Suburra, la serie porta con sé molte aspettative, sia per il film di Sollima che era stato molto apprezzato, sia per essere la prima e tanto attesa produzione italiana di Netflix. Qui analizziamo quanto abbia rispettato questo livello di aspettativa.
Suburra: la sinossi
La storia di Suburra si svolge ai giorni nostri e racconta la storia della città nella città di Roma, quella che i giornalisti qualche anno fa avevano chiamato la Terra di Mezzo, di tutte le commistioni tra criminalità, politica, centri di potere secolari e religiosi, sacche di società civile che dipendono da queste commistioni e lo fa raccontando la storia dal punto di vista di tre ragazzi che provengono da mondi differenti ma che si uniscono con lo scopo comune di fare soldi, così andando a scatenare, più o meno involontariamente, una serie di eventi che prevedibilmente andrà completamente fuori controllo.
Suburra: le nostre impressioni
La visione di questi primi due episodi di Suburra mi ha ricordato, oltre al film omonimo, anche un’altra serie TV italiana, Romanzo Criminale, certo, portata ai nostri giorni, ma le tematiche e la costruzione della storia me l’hanno ricordata molto, pure troppo. Se dobbiamo, infatti, trovare un primo, abbastanza macroscopico, difetto a questa serie è che è impregnata da un certo retrogusto di “già visto”. In alcuni momenti mi aspettavo di sentire uscire dalla bocca dei tre ragazzi che compongono il nucleo principale di questo show la frase “andiamo a prenderci Roma” (ok, io la dico in Italiano, che non ci so fare coi dialetti), era lì che si aggirava nell’aria, come il fantasma del déjà-vu.
Tolto questa sensazione, però, la serie sembra godibile e costruita bene, nonostante un inizio ostico, che vede gli sceneggiatori “costretti” ad infilare nell’episodio di apertura una quantità di personaggi e situazioni che fanno venire allo spettatore un po’ di mal di testa e la brutta sensazione di non essere ben sicuro dove avesse visto questo o quell’altro o di chi fosse parente. Nel secondo episodio, fortunatamente, anche grazie alla migliore conoscenza, la situazione migliora, perché la serie sembra fare delle scelte e prendere una direzione, limando il tempo dei comprimari e concentrandosi maggiormente sul fulcro della storia. Questo non vuol dire che resterà così, perché potenzialmente si vede un terreno vasto e fertile per riallargarsi, ma sembra che il sistema costruttivo, da questo punto di vista funzioni.
Regia e fotografia sono curate, senza eccedere troppo, così come non si eccede, per ora, in una troppo facile e scontata iperviolenza, anzi, questo aspetto resta molto sotto controllo, dando maggiore spazio a trama e intrighi. Ogni tanto si cerca la scena più “forte” o kitsch, ogni tanto la narrazione va leggermente sopra le righe, però sono momenti accettabili, così come una certa esagerazione, che comprendiamo e accettiamo ai fini narrativi con la necessaria sospensione dell’incredulità.
La limatura degli spazi dei comprimari, inoltre, risolve un’altro problema che si era presentato nella premiere della serie, ossia un cast di attori che, soprattutto nelle figure di contorno, non sembra sempre all’altezza di una produzione internazionale, ma molto più tipica di una certa produzione italiana. Fortunatamente i protagonisti, anche se un po’ meno la Gerini che non sembra troppo convinta, sembrano all’altezza per portare avanti, chi più chi meno, dignitosamente il lavoro.
Suburra la serie, primi episodi
Valutazione globale - 7
7
Poco innovativo ma curato bene
Suburra: curiosità
La preparazione e lavorazione della serie sono durate praticamente tre anni e, come racconta la showrunner Gina Gardini, il tutto è dovuto ad un approfondimento serissimo che si è voluto fare sui luoghi, persone e situazioni, ancora prima di partire con il girato vero e proprio. Pur basandosi su un libro, e poi un film, l’approfondimento che Netflix ha voluto dare al “contorno” è, per bocca della stessa Gardini, certosino, tanto quanto non lo aveva mai visto nella preparazione di una qualsiasi altra serie TV.
Alessandro Borghi, che interpreta molto bene Numero 8, ha sottolineato in diverse interviste che il rapporto con la sorella (nella finzione) ha avuto molta importanza nella definizione del suo personaggio, sia in questa serie, che guardando all’indietro nel film di Sollima.
Francesco Aquaroli che interpreta Samurai, ha raccontato di essersi preparato al ruolo, molto più leggendo la storia di Carminati che andando a rivedersi l’interpretazione di Amendola nel film originale.
La sigla iniziale con sanpietrini, buche e pozzanghera è proprio Roma Roma.
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