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Oro verde: C'era una volta in colombia

Oro verde: recensione del dramma di Guerra e Gallego

Oro verde – C’era una volta in Colombia, il dramma colombiano realizzato da Ciro Guerra e da Cristina Gallego è uscito nelle sale italiane.

Oro verde – C’era una volta in Colombia: sinossi

Oro verde: C'era una volta in colombia

Colombia, fine anni ’60. Una famiglia di indigeni Wayuu si ritrova invischiata nel nascente mercato internazionale di marijuana. L’onore e la tradizione, valori profondamente radicati in questa civiltà, vengono inevitabilmente meno quando avidità e cupidigia prevalgono. Le lotte e le vendette tra le varie famiglie e clan ne sono la conseguenza. È il racconto della genesi dei cartelli della droga. 

Oro verde – C’era una volta in Colombia: le nostre impressioni

Oro verde: C'era una volta in colombia

Oro verde – C’era una volta in Colombia (Pájaros de verano) è un ambizioso dramma diretto dalla coppia colombiana Ciro Guerra e Cristina Gallego. Selezionato nel 2018 alla Quinzaine des Réalisateurs di Cannes e premiato come miglior film al Festival Biarritz Amérique latine, questo dramma è testimone del montante successo del cinema latino nelle sale europee, sia per la crescente fama degli autori che per l’interesse verso la rappresentazione dell’immaginario tribale sudamericano (vedi El abrazo de la serpente, 2015 e Los viajes del vento, 2009)

Sono due gli assi sui quali si costruisce la logica di Oro verde. Una prima linea narrativa racconta la genesi di una lotta tra quelli che, qualche anno dopo, saranno chiamati gangster. Il secondo asse – che beninteso s’interseca al primo – si costruisce invece sulla narrazione pseudo-documentaria, a vocazione etnografica, dei costumi e delle tradizioni dei Wayuu. La crudezza brutale del primo cozza (volutamente) con il surrealismo fatalista del secondo. 

Oro verde: C'era una volta in colombia

In altre parole, l’universo chiuso e autosufficiente degli indiani d’America, le cui regole e verità sono fondate sul rispetto dei rituali e delle credenze tribali, viene contaminato nel momento in cui vi è un’illusoria prosperità attraverso un’attività pericolosa e criminale con i gringos. Si tratta di una violazione delle regole, di una rottura di un’equilibrio sacro che preannuncia l’inevitabile catastrofe finale

La narrazione, divisa in capitoli, si sviluppa infatti su un crescendo di tensione, preannunciando allo spettatore l’échec dell’antieroe. Un fallimento dovuto più al tradimento dell’identità sociale che alla dedizione al crimine. L’estetica fredda e surrealista delle immagini che rimando allo stile della video arte, permettono al racconto criminale e alla rappresentazione quasi fiabesca del microcosmo Wmyuu, popolato da spiriti, visioni e auspici.              

Oro verde: C'era una volta in Colombia

valutazione globale - 7.5

7.5

Un dramma antropologico e surrealista sulla genesi dei cartelli della droga

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Oro verde – C’era una volta in Colombia: un giudizio in sintesi

Oro verde: C'era una volta in colombia

Oro verde ha l’ambizione forte di raccontare lo scontro tra le tradizioni ancestrali di una comunità d’indigeni colombiani con il nascente mercato della marijuana, attraverso un estetica surrealista. Il film si offe come uno spaccato semi-documentario sull’ormai ‘classico‘ argomento dello spaccio di droga, offrendo però una prospettiva diversa allo spettatore. Non è infatti una visione manichea quella proposta da Ciro Guerra e da Cristina Galliego, è piuttosto un nuovo angolo di narrazione che porta sullo schermo un’inevitabile tragedia: quella della perdita dell’identità

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