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Black Mirror Striking Vipers

Black Mirror 5: recensione dell’episodio 5.01 Striking Vipers

Black Mirror ritorna sugli schermi di Netflix dopo una quarta stagione per larghi tratti deludente e un film interattivo che ha diviso la critica tra chi lo considerava un giocattolo e chi invece ci vedeva una coinvolgimento ancora più profondo rispetto alla stessa linea narrativa. Lo fa con questo Striking Vipers che cerca di essere un pugno, ma risulta tuttalpiù uno schiaffo

Black Mirror – Striking Vipers: la sinossi

Una scena di Striking Vipers

Due vecchi amici che condividevano un’appartamento da ventenni, si rincontrano alla soglia dei 40 e, ognuno dei due per differenti motivi, nonostante l’apparente felicita, vive una crisi di mezza età. Un regalo di compleanno inaspettato, un nuovo gadget tecnologico, darà il via alla loro discesa verso mondi che non prevedibili, alla scoperta di loro stessi e di cosa possa essere la felicità.

Black Mirror – Striking Vipers: le nostre impressioni

Black Mirror ha costruito la sua “carriera telefilmica” grazie ad una serie ben assestata di pugni sullo stomaco, anche se forse più nelle prime stagioni che nelle ultime, portando lo spettatore a vedere come un lieve avanzamento, possibile, della tecnologia possa cambiare e danneggiare la stessa esistenza delle persone. Nell’ultima stagione si era virato un po’ troppo su alcune scelte bizzarre e in questo primo episodio della quinta annata si prova a tornare alle origini, calandoci nuovamente in quel mondo così vicino a noi, ma distante per un piccolo ma grande dettaglio.

Una scena di Striking Vipers

La scelta può essere giusta, ma il risultato, più che un pugno, ha l’effetto di uno schiaffo, nemmeno troppo forte, perché se è vero che si torna ad indagare sulla condizione umana, ad un certo punto si resta un po’ perplessi se questo cambio di rotta sia un qualcosa di sconvolgente o meno. A dirla tutta di sconvolgente c’è veramente poco.

Certo, è ficcante, anche se non troppo nuova, la tematica di vedere la realtà virtuale come una fuga dalla propria esistenza che, per quanto piena di soddisfazioni, che vanno dalla famiglia ad una vita ricca e variegata, risulta spesso essere una gabbia, fatta di routine o di mancanza di prospettive, ed è anche ben delineato il messaggio della “distruzione” del proprio io, che porta alla negazione di se stessi, tramite il ricoprire ruoli distanti, proibiti o impossibili nella vita, fino ad alienarsi da sé. Però si ha la continua sensazione che sia troppo poco.

Una scena di Striking Vipers

Il tema dell’omosessualità è un non tema, perché non diventa mai reale, ma rimane nel mondo virtuale, così come la sublimazione dell’amicizia maschile che si trasforma in qualcosa di diverso e va a supplire la latente incomunicabilità e differenza dal mondo femminile, ma ancora una volta, questo messaggio c’è, si vede, ma non arriva a sfondare lo schermo. Rimane tutto congelato, anche per lo stesso spettatore che continua a mantenere, tanto quanto gli stessi protagonisti, questi mondi staccati, la realtà filtrata dall’immagine stessa della realtà virtuale, dell’io diverso dal sé.

Ben costruita, invece, è la concezione circolare della storia, che passa dall’amore reale a quello virtuale, dalla lotta virtuale alla lotta reale, per poi finire in un’accettazione del nuovo status quo, nel quale i due mondi continuano a coesistere su piani separati e ogni personaggio del trio riesce a trovare la propria soddisfazione in una effimera ma soddisfacente via di fuga (un po’ più in carne ed ossa quella della moglie, naturalmente).

Black Mirror - Striking Vipers

Valutazione globale - 6.5

6.5

più uno schiaffo che un pugno

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Black Mirror – Striking Vipers: un giudizio in sintesi

Una scena di Striking Vipers

Questo primo episodio della quinta stagione di Black Mirror, cerca un ritorno alle origini, ma lo fa con il freno a mano tirato, non arrivando mai a sfondare veramente. Certo il prodotto è piacevole e ben realizzato, lo sfruttamento dell’effetto nostalgia è evidente con questa versione virtuale del vecchio Street Fighters, ma per quanto abbia rinverdito anche in me alcuni bei ricordi, è molto di maniera e si perde via via che la narrazione avanza.

Le tematiche non sono le più fresche e forse in alcuni punti diventano un po’ troppo tratteggiate ed effimere, pur presentando un punto di vista alternativo e pur avendo nel tratteggio una certa delicatezza, che ben si mischia con il ritrovato spirito realista della serie, però, si rimane con una guancia lievemente dolorante e senza pugno nello stomaco.

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About Andrea Sartor

Cresciuto a pane (ok, anche qualche merendina tipo girella o tegolino... you know what I mean... ) e telefilm stupidi degli anni 80 e 90, il mondo gli cambia con Milch, Weiner, Gilligan, Moffat, Sorkin, Simon e Winter. Ha pianto davanti agli uffici dell'HBO. Sogno nel cassetto: pilotare un Viper biposto con Kara Starbuck Thrace e uscire con Number Six (una a caso, naturalmente). Nutre un profondo rispetto per i ragazzi e le ragazze che lavorano duramente per preparare gli impagabili sottotitoli. Grazie ragazzi, siete splendidi

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