- scheda e trailer
- recensione
DATA USCITA: 18 maggio 2017
GENERE: Fantasy
REGIA: Juan Antonio Bajona
ATTORI: Liam Neeson, Sigourney Weaver, Felicity Jones, Lewis MacDougall, Toby Kebbell, Geraldine Chaplin, Jennifer Lim, James Melville
NAZIONALITÁ: Stati Uniti, Spagna
DURATA: 108′
DISTRIBUITO DA: 01 Distribution
Trama: Vincitore di 9 Premi Goya, racconta la commovente storia dell’incontro tra il dodicenne Conor, vittima di bullismo a scuola e costretto a vivere con una nonna fredda e distante a causa della malattia della mamma, e la creatura fantastica che il ragazzo invoca nei suoi sogni per sfuggire alla solitudine del suo mondo reale. E la creatura si manifesta ogni sera (incarnata dalla straordinaria performance vocale di Liam Neeson), sette minuti dopo la mezzanotte, per raccontare a Conor delle storie, frammenti di un viaggio emotivo alla ricerca della verità. Un film di grande potenza emotiva, tratto dall’omonimo e pluripremiato romanzo di Patrick Ness (anche autore della sceneggiatura), pubblicato nel 2011 e tradotto in quasi quaranta lingue dopo aver riscosso un successo mondiale.
Sette minuti dopo la mezzanotte è un film del regista catalano Juan Antonio Bayona, classe 1975, terzo atto di una trilogia iniziata con The Orphanage (2007) e proseguita con The impossible (2012). Si avvale della sceneggiatura di Patrick Ness, autore del libro A monster calls da cui il film è tratto e che è anche il titolo originale della pellicola.
Sette minuti dopo la mezzanotte: un racconto drammatico ben riuscito…
Dalla penna di Ness e dalla macchina da presa di Bayona esce un film molto bello, capace di approcciare la tematica del dolore infantile con grazia eppure senza fare sconti. Si tratta infatti della storia di un ragazzo che deve affrontare sia la malattia della madre, la quale cerca di rassicurarlo nonostante le sue condizioni peggiorino, sia le angherie dei compagni di classe, da cui è regolarmente vessato e malmenato. Il risvolto drammatico della storia è narrato in modo da dare risalto al senso di oppressione che cinge Conor: egli si trova da solo alla prese con una situazione più grande di lui, e per di più privo di figure di riferimento veramente in grado di fare da scudo rispetto alla sofferenza che giorno dopo giorno lo sta investendo.
… per nulla indebolito dal gothic fantasy
Nonostante lo stile del film si avvalga fin da subito di incursioni in un fantasy dalle venature gotiche, questo registro, lungi dall’essere un fattore edulcorante rispetto alla crudezza della storia, riesce invece in qualche misura a riverberarne le implicazioni e ad accrescerne lo spessore. Attraverso la metafora dal sapore classico del mostro che intercede presso il protagonista in funzione suppletiva dei suoi blocchi emotivi e dell’elaborazione della sofferenza che lo sta investendo, i realizzatori di Sette minuti dopo la mezzanotte giungono infatti a parlare del rapporto tra vissuto e narrazione.
Quale forma rappresentativa dare all’esperienza umana, la quale spesso si snoda senza dare precisi punti di riferimento, senza individuare univocamente i buoni e i cattivi – come lo stesso mostro ricorda – e senza separare nettamente il bene dal male? E’ forse questa la parte più bella e toccante di un film ben riuscito, perché la tematica è dirimente, per Conor come per chiunque altro, ed è approcciata con maestria riuscendo a non semplificare l’ambiguità e nello stesso tempo a restituire con forza il potenziale emotivo racchiuso in questa vicenda.
Le storie di animazione narrate dal mostro hanno il sapore di acquerelli stilizzati, dagli accenti gotici e in qualche misura burtoniani. Il modo in cui si intrecciano alle scene reali pare rappresentare, come si diceva, un valore aggiunto, poiché Bayona riesce a trovare un originale tono fiabesco per raccontare la sua storia senza perdere in credibilità, ma anzi mantenendone intatto il pathos drammatico, e si costruisce così bene il campo per l’inserimento delle digressioni fantasy.
Sette minuti dopo la mezzanotte appare infine ben recitato, specialmente dal piccolo Lewis MacDougall e da Felicity Jones (Conor e la madre), notevoli nel rappresentare il dolore, e da Sigourney Weaver, il cui volto poco inglese in un contesto molto british accentua l’atmosfera di un film imbevuto di straniamento.
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Sette minuti dopo la mezzanotte
Valutazione globale
Intenso e profondo