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Shark – Il primo Squalo: la recensione del film di Jon Turteltaub

Shark – Il primo squalo rappresenta quel consueto appuntamento estivo volto a dare un brivido al clima vacanziero e rilassato di molti amanti del genere shark movie.

Shark – Il primo squalo: sinossi

sharkOceano Pacifico, oggi. Un miliardario molto alternativo (Rainn Wilson) ha deciso di investire oltre un miliardo di dollari nella costruzione di una strabiliante stazione scientifica per la scoperta di nuove specie marine sul fondale oceanico.

Durante una spedizione, un batiscafo rimane però intrappolato sul fondo dopo essere stato attaccato da una creatura gigantesca e misteriosa; per tirare fuori la squadra a più di undicimila metri di profondità e per contrastare l’animale, occorrerà l’intervento dello specialista Jonas Taylor (Jason Statham), che forse ha un conto in sospeso con quel mostro ignoto.

Shark – Il primo squalo: le nostre impressioni

L’esperto regista Jon Turteltaub (Il mistero dei Templari, L’apprendista stregone, Last Vegas) porta sul grande schermo le pagine del romanzo Meg: A Novel of Deep Terror di Steve Alten, ricavandone un ambizioso B-movie ad altissimo budget.

sharkÈ un’operazione molto affine a quella di un film uscito poche settimane fa, Skyscraper, dato che vede un topos tipico della tradizione commerciale americana, lo shark movie, ripensato qui per ottenere largo consenso nelle platee orientali. Oltre ad avere un finale ambientato nella spiaggia di Sanya Island in Cina, il cast annovera infatti star del cinema cinese come Winston Chao e Bingbing Li (qui rispettivamente padre e figlia, anagraficamente poco credibili).

Detto questo il film conosce un primo atto avvincente, che rispetta la regola aurea e spielberghiana del genere, ossia non avere fretta di rivelare il mostro, per disfare tutto quello che si era ben costruito nelle parti successive. Infatti, nonostante una buona prima parte incentrata sul salvataggio del batiscafo da parte del ruvido protagonista (Jason Statham è una certezza come credibile eroe action), il film collassa inesorabilmente mano a mano che viene raccontata la grande caccia al megalodonte, diventando sempre più un prodotto banale e del tutto dimenticabile.

sharkSi abbandona il lavoro di scrittura sui personaggi, che diventano sempre più delle anonime pedine da gettare in bocca al macro-pescecane, e si dissemina sempre più il film di cliché, momenti morti ed eventi deliranti (la caccia notturna, l’incidente tra elicotteri), con terribili sbalzi tra seriosità e spensieratezza. L’arco narrativo sconclusionato e incoerente del fastidioso miliardario che sembra parodiare Elon Musk e Richard Branson (interpretato da uno svogliato Rainn Wilson), rispecchia eccellentemente i problemi del film. La tensione inoltre non cresce mai, e lo spettatore assiste intontito dall’aria condizionata della sala alle avventure acquatiche di Jonas e il megalodonte.

Infine, nonostante l’elevatissimo budget, si ha sempre la sensazione di avere di fronte un film costato pochissimo, insomma sembra un semplice B-movie e non uno mascherato da blockbuster.

Shark - Il primo squalo

valutazione globale - 4.5

4.5

Un B-Movie ambizioso, vacuo e senz'anima

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Shark – Il primo squalo: giudizio in sintesi

Quando è stato annunciato questo film, onestamente non ci si aspettava il nuovo Lo Squalo, ma quantomeno un’opera che riportasse in auge il genere shark movie, che recentemente ha conosciuto gioie solo con Paradise Beach di Jaume Collet-Serra.

sharkTrovarsi di fronte ad un film che a tratti non va davvero molto distante dalle opere firmate dalla The Asylum, lascia in bocca la sensazione di un’occasione sprecata per riaccendere nel pubblico la passione per un genere in declino; invece si è privilegiato il lato commerciale del progetto, creando uno spettacolo con pochissima anima e che addirittura genera nostalgia per opere grossolane come Blu Profondo, senza scomodare Spielberg.

Con una sceneggiatura più solida e attenta ai personaggi e con maggiore ritmo,  forse il film sarebbe migliorato in pathos e tensione, rendendolo un’opera dal sapore vintage più solida e convincente.

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About Giulio Mantia

Sono un immoderato consumatore di film improvvisatosi recensore amatoriale. Cerco di scrivere di cinema nei limiti delle mie conoscenze ed evitando di farla fuori dal vaso. Accetto volentieri critiche, osservazioni e confutazioni. Il mio film preferito è senza dubbio Dal Tramonto all'Alba di Rodriguez/Tarantino, un'allegra miscela di delirio e badassment che riesce sempre a rallegrarmi.

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