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Una giusta causa: recensione

Una giusta causa: recensione del film di Mimi Leder

In questo periodo i cinema sono stati invasi da Captain Marvel, eroina forte e tenace che porta la donna moderna nell’universo Marvel. Le sale in questi giorni, però, si riempiono di un altro importante personaggio femminile, Ruth Bader Ginsburg, prima donna a diventare Giudice della Corte Suprema negli States. A raccontare le sue battaglie è il film Una giusta causa, diretto da Mimi Leder, assente dalle sale da circa dieci anni.

Una giusta causa: sinossi

Una giusta causa: recensione

Come già anticipato, il film racconta la vita e le battaglie sociali di Ruth Bader Ginsburg sin dal suo arrivo ad Harvard. Dopo una breve narrazione sulla sua difficile vita universitaria, sulla malattia del marito e sui rifiuti dagli studi legali newyorkesi, il film si concentra sulla sua lotta alla discriminazione di genere e, in particolare, sul processo che ha portato al pieno riconoscimento della parità tra i sessi.

Una giusta causa: le nostre impressioni

Una giusta causa: recensione

Il film di Mimi Leder è un film alquanto classico e patinato. È percepibile lo studio e l’attenzione nella resa d’epoca e non esiste un attimo in cui accade qualcosa che devia dal normale andamento del film o una trovata che sorprende lo spettatore anche nella modalità di racconto. Il film scorre in modo tradizionale, cercando di dare peso al contenuto del racconto e anche agli interpreti.

Tale scelta, però, si è rivelata funzionale e corretta. Servono anche film classici, asciutti, che sanno trasmettere il valore, il contenuto e la rilevanza di quanto raccontato nel film. La storia di Ruth Bader Ginsburg, tra l’altro protagonista del recente documentario RBG, candidato agli Oscar, ha sicuramente tali caratteristiche, soprattutto in questa precisa epoca storica, l’epoca del MeToo. Non avrà il costume da supereroina come Captain Marvel o Wonder Woman, ma questa donna è degna di tale qualifica.

Il film, scorrevole e lineare, cerca di attenzionare in circa 120 minuti tutti gli aspetti della vita di Ruth. Non si è voluto dare peso unicamente all’operato della donna come avvocato, ma viene dato enorme rilevanza alla sua figura come moglie e, soprattutto, come madre. Il rapporto con la figlia Jane, inizialmente conflittuale, diviene centrale durante l’evoluzione del film. Tale scelta è vincente, in quanto si dà completezza all’immagine di un essere umano e della interconnessione che esiste tra la nostra vita sociale e quella privata.

Una giusta causa: recensione

Qualche critica, però, va anche posta a questo film. Fin dalla prima scena, il film sembra soffrire d’ansia. Il film deve giungere all’obiettivo, a raccontare l’operato di Ruth, ma tale ricerca è percepibile dal primo fotogramma, dai titoli di testa. Questo ha portato ad una superficialità tangibile nell’affrontare alcuni momenti della storia. La regista, inoltre, nel suo racconto lascia lo spettatore “fuori” dal film, non lo coinvolge pienamente, ma lo porta ad essere solo un semplice osservatore.

Un assoluto punto di forza del film è il cast, di primissimo livello. Felicity Jones, già moglie di Stephen Hawkings, affronta un altro ruolo di una donna coraggiosa e lo fa in modo convincente e maturo. Ad affiancarla è un tenero Armie Hammer che, dopo il magnifico Chiamami col tuo nome, sembra aver abbandonato quell’aura da uomo action e sembra trovarsi molto più a suo agio in ruoli più emotivamente toccanti e profondi. Nonostante abbiano ruoli minori, sorprende il baffuto Justin Theroux e incanta la straordinaria Kathy Bates.

Una giusta causa

valutazione globale - 7

7

Tradizionale, ma giusto, sorretto da ottime interpretazioni

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Una giusta causa: giudizio in sintesi

Una giusta causa: recensione

Il film di Mimi Leder, pur essendo tradizionale e non spiccando per originalità, convince grazie alla forza della storia raccontata. L’operato di Ruth Bader Ginsburg va onorato e preso a modello, soprattutto in quest’epoca. Se l’attenzione per i singoli aspetti della vita di Ruth, non solo avvocato, ma anche moglie e madre, ci ha convinto, a lasciarci un po’ perplessi è la superficialità nell’affrontare alcuni passaggi del film, troppo diretto verso il finale, e la leggera freddezza del racconto. Ad impreziosire il film sono le ottime interpretazioni del cast, in particolare i protagonisti Felicity Jones e Armie Hammer.

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