Home / Recensioni / The Bleeder: recensione del biopic su Chuck Wepner a Venezia 73
The Bleeder

The Bleeder: recensione del biopic su Chuck Wepner a Venezia 73

The Bleeder: Chuck Wepner, il vero Rocky Balboa

“A volte la vita è proprio come un film. A volte è meglio,” commenta fiThe Bleedereramente Liev Schreiber nei panni del pugile Chuck Wepner in The Bleeder di Philipe Falardeau, presentato Fuori Concorso a Venezia 73.

Conosciuto in New Jersey come il Bayonne Bleeder,
Wepner fu reso celebre per aver combattuto contro Muhammad Ali nel campionato dei pesi massimi del 1975, un incontro che gli diede fama mondiale per essere giunto fino al quindicesimo round. Wepner raggiunge però lo status di star, in New Jersey specialmente, per aver ispirato il Rocky Balboa di Stallone.

The Bleeder: un biopic lineare

The BleederThe Bleeder racconta la storia di un uomo come tanti, del suo sogno e del suo successo, ma anche dell’immancabile fallimento quando la vita lancia la mano sbagliata. Il film si concentra, appunto, sul tema della fama e le conseguenze a cui porta nella vita di un comune mortale, trasformando un film biografico sul pugilato in una riflessione senza pretese sul caso e gli scherzi della vita.

Chuck lavora in un negozio di liquori e vive con la moglie Phyllis (Elisabeth Moss) e la loro figlia. Da sempre appassionato di pugilato, Chuck non è interessato al glamour del successo, ma è un avversario accanito, sempre pronto a portare a termine un incontro nonostante le proprie condizioni fisiche.

The Bleeder opta per una narrazione lineare, priva di ostentazioni visive e caratteriali, adattandosi al personaggio che ritrae. La linearità viene sostenuta e arricchita dalle convincenti e coinvolgenti interpretazioni di Schreiber e delle sue co-protagoniste, Elisabeth Moss e Naomi Watts, nei panni di Linda, che diventerà la seconda moglie di Wepner.

The Bleeder: il fascino della famaThe Bleeder

Ma una volta provata la fama, Chuck non ha intenzione di rinunciarvi, dandosi ad alcool, donne e cocaina che lo condanneranno ad una triste solitudine. La parte più interessante di The Bleeder riguarda però il rapporto tra il soggetto biografico ed il suo alter-ego cinematografico. Chuck è, infatti, estremamente fiero di aver ispirato Rocky, ma si accorgerà presto di quanto il suo modo di essere, irruento e vanitoso, ma quasi sempre genuino, non può co-esistere con i grandi riflettori di Hollywood.

Infine, la regia di Falardeau riesce a catturare lo spirito del New Jersey e dei suoi personaggi, trasformando The Bleeder in un piacevole biopic sugli alti e bassi della vita.

About Irene Olivo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *