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Quello che non uccide - Claire Foy

Quello che non uccide: la recensione del nuovo film della saga Millennium

Era il 2009 quando il film Uomini che odiano le donne, primo capitolo della saga letteraria Millennium, creata da Stieg Larson, ha preso vita nei cinema italiani. All’epoca la produzione era svedese e vedeva Noomi Rapace vestire i panni dell’hacker Lizbeth Salander. A quasi 10 anni da quel film, cui sono seguiti i due film della saga e il remake statunitense targato Fincher del 2012, torna in sala l’hacker svedese più famosa al mondo con il nuovo capitolo della saga, Quello che non uccide, diretto da Fede Alvarez, presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma e in uscita il prossimo 31 Ottobre. Ad indossare le vesti di Lizbeth Salander è la trasformista Claire Foy.

Quello che non uccide: la trama

Claire FoyL’hacker Lizbeth Salander (Foy) si ritrova coinvolta in un intrigo internazionale riguardante un sistema di armi nucleari. Tanti sono interessati al dispositivo per controllare queste armi: chi per salvaguardare l’umanità, chi per piani diabolici, pericolosi per la salvezza dell’umanità. A collaborare con Lizbeth sarà sempre il giornalista Mikael Blomkvist, ossessionato ed attratto dalla cupa hacker. A sconvolgere Lizbeth, però, saranno altri tipi di esplosivi: sarà costretta a riaffrontare dei fantasmi familiari passati e a trovarsi faccia a faccia con la sorella.

Quello che non uccide: le nostre impressioni

Il film di Alvarez porta grande innovazione nel panorama della saga svedese. Se i film svedesi e il remake di Fincher avevano mantenuto le venature fredde e noir, con il nuovo capitolo della saga avviene una rivoluzione. Il film abbandona l’introspezione e le tinte fredde svedesi per percorrere le vie dell’action nella sua connotazione più hollywoodiana. Dopo Wonder Woman e le super eroine, arrivano le quote rosa anche nell’action, tra pistole e inseguimenti mozzafiato.

Il risultato, però, non convince del tutto. Ciò che secondo il nostro parere aveva conquistato di Millennium, era l’essere un noir, dove, a differenza dei vari (e apprezzabilissimi) Mission Impossible e simili, a far da padroni erano il mistero, l’introspezione e una grande analisi e concentrazione sulla psicologia dei personaggi.

Claire FoyNel film di Alvarez, infatti, Lizbeth Salander diventa quasi un’eroina invincibile, tra moto che camminano tra i ghiacci e lotte contro numerosi uomini armati, da cui l’hacker esce illesa. I personaggi, quindi, risultano molto trasparenti e, nonostante la storia ruoti intorno alle vicende personali della protagonista, sembra che tutto rimanga ad un livello altamente superficiale. Lo script risulta anche confuso per l’accavallarsi di nomi e storie, che, però, nel corso del film, come già detto, smarriscono il proprio corso.

Cause di tale risultato sono sicuramente il regista e il reparto fotografia. Alvarez, finora regista soltanto di film horror, dirige il film in modo piatto, senza dare un’anima e una personalità al film, senza saper interpretare le sfumature delle opere letterarie svedesi, perfettamente colte da Fincher, sicuramente un cineasta di maggior esperienza e caratura. La fotografia, inoltre, svuota il film delle classiche atmosfere nordiche e cupe, quasi claustrofobiche, e rende tutto nitido e chiaro, come un qualsiasi blockbuster.

Prevedibile nota positiva è Claire Foy. L’attrice sveste i panni della Regina Elisabetta II per chiudersi in quelli di Lizbeth. La Foy interpreta in modo credibile e convincente il ruolo dell’hacker, mentre ad essere un po’ fuori contesto è Gudnason, fisicamente e mentalmente troppo docile per raccontare un personaggio complesso come il giornalista Blomkvist. Eccessiva e a tratti manierista è risultata, invece, la prova di Sylvia Hoeks, la glaciale Camila, sorella di Lizbeth.

Quello che non uccide: giudizio in sintesi

Claire FoyFede Alvarez sembra voler rilanciare un nuovo capitolo della saga Millennium, dando all’opera un tocco molto action e abbandonando le tinte più cupe delle precedenti uscite cinematografiche. Il risultato è mediocre, in quanto vengono  maggiormente evidenziate le immagini di una Lizbeth invincibile e sempre più eroina del mondo cinematografico, in un film che perde la sua anima da noir europeo, in cui a far da padrona è la psiche dei protagonisti. A valorizzare il film ci pensa l’attrice protagonista Claire Foy, sempre più padrona di tv e serie tv, credibile anche in un ruolo assai diverso da quelli finora affrontati.

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