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Picnic at Hanging Rock recensione

Picnic at Hanging Rock: recensione dei primi due episodi della mini-serie

A 43 anni di distanza dal film di Peter Weir, Amazon riporta sullo schermo Picnic at Hanging Rock, il celebre romanzo, pubblicato senza il capitolo finale, di Joan Lindsay, rinverdito, ma non troppo e con protagonista Natalie Dormer, già protagonista de I Tudor e divenuta famosa grazie al personaggio di Margaery Tyrell in Game of Thrones.

Picnic at Hanging Rock – primi due episodi: sinossi

Picnic at Hanging Rock recensioneAll’alba del 1900, nella giornata di San Valentino, le ragazze di un collegio femminile disperso nel nulla australiano, si recano in gita presso il Monte Diogene, conosciuto anche come Hanging Rock e, mentre tutte riposano dopo pranzo, quattro di loro si allontanano per esplorare la montagna, ma solo una di loro tornerà indietro. Anche una loro insegnante risulta misteriosamente dispersa.

Nessuna traccia e le ricerche non portano a nulla per molti giorni, ma le conseguenze infauste di questa misteriosa sparizione sono solo all’inizio.

Picnic at Hanging Rock – primi due episodi: le nostre impressioni

Picnic at Hanging Rock è stato un film simbolo degli anni 70, una pellicola che rimane nella storia del cinema, per quel mix di misticismo e mistero, ansia e disperazione che invadono una pellicola nella quale l’innocenza si scontra con la crudeltà umana e fa navigare lo spettatore sul bordo di questi mari in tempesta che si scontrano nell’apparente calma del bush australiano.

Picnic at Hanging Rock recensioneLa trasposizione televisiva, in questa miniserie da sei episodi tenta di ricreare lo stesso clima, prendendo “in prestito” anche molte ambientazioni e ricreando a livello visivo molte delle immagini e riprese dello stesso Peter Weir, modernizzandosi, giocoforza, nelle tecniche di ripresa e nello stile di montaggio, ma cercando di tenere saldo il resto.

Non sempre, però, Larysa Kondracki, regista dei primi tre episodi ci riesce, perché, anche se le atmosfere naturalistiche continuano a imprimere sulla pellicola quel senso di magico, alcune delle altre sensazioni alla base del racconto si vanno a disperdere.

Il racconto, in parte, risente della modernità; sia che si voglia soffermarsi sulla figura delle giovani protagoniste, meno ingenue e naives delle originali, sia perché risente in alcune scene della mutata sensibilità del pubblico all’immaginifico horror, con necessità di costruire scene in un certo modo che, però, alla fine sfocia nel convenzionale, pur essendo “ricercato”.

Picnic at Hanging Rock recensioneIl senso di innocenza è la maggiore perdita di questa nuova versione, nella quale Miranda, Irma e Marion sembrano più delle adolescenti scafate e sicure che delle giovani disperse in una società che le limita sotto ogni punto di vista. La stessa modernità fa male anche al personaggio di Mrs. Appleyard, interpretata dalla Dormer, che viene resa, con un po’ di type casting per la sua interprete, un po’ troppo come una badass di quelle che piacciono ai giorni nostri.

Viene aumentata anche la frenesia del montaggio, accelerando il racconto e approfondendo le backstories delle protagoniste, ma è una cosa inevitabile rispetto ad un film di oltre 40 anni fa.

Tutto sommato, se non si considerano i paragoni con il film originale, si tratta di una mini-serie intrigante e scorrevole, che si fa seguire con interesse e ci incalza in questi primi due episodi giocandosi bene anche la carta dell’avvenimento “a sorpresa”, o cliffhanger che lo si voglia chiamare (questa volta in molti sensi), soprattutto alla chiusura del secondo episodio.

Picnic at Hanging Rock - primi 2 episodi

Valutazione globale - 6

6

interessante ma distante dal film

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Picnic at Hanging Rock – primi due episodi: un giudizio in sintesi

Picnic at Hanging Rock recensioneQuesta versione di Picnic at Hanging Rock va presa senza pensare troppo al film originale, del quale ricalca la trama e spesso anche le scenografie, ma che si discosta parecchio per sensibilità e tecnica molto più al passo coi tempi.

Questa scelta lo rende fruibile, pur se con delle caratterizzazioni a volte troppo forzate, ma perde in alcuni aspetti il senso della pellicola originale, soprattutto in quel contrasto tra innocenza e ansia, terrore e misticismo.

Natalie Dormer a volte esagera nel caratterizzare la protagonista, Mrs. Appleyard, che in alcuni momenti ricorda tanto le badass che l’hanno resa famosa, ma questa volta un po’ fuori contesto.

Ci rimane un dubbio: il film originale scontava l’assenza del capitolo finale, pubblicato solo dopo la morte dell’autrice. Ora questo capitolo è pubblico: verrà usato?

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About Andrea Sartor

Cresciuto a pane (ok, anche qualche merendina tipo girella o tegolino... you know what I mean... ) e telefilm stupidi degli anni 80 e 90, il mondo gli cambia con Milch, Weiner, Gilligan, Moffat, Sorkin, Simon e Winter. Ha pianto davanti agli uffici dell'HBO. Sogno nel cassetto: pilotare un Viper biposto con Kara Starbuck Thrace e uscire con Number Six (una a caso, naturalmente). Nutre un profondo rispetto per i ragazzi e le ragazze che lavorano duramente per preparare gli impagabili sottotitoli. Grazie ragazzi, siete splendidi

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