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Snatch: recensione del pilot della serie con Rupert Grint

Snatch è la nuova serie TV che vede tra i suoi protagonisti (e anche come produttore) Rupert Grint, il Ron Weasley di Harry Potter e si basa liberamente sul film di Guy Ritchie del 2000, raccontando di un colpo portato a termine da una giovane banda di criminali che, ben lungi dal risolvere i loro problemi, li catapulterà in un ancora maggiore mare di guai.

La prima impressione che dà questo pilot è quello di essere un po’ troppo figlio del film del 2000, sicuramente godibile come film, ma che riproposto a diciassette anni di distanza, in modo molto similare, crea più una sensazione di datato, di fuori tempo che altro. Oltretutto, anche le scelte di regia e montaggio, che cercano di ricrearne il clima, sembrano più pretenziose e quasi al limite del disturbante che non un qualcosa di distintivo, anche per i motivi di “età” del prodotto.

Snatch e il problema “anagrafico”

Non parliamo certo dell’età anagrafica dei suoi protagonisti, che per altro sembrano un po’ acerbi sullo schermo, ma questo è un altro discorso, quanto dell’età anagrafica del prodotto per come è presentato e raccontato. Un film di quasi vent’anni fa è diventato una serie TV di quasi vent’anni fa. Rupert Grint snatchSembra che il tempo non sia passato per gli autori dello show, che, nel riadattarlo ai tempi moderni, si sono portati dietro tutta una serie di tematiche e ambientazioni che avevano più senso nel racconto originale che oggi.

Il dato di fondo è che tutto è permeato da un’aria di “già visto” senza grandi spunti di innovazione, se non che qui ci sono elementi dei giorni nostri, ma più a livello scenografico che altro.

Il concetto del racconto del colpo criminale, raccontato un po’ tra il serio e il grottesco, è qualcosa che è stato portato sullo schermo più e più volte, non soltanto da Ritchie, ma in generale da tutto un filone cinematografico che è stato molto in voga anni fa. Fino ad esaurire la sua forza propulsiva e il suo fascino. Il cercare di rilanciarlo assomiglia sinceramente molto ad un’operazione fallimentare. Lo stesso mischiare dramma e grottesco, volendoci infilare anche un determinato quid di critica sociale, fatto così com’è fatto, non crea più stupore ed entusiasmo. L’aver ringiovanito il cast, portando come protagonisti un gruppo di 20 something, come detto prima, rende solo tutto più acerbo e non più fresco.

Snatch e la fastidiosità visiva

Questo alla fine si rivela un altro, pesante, difetto per Snatch. Il montaggio con i suoi continui ribaltamenti e stop frame, lo spezzettare lo schermo non sono più novità. Avevano senso nell’essere innovazioni, ma perché erano nuove, non perché fossero belle o piacevoli, era l’osare qualcosa di diverso a conferire fascino alla tecnica, non la tecnica in sé.

snatch Tolto il fattore novità, alla fine rimane solo il fastidio di vedere una scena troppo spezzata, come ritmo e come immagine, e un retrogusto di pretenziosità, nel volere fare qualcosa di migliore di quello che c’è in giro, ma limitandosi a riciclare qualcosa che c’era già, senza nemmeno modificarlo troppo.

Quindi Snatch è brutto? No, lo trovo solamente inutile, un pezzo di narrazione televisiva che se non ci fosse stato non avrebbe aperto nessuna ferita nella storia della serialità e, pur potendo essere un passatempo non impegnativo, rimarrà solamente qualcosa di velocemente dimenticabile.

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Snatch - pilot

Valutazione globale

Datato e pretenzioso

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About Andrea Sartor

Cresciuto a pane (ok, anche qualche merendina tipo girella o tegolino... you know what I mean... ) e telefilm stupidi degli anni 80 e 90, il mondo gli cambia con Milch, Weiner, Gilligan, Moffat, Sorkin, Simon e Winter. Ha pianto davanti agli uffici dell'HBO. Sogno nel cassetto: pilotare un Viper biposto con Kara Starbuck Thrace e uscire con Number Six (una a caso, naturalmente). Nutre un profondo rispetto per i ragazzi e le ragazze che lavorano duramente per preparare gli impagabili sottotitoli. Grazie ragazzi, siete splendidi

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