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Errementari – Il fabbro e il diavolo: la recensione del film Netflix di Paul Urkijo Ajilo

Errementari: il fabbro e il diavolo è il primo lungometraggio del regista basco Paul Urkijo Ajilo, prodotto dal regista e sceneggiatore, anch’esso basco, Alex de la Iglesia. Rivisitazione fiabesca e a tratti horror di leggende basche tipiche della tradizione orale, Errementari: Il fabbro e il diavolo è un prodotto interessante, a tratti straniante, ma che sfrutta con successo l’iconografia religiosa e infernale, una buona fotografia e atmosfere inquietanti.

Errementari: il fabbro e il diavolo: la trama

ErrementariProtagonista della storia è il fabbro del titolo (interpretato da Kandido Uranga), Errementari in basco, un uomo violento e terribile di cui perfino il Diavolo ha paura. Così narra la leggenda, che suscita terrore in un paesino dei Paesi Baschi: l’uomo, difatti, tornato dalla Guerra Carlista del 1833 con una grande quantità di oro rubata, è sopravvissuto per tornare dalla moglie grazie ad un patto con un demonio, Sartael (Eneko Sargadoy). La storia poi fa un salto temporale: 8 anni dopo, Usue (Uma Bracaglia) è un bambina cresciuta dal parroco e dalla perpetua, continuamente sbeffeggiata e maltrattata da tutti, orfana poiché la madre si è suicidata. In fuga da alcuni ragazzini che la tormentano, Usue va alla ricerca della testa della sua bambola, rotta per dispetto, nella proprietà del fabbro: qui le strade dei paesani, della bambina e del funzionario del governo Alfredo (Ramon Aguirre) si incrociano, con risultati che vanno oltre a qualsiasi immaginazione.

Errementari: il fabbro e il diavolo: le nostre impressioni

ErrementariSebbene sia un film che può risultare a momenti difficile e lento, poiché la storia è legata ad un folklore così diverso e distante dal nostro, Errementari: Il fabbro e il diavolo è una sorta di summa di una lunga e ben radicata tradizione culturale, che appunto può essere sfruttata come spunto per conoscere la cultura basca. La leggenda di Errementari è forse una delle più famose nella tradizione basca, che viene stemperata nel suo aspetto più minaccioso e spaventoso dalla presenza del buffo e atipico demone Sartael, che tutto sembra essere tranne che una creatura infernale, se non fosse per la sua coda e la pelle rossa. In questo senso, una valida messa in scena di creature infernali, protagoniste dell’ultima parte di Errementari: Il fabbro e il diavolo, ognuna caratterizzata da una fisionomia peculiare, tra il ferino e l’antropomorfo, rende al meglio le mille sfaccettature della leggenda. Inoltre, a queste creature, in primis al nostro Sartael, viene data una caratterizzazione peculiare, fatta di una lingua capace di scalfire anche il più duro degli uomini, ironico, goffo ma anche buono, in fondo, forse a tratti più “umano” di colui che dovrebbe condurre all’Inferno.

La rappresentazione delle porte infernali, che richiama in maniera piuttosto ovvia nella mente dello spettatore la descrizione dantesca dell’ingresso nel mondo degli inferi, è alquanto suggestiva a livello estetico. Orde ed orde di peccatori si susseguono verso il gigantesco portone, punzecchiati dai demoni e sporchi di fuliggine, tormentati dalle loro sciocche azioni.

Se la regia e la sceneggiatura hanno reso al meglio la molteplicità dei demoni, ognuno con le proprie fattezze e personalità, lo stesso è stato fatto per la caratterizzazione dei personaggi umani: essi rappresentano a campione la società, a partire dai bambini fino agli anziani. Sebbene tutti abbiano il loro modo di porsi davanti alle vicende peculiari che accadono nel villaggio, tutti alla fine agiscono in base al pregiudizio e ad un’interpretazione estrema e terribilmente ipocrita della religione. Tutti giocano ad essere Dio, in primo luogo il prete, Don Mateo, che pecca continuamente e allo stesso tempo impone una dottrina terribilmente bigotta sugli altri. Anche gli altri paesani fanno lo stesso, e giudicano senza remore, evitando di farsi un esame di coscienza, convinti che la preghiera sani ogni macchia nell’anima.

ErrementariEmarginare il diverso è da sempre la cosa più facile da fare, ed è ciò che viene fatto con il fabbro Paxti e con la piccola Usue, vittime delle circostanze sin dall’inizio, ancor più ferite e umiliate da un gruppo di individui meschini. In tutta questa gretteria e mancanza di empatia, paradossalmente sembra essere Sartael più buono e capace di pietà. Lo stesso vale per i due emarginati, ricchi di bontà che nessuno si è mai sforzato di capire e di svelare.

A livello di fotografia, il colore gioca un ruolo interessante in Errementari: Il fabbro e il diavolo: le atmosfere grigie e nebbiose, tipiche della leggenda e delle ambientazioni medievalesche predominano, in un susseguirsi di colori smorti, cupi, freddi. I colori caldi, invece, come il rosso del fuoco o della pelle del demone Sartael, il marrone, insomma la luce, sono accostati proprio a colui che più viene temuto, ma che più buono di molti altri.

Errementari - Il fabbro e il diavolo

Valutazione globale - 7

7

Estetica visionaria e storia interessante

User Rating: 2.73 ( 2 votes)

Errementari: il fabbro e il diavolo: un giudizio in sintesi

ErrementariErrementari: Il fabbro e il diavolo è un film che si caratterizza sin da subito per la sua originalità, vista la scelta di ricondurre la trama a un folklore antico e potente dal punto di vista suggestivo come quello basco. Le atmosfere cupe e arricchite da un gusto forse non sempre semplice ma d’impatto, una sceneggiatura di spirito e una caratterizzazione peculiare e sfaccettata dei personaggi rendono il film un prodotto interessante, buona opera prima del regista basco.

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About Ilaria Coppini

25, ormai laureata in Letterature e Filologie Euroamericane, titolo conseguito solo per guardare film e serie TV in lingua originale (sulle battute ci sto ancora lavorando). Almeno un'ora al giorno per vedere un episodio la trovo sempre, e Netflix è ormai il mio migliore amico. Datemi del cibo e una connessione veloce e scatenerete la binge-watcher che è in me.

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