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End of Justice – Nessuno è innocente: la recensione del film con Denzel Washington

End of justice – Nessuno è innocente è un film di Dan Gilroy, sceneggiatore di film molto noti come Una bionda sotto scorta di Dennis Hopper, passato alla regia nel 2014 con Nightcrwler.

End of Justice: sinossi

end of justiceLa trama segue le vicende dell’ avvocato di colore Roman J. Israel, interpretato da Denzel Washington, attivista per i diritti civili che si trova molto più a suo agio dietro la scrivania a compulsare atti e codici piuttosto che in udienza. Alla morte del socio Israel dovrà scegliere tra la disoccupazione e un lavoro da dipendente nello studio di un giovane e rampante avvocato, George Peirce (Colin Farrell), che al contrario di lui interpreta la professione legale come un mezzo per arricchirsi il più possibile. L’attrito tra i due sarà inevitabile e provocherà indelebili conseguenze nella vita di Israel.

End of Justice: le nostre impressioni

end of justiceEnd of Justice lascia un’impressione positiva, soprattutto per il protagonista incarnato da Denzel Washington, l’ avvocato Israel. Si tratta di un personaggio sopra le righe pieno di tic e di bizzarria, il che si sposa perfettamente con l’attitudine, potremo dire “gigionesca” dell’attore. Con quel faccione intenso che riempe l’inquadratura ad ogni scena e le movenze nevrotiche che fanno sembrare Israel talmente spostato da sembrare autistico, anche perché le battute che pronuncia si direbbero uscite da uno stato di dissociazione dalla realtà, Washington da veramente un’ottima prova.

Appare interessante anche come Israel viene caratterizzato, utilizzando il binomio talento e sociopatia che, sebbene non nuovo, risulta comunque intrigante. Il regista poi ha buon gioco nell’inserire il fascino di una Los Angeles crepuscolare e alienata, dove il caos di bancarelle con l’insegna disegnata a mano e lo sfavillio dei grattacieli distano solo un’inquadratura, e dove la filantropia dei volontari per i diritti civili si trova gomito a gomito con la violenza di strada e l’arrivismo cinico dei colletti bianchi. E’ dagli estremi di questa città che sembra prendere forma il dualismo di Israel che accompagna la seconda parte del film, proprio perché bene e male nella metropoli californiana, e poi nella vita stessa, sono due facce della stessa medaglia.

end of justiceRisulta apprezzabile poi l’omaggio alla cultura afroamericana, di cui l’avvocato si fa difensore, offerto dalla colonna sonora quasi tutta impregnata sui ritmi incalzanti degli stili musicali nati da quella cultura: jazz, soul, r’n’b. Per quanto riguarda i limiti il film sembra però eccessivamente dipendente dalla forza del suo protagonista. Il resto dei personaggi sono poco più che comparse, e lo stesso Colin Farrell non sembra emergere: non è né abbastanza buono né abbastanza cattivo nel suo contrappuntarsi al protagonista, procede a ondate e rimane in definitiva sullo sfondo. Anche la sceneggiatura sembra in qualche frangente frettolosa, di nuovo spesso appiattita sul protagonista dà l’impressione talvolta di approfondire poco gli snodi narrativi. Gli inserti che vorrebbero essere thrilling sembrano piuttosto estemporanei.

End of Justice - Nessuno è innocente

Valutazione globale - 7

7

Un film caratterizzato da un protagonista di spessore

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End of Justice: giudizio in sintesi

end of justiceDan Gilroy realizza un film che lascia un’impressione positiva grazie al protagonista di spessore ottimamente interpretato da Denzel Washington. Risulta tuttavia troppo dipendente da esso e dimostra alcuni limiti relativi alla stesura degli altri personaggi e nella risoluzione degli snodi narrativi. Rimane impressa la rappresentazione di Los Angeles che fa da scenario al film.

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About Tommaso Perissi

Scopre la magia del cinema d'autore verso la fine degli anni 90 grazie ad una videoteca vicino alla stazione di santa maria novella che offre titoli ancora in vhs...poi frequenta saltuariamente vari cineforum in giro per la città

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