

Cresciuto a pane (ok, anche qualche merendina tipo girella o tegolino... you know what I mean... ) e telefilm stupidi degli anni 80 e 90, il mondo gli cambia con Milch, Weiner, Gilligan, Moffat, Sorkin, Simon e Winter. Ha pianto davanti agli uffici dell'HBO. Sogno nel cassetto: pilotare un Viper biposto con Kara Starbuck Thrace e uscire con Number Six (una a caso, naturalmente). Nutre un profondo rispetto per i ragazzi e le ragazze che lavorano duramente per preparare gli impagabili sottotitoli. Grazie ragazzi, siete splendidi

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