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La casa di carta 3: recensione

La Casa di Carta: la recensione della terza stagione con Alvaro Morte

Dopo quella che ai fan più fedeli è sembrata una lunghissima attesa, ha debuttato sulla piattaforma Netflix la terza stagione de La Casa di Carta. La serie spagnola, che ha sbaragliato ogni aspettativa ed ha appassionato un’enorme audience si presenta con una nuova rapina, un certo numero di nuovi personaggi accanto ai volti noti, senza tuttavia presentare un grande numero di novità.

La Casa di Carta 3: sinossi

La banda del Professore (Alvaro Morte) è riuscita a scappare in mete esotiche dopo l’incredibile attacco alla Zecca dello Stato. Rio (Miguel Herran) e Tokyo (Ursula Corbero) attraversano una crisi e decidono di allontanarsi; durante una telefonata Rio viene rintracciato ed arrestato, torturato e interrogato dall’agente Alicia Sierra (Najwa Nimri). La banda, ovvero Tokyo, il Professore, Denver (Jaime Lorente), Nairobi (Alba Flores), Helsinki (Darko Peric) si riuniscono per mettere in atto un vecchio piano ideato da Berlino (Pedro Alonso) e salvare così Rio dalle forze governative. Al loro fianco troviamo i nuovi membri della banda, tra cui Lisbona, l’ex agente Raquel Murillo, Bogotà (Hovik Keuchkerian), Marsiglia (Luka Peros), Stoccolma/ Monica (Esther Acebo) e il carismatico e folle Palermo (Rodrigo de la Serna).

La Casa di Carta 3: le nostre impressioni

La casa di carta 3: recensione

Rispetto alle prime due parti de La Casa di Carta si nota subito una differenza a livello logistico, che influisce di conseguenza su quello narrativo. Se in precedenza eravamo abituati a uno o due scenari, la Zecca, il covo del Professore e la tenda della polizia, ora ci troviamo a saltare da una location all’altra, dal Sud America alla Tailandia, dai Caraibi a Firenze. Tutto diventa spaspodico, accellerato, a volte eccessivamente, fino a culminare a Madrid, il fulcro dell’azione. Tutto è incerto, non lineare, e ciò si può dire anche del destino dei personaggi, continuamente mossi da una linea temporale all’altra.

La casa di carta 3: recensione

Dinamicità uguale strategia. È ciò che viene immediatamente in mente come associazione d’idee. Il Professore, in questo nuovo attacco, decide di giocare una partita a scacchi, con una posta in gioco enorme. Rio in cambio dei segreti di Stato, tutto ciò che di torbido può nascondere un paese. Ogni mossa ha uno scopo evidente ed uno nascosto, che spinge il nemico nella direzione voluta, facendo leva sulle sue debolezze. Ed è così che il Professore, più preparato che mai, si appella all’antica tecnica dell’aikido, per poter sfruttare il lato morbido degli avversari, la pancia dello scarafaggio. Il tutto unito a una necessaria, quasi obbligata, sospensione dell’incredulità, perchè ciò che accade, la malleabilità della banda e della polizia a volte ha dell’incredibile. Tuttavia, che La Casa di Carta sia estrema, una sorta di iperbole impazzita è un fatto ovvio ed evidente sin dalle prime scene delle parti precedenti.

Tuttavia, l’utilizzo di schemi in copia carbone già usati in precedenza, la rapina, e l’innesco della situazione problematica, ovvero la dinamica distruttiva Tokyo-Rio, è un escamotage che ha perso di efficacia a lungo andare. Lo è stato in precedenza ma forse, con le dovute modifiche del caso, avrebbe potuto essere sicuramente più d’impatto e meno noioso a lungo termine.

La casa di carta 3: recensione

La gestione narrativa non è l’unico elemento mal gestito in questa stagione de La Casa di Carta. La caratterizzazione dei personaggi vede uno squilibrio notevole tra inspessimento della psicologia di alcuni a discapito dei nuovi che, fatta eccezione per il leader e carismatico Palermo, sono malamente se non per niente tratteggiati, lasciando dei notevoli buchi nella trama. Grande merito va però alla caratterizzazione di Alicia, brutale, determinata, senza nessuno scrupolo, così in contrasto con l’imminente (ed evidentissima) maternità.

La casa di carta 3

valutazione globale - 6

6

Troppe aspettative schiaccianti

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La Casa di Carta 3: un giudizio in sintesi

Una serie che ha da sempre alzato un grande polverone come La Casa di Carta si porta dietro un certo carico di aspettative. Alcune di queste, forse, hanno schiacciato gli autori nella realizzazione di questo terzo ciclo di episodi, che riutilizza senza apportare niente di significativamente nuovo alcuni escamotage narrativi e tralascia la tratteggiatura dei personaggi, sopratutto a discapito dei nuovi. Speriamo che con la seconda parte si risollevi il tono della stagione, che culmina con alcuni attimi di vera suspense solo nell’ultimo episodio.

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About Ilaria Coppini

25, ormai laureata in Letterature e Filologie Euroamericane, titolo conseguito solo per guardare film e serie TV in lingua originale (sulle battute ci sto ancora lavorando). Almeno un'ora al giorno per vedere un episodio la trovo sempre, e Netflix è ormai il mio migliore amico. Datemi del cibo e una connessione veloce e scatenerete la binge-watcher che è in me.

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