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The Happy Prince

The Happy Prince – la recensione del nuovo film su Oscar Wilde di e con Rupert Everett

The Happy Prince è il nuovo film scritto e diretto dall’attore britannico Rupert Everett, incentrato sul periodo successivo alla prigionia cui fu costretto Oscar Wilde. Il cast è composto da attori di spicco come Colin Firth, Edwin Thomas, Emily Watson e Colin Morgan nel personaggio dell’amante Bosie.

The Happy Prince: la sinossi

The Happy PrinceFrancia, fine XIX secolo: Oscar Wilde (Rupert Everett), dopo aver trascorso due anni in prigione ai lavori forzati in seguito alla condanna per immoralità, è ormai un uomo precocemente invecchiato e squattrinato, il cui genio creativo è ormai sopito. Vagando per le strade di Parigi e intrattenendosi con giovani ragazzi, ha una crisi ed è costretto a rimanere a riposo. Intorno a lui si riuniscono gli amici di sempre, Reggie Turner (Colin Firth) e Robert Ross (Edwin Thomas), che lo riportano con la mente agli ultimi anni trascorsi, dal suo tentativo di riconciliarsi con la moglie Costance (Emily Watson), dalla riunione con Alfred Bosie Douglas (Colin Morgan) e il loro viaggio a Napoli, fino all’amore di Robbie, mai compreso da Oscar.

The Happy Prince: le nostre impressioni

The Happy PrinceThe Happy Prince è un film che non porta niente di nuovo, se non un autocommiserevole, in parte parodico, tentativo di narrare la vita di un Oscar Wilde ormai distrutto, che ha dovuto pagare un prezzo altissimo per la vita sregolata e libertina fino ad allora condotta. Certo, forse questo film è il primo tentativo di raccontare il lato miserevole della vita dell’autore irlandese, di cui siamo abituati a vederne solo quello più sfavillante, ma questo materiale promettente non è stato sfruttato al meglio. La narrazione di questa ultima fase della vita dello scrittore infatti viene imbellettata ai limiti della credibilità, facendo quasi diventare il copione un susseguirsi di clichés, senza dare spessore alla centralità del genio artistico di Wilde, che viene rappresentato come un uomo invecchiato precocemente e dai modi eccessivamente frivoli.

The Happy PrinceAndando oltre al citazionismo che viene fatto della figura di Oscar Wilde, The Happy Prince accenna ad opere più profonde, incisive (si pensi solo al De Profundis, una raccolta confessionale scritta in un momento di profondo sconforto durante la prigionia), che, se approfondite, avrebbero svicolato la figura di Wilde da quelle 3 o 4 massime conosciute da tutti, rendendo la narrazione dai tratti pietosi, sì lenta ma in parte nuova. Ad ogni modo, l’interpretazione di Rupert Everett rende Oscar Wilde una figura eccessivamente egoista, cieca di fronte ai sentimenti altrui, che forse difficilmente può essere digerita dalla conoscenza collettiva che si ha di lui, ma che può essere largamente smentita se si leggono i suoi ultimi scritti, esempi di una profonda empatia e sensibilità.

Interessante è invece l’interpretazione piuttosto aderente alla realtà (di cui sappiamo grazie a resoconti fidati) data da Colin Morgan al personaggio di Alfred Bosie Douglas, l’amante di Oscar Wilde: nei suoi deliri edonistici di onnipotenza e controllo, Morgan è riuscito a rendere il personaggio al meglio, nei suoi pregi e difetti.

La parte più curata e che veramente stupisce di The Happy Prince è la fotografia, cupa e grigia nei momenti di sconforto di Wilde, luminosa e allegra negli sprazzi di speranza, confusionaria e accesa durante la fuga verso la perdizione con Bosie.

The Happy Prince

valutazione globale - 5

5

eccessivamente drammatico ai limiti del parodico

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The Happy Prince: un giudizio in sintesi

The Happy PrinceUn’idea buona di base, quella di rappresentare il lato malinconico e triste degli ultimi anni di vita di Oscar Wilde, poteva fare di The Happy Prince un film innovativo a modo suo, per quanto il genere storico-biografico in cui si inserisce possa correre il rischio di essere percepito come eccessivamente lento. Quello che viene portato sullo schermo, tuttavia, è il resoconto eccessivamente melodrammatico tanto da sembrare paradossalmente parodico della vita dello scrittore e degli individui che gravitavano intorno a lui, rendendo The Happy Prince un tentativo debole e mal condotto di rappresentare la figura dello scrittore irlandese svicolato dalle classiche raffigurazioni citazionistiche ed edonistiche.

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About Ilaria Coppini

25, ormai laureata in Letterature e Filologie Euroamericane, titolo conseguito solo per guardare film e serie TV in lingua originale (sulle battute ci sto ancora lavorando). Almeno un'ora al giorno per vedere un episodio la trovo sempre, e Netflix è ormai il mio migliore amico. Datemi del cibo e una connessione veloce e scatenerete la binge-watcher che è in me.

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