Rogue One - A Star Wars Story
Valutazione Globale
Ruvido e spaziale
Tanto tempo fa in una galassia lontana, lontana Jyn Erso (Felicity Jones) crede che il padre, Galen Erso (Mads Mikkelsen), ingegnere ribelle, sia morto. Dopo quindici anni scopre che non è così. Galen è impegnato nella costruzione di una nuova arma dell’impero, la Morte Nera. Jyn, tramite un disertore, viene a conoscenza di un messaggio nel quale scopre che non solo il padre è ancora vivo ma che affida ai ribelli le coordinate per distruggere sul nascere la Morte Nera. Jyn si unisce ad altri ribelli nella missione Rogue One per sventrare i piani malefici dell’Impero.
Tra l’episodio III e l’episodio IV
Cronologicamente situato tra l’episodio III (La vendetta dei Sith) e l’episodio IV (Una nuova speranza), Rogue One è “una storia di Star Wars”, nel senso che si inserisce nell’universo creato negli anni ’70 dal genio di George Lucas discostandosi dalla trama e dai personaggi principali, nonostante un collegamento con il primo episodio prodotto c’è ed è evidente a tutti. La Disney sta facendo con Star Wars quello che ha già cominciato a fare molto prima con la Marvel, creando dei veri e propri universi narrativi.
Rogue One: ruvido e action
Il regista Gareth Edwards è conscio di avere maggiore libertà di inventiva non essendo legato al plot principale della saga e tutta questa libertà viene trasformata nell’episodio più convincente post prima trilogia (gli episodi dal IV al VI per intenderci). In Rogue One si respira un atmosfera ruvida e con molta azione. Era proprio dai tempi della prima trilogia che non si vedono scene di battaglie spaziali così avvincenti e dirette con grande maestria. D’altronde, Gareth Edwards ha avuto già modo di dimostrare il suo valore nello splendido quanto sottovalutato Monster.
Inizio lento e finale col botto
Rogue One ci mette un po’ ad ingranare. La prima parte, sebbene sia necessaria per introdurre la famiglia Erso e i loro rapporti con l’Impero, è molto lenta. Ma quando il film parte definitivamente lo fa con il piede giusto. Nel corso delle due ore di film non si registrano particolari cadute di tono. Tutto è saldamente nelle mani di Edwards che sa giostrarsi perfettamente in un modo per lui totalmente nuovo. Al contrario di Abrams che ne Il Risveglio della Forza ha dato un tocco “pop” alla saga, Edwards confeziona in tutto e per tutto un vero film di fantascienza.
Dialoghi carenti, buoni i personaggi
Tralasciando una sceneggiatura che molte volte vede nella scrittura dei dialoghi il suo punto più debole, Rogue One convince anche per gli inediti personaggi che ci presenta. Presi singolarmente non hanno quel carisma che in Han Solo o Luke Skywalker era subito evidente, ma il loro unirsi per distruggere i piani della Morte Nera li porta a trovare la giusta amalgama da risultare convincenti e tifare per loro nonostante tutti sappiamo come andrà a finire la missione.
Dedicato al fanservice
Inevitabile che Edwards inserisse delle strizzate d’occhio alla saga principale, ed ecco allora accontentato anche il fanservice più accanito con un Dart Vader che fa la sua comparsata in un paio di scene e C-3PO e R2-D2 che appaiono fugacemente per pochissimi secondi. Il tutto viene fatto con estrema naturalezza senza avere il “peso” di non scontentare i fan della prima ora pronti a puntare il dito contro sentenziando sul “perché in questo film non appare…?”.
La parentesi Rogue One si è dimostrata più piacevole e interessante di quanto si potesse prevedere. Ci separa un anno intero per tornare sul binario principale con l’episodio VIII. Occorre armarsi di tanta pazienza ma soprattutto di Forza. Che sempre sia con voi.
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