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Lady Bird

Lady Bird: recensione del film di Greta Gerwig con Saoirse Ronan

Lady Bird, film candidato a 5 premi Oscar, tra i quali miglior film e miglior attrice protagonista, è l’esordio alla regia per Greta Gerwig e vede come protagoniste lo splendido duo Saoirse Ronan e Laurie Metcalf, in questa rivisitazione comedy amara del genere coming of age.

Lady Bird: la sinossi

Lady BirdLady Bird, all’anagrafe Christine McPherson, è una giovane ragazza di Sacramento, che si appresta a vivere il suo ultimo anno alla scuola superiore, in attesa di fare il grande salto verso il College, tra le speranze di poter iniziare una nuova vita in lidi che la portino lontano dalla provincia, mentre si dibatte tra le ristrettezze economiche, i drammi tipici dei teenagers e la scoperta del suo essere persona, donna e qualcosa in più di una semplice definizione di se stessa.

Lady Bird: le nostre impressioni

L’esordio alla regia di Greta Gerwig ci fa conoscere una regista che ha un tocco molto delicato sulla macchina da presa, un’ottima capacità nella gestione del ritmo e nell’uso della fotografia, con un prodotto che, anche grazie alla sua protagonista, ci porta a librarci leggeri come coccinelle sui drammi tipici della giovane età.

Lady BirdEd è proprio Saoirse Ronan, che della coccinella del titolo riprende la leggerezza, il colore e l’effimerità, a dare una sostanziale marcia in più a questo film, trasportandoci con lei attraverso questo periodo così carico di emozioni ma così povero di originalità, contagiandoci col suo sguardo divertito e speranzoso, facendoci gustare in profondità le emozioni che attraversano il suo animo, ingenuo e delicato.

La Ronan buca lo schermo, si impone come presenza scenica debordante, alla quale riesce a resistere solo la figura della madre, ottimamente interpretata da Laurie Metcalf, che si pone come cupo contraltare alla frivolezza giovanile, che serve anche come pietra di paragone che fa capire tutto quello che la maturazione porta a perdere.

Queste performance aiutano a superare i difetti presenti nel film che, nonostante il ritmo accelerato e la fotografia delicata che menzionavamo prima, a livello di trama si rivela abbastanza banale e già troppe volte visto, con questo desiderio di scappare dalla provincia, dalla famiglia, dalle proprie poco presentabili amicizie d’infanzia, da se stessi alla fine dei conti, tutte cose delle quali poi si sentirà la nostalgia e delle quali si riscoprirà il valore.

Lady BirdSembra quasi, a volte, che ci sia un horror vacui, un desiderio compulsivo di riempire la pellicola di tematiche, dalla scoperta della sessualità, tanto desiderata quanto poco soddisfacente, all’omosessualità, all’incomunicabilità tra madre e figlia, anche se restano tutte accennate e poco approfondite e, soprattutto, senza aggiungere nulla a quanto visto altrove in altri tempi.

Il film cerca di giocare sull’effetto empatia con lo spettatore, facendolo immedesimare con la figlia o con la madre, o un po’ con entrambe, ma questo è solo un blando palliativo per coprire l’assenza di trama, che, come dicevamo prima, è un difetto sicuramente, ma reso più innocuo dalla leggerezza con la quale la Ronan, e gli spettatori con lei, si librano sopra questo film.

Lady Bird

Valutazione globale - 6.5

6.5

non spicca e non sprofonda

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Lady Bird: un giudizio in sintesi

Lady Bird non spicca e non sprofonda, rimane un film godibile ma non memorabile, vivendo di questa dualità di pochezza narrativa e gestione tecnica e recitazione importanti.

Lady BirdTre donne ci portano al di là di una trama e di tematiche di poco spessore e sono la regista, Greta Gerwin, con il suo tocco leggero e romantico, Laurie Metcalf, con la sua interpretazione sofferta e, soprattutto, una meravigliosa Saoirse Ronan, calamita di tutta la luce di questo film, lieve e intensa nella sua interpretazione, giovane attrice dal futuro brillante.

Senza queste tre presenze, un film troppo vacuo e troppo desideroso di riempire la sua vacuità con un accumulo di tematiche banali e gestite frettolosamente, sarebbe sprofondato nell’anonimato.

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About Andrea Sartor

Cresciuto a pane (ok, anche qualche merendina tipo girella o tegolino... you know what I mean... ) e telefilm stupidi degli anni 80 e 90, il mondo gli cambia con Milch, Weiner, Gilligan, Moffat, Sorkin, Simon e Winter. Ha pianto davanti agli uffici dell'HBO. Sogno nel cassetto: pilotare un Viper biposto con Kara Starbuck Thrace e uscire con Number Six (una a caso, naturalmente). Nutre un profondo rispetto per i ragazzi e le ragazze che lavorano duramente per preparare gli impagabili sottotitoli. Grazie ragazzi, siete splendidi

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