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Black Mirror: Smitereens

Black Mirror 5: recensione dell’episodio 5.02 Smithereens

Smithereens è il secondo episodio della quinta stagione dell’ormai ultra famosa serie antologica Black Mirror, il prodotto originale Netflix che si prefigge di far riflettere sul rapporto con la tecnologia. L’episodio è scritto da Charlie Brooker ed è diretto da James Hawes.

Black Mirror – Smithereens: sinossi

Chris è un autista di Hitcher e lavora a Londra. Egli porta a destinazione i suoi passeggeri e frequenta un gruppo di terapia a causa di un trauma. In una di queste sessioni conosce Hayley, una donna che cerca di capire i motivi che hanno condotto la figlia al suicidio. Un giorno Chris carica sull’auto un passeggero sconosciuto vestito in giacca e cravatta che dice di lavorare per Smithereens, una società che gestisce l’omonimo importante social, ma quell’incontro innocuo si trasformerà in qualcosa di ben diverso.

Black Mirror – Smithereens: le nostre impressioni

Black Mirror: Smitereens

Il secondo episodio della quinta stagione di Black Mirror non tenta di avventurarsi in tecnologie avveniristiche e/o futuri dispotici che ha osato trattare in altri episodi. Smithereens è ambientata in una Londra contemporanea, quella del 2018, quella con gli attuali servizi di noleggio taxi (stile Uber) e con i social accessibili da dispositivi mobili come quelli degli Iphones. L’unica eccezione è rappresentata dalla voce terapeutica che il protagonista ha installato sulla sua vettura, ma che non si discosta troppo dai lussuosi optionals che potrebbero comparire sulle macchine dei nostri vicini di casa. Si tratta di una scelta non estranea al mondo antologico e cinico di Black Mirror, che già nelle sue quattro stagioni precedenti ha scelto ogni tanto di non percorrere strade ipotetiche o di estremizzazione drastica delle tecnologie. Si pensi solo al primo episodio in assoluto della serie, che, sulla scia di film ben più importanti come Quarto potere (Orson Welles 1941) e Quinto potere (Sydney Lumet 1976), rifletteva sull’impatto dei media sulla vita politica della città di Londra. Ebbene, con questo episodio viene compiuta un’operazione analoga, che molti potranno vedere come una drastica marcia indietro, ma che può essere letta come un recupero dell’idea più originaria della serie.

Riflettere sulla presenza invasiva e tossica dei social media è infatti il fulcro del secondo episodio della quinta stagione, un tema già ampiamente trattato attraverso le sue diverse sfaccettature dalla serie stessa in modo più o meno incisivo. Eppure, l’intento di questo bizzarro episodio sembra proprio quello di ricollocare nella sfera del verosimile tutte le riflessioni protratte dal macro progetto di Black Mirror: i social invadono le nostre vite attraverso gli strumenti tecnologici a nostra disposizione in ogni minuto nella nostra vita. Consultare i social è ormai una pratica più che quotidiana, automatica, ormai quasi inconsapevole. Sono lo strumento più veloce e pratico per ingannare il tempo, la noia, i tempi morti. Uno sguardo disimpegnato, niente di più. Ma se dato nel momento sbagliato può risultare fatale.

Black Mirror: Smitereens

Nel corso dell’episodio ci viene esplicitato il motivo dell’evidente ostilità del protagonista nei confronti dell’abuso dei telefonini ed in particolare di Smithereens, il social network tanto in voga e corrispettivo perfetto di quelli che consultiamo giornalmente anche noi per diletto, curiosità, passatempo o lavoro. Un occhio attento alle immagini presenti nella prima parte dell’episodio capirà rapidamente il cuore del problema e dell’episodio stesso: egli era stato coinvolto in un incidente anni prima in cui aveva perso la vita la sua amata ragazza, una tragedia causata da un breve momento di distrazione, il tempo di guardare una notifica su Smithereens. Il merito di una serie come Black Mirror sta anche nel scegliere di esaminare un problema che può avvenire in ogni momento, quello stesso problema raccontato in video-interviste toccanti di giovani rimasti coinvolti in incidenti causati dallo stesso tipo di distrazione. Nulla di più tristemente verosimile, poiché ognuno è in grado di distrarsi per una sciocchezza del genere. Una sciocchezza che può avere delle terribili conseguenze.

Black Mirror: Smitereens

Tuttavia, proprio perché si tratta di un problema così verosimile e comune (sarà capitato a qualcuno di essere stato rimproverato dagli altri conducenti per aver esistano a ripartire davanti ad un semaforo verde, proprio per colpa del telefonino?) a mio avviso sarebbe stato più accattivante trattarlo diversamente. La mordace efficacia, cinica e ironica di molti episodi di Black Mirror sta infatti nei twist, nell’imprevedibilità dello svolgimento della trama, nella brutale chiusura della storia. Quest’ultima in effetti non manca nemmeno in questo episodio e l’inserimento del personaggio in un ritiro spirituale dal frenetico e rumoroso mondo tecnologico, cui paradossalmente proprio quest’ultimo ha contribuito, rientra nell’approccio disincantato e provocatore della serie. Però chi è abituato a guardare, specialmente questa serie, con la dovuta attenzione, capirà fin da subito il nocciolo della questione. Benché brevissimi e sporadici all’inizio, i flashback con le immagini di una strada notturna accostati alle prime reazioni di insofferenza del protagonista nei confronti dei suoni degli smartphone, digitati in modo ossessivo, lasciano facilmente cogliere il punto e la tesi dell’episodio, rendendo un po’ troppo prolisso il loro successivo sviluppo. La lunga fase di sostanziale stallo che prende avvio nella seconda parte dell’episodio risulta un po’ fastidiosa da seguire e un po’ ripetitiva nella sua dilatata rappresentazione.

Black Mirror - Smithereens

valutazione globale - 6.5

6.5

Una riflessione su un problema molto verosimile, ma condotta in modo poco accattivante

User Rating: 4.7 ( 1 votes)

Black Mirror – Smithereens: giudizio in sintesi

Credo sia sbagliato trarre un giudizio troppo tranchant su Smithereens, poiché si tratta di un’acuta riflessione su uno dei problemi più attuali e potenzialmente terribili che caratterizzano il nostro rapporto con la tecnologia, qui e ora. A volte c’è bisogno di ricordare che alcune pratiche, ormai quasi inconsapevoli, possono avere delle conseguenze molto spiacevoli e traumatiche. Quello che accade al protagonista potrebbe accadere molto più facilmente di quello che si vorrebbe pensare, potrebbe capitare ad un pedone disattento. E come sempre, Black Mirror cerca di avvertirci dei possibili pericoli collaterali della tecnologia e del nostro strettissimo rapporto con essa. L’unico problema dell’episodio in questione è la prevedibilità del suo sviluppo: un occhio attento, abituato a cercare i segnali della strada argomentativa che Black Mirror vuole seguire, capirà da subito il problema e potrà facilmente immaginare lo sviluppo, che potrebbe purtroppo risultare un po’ troppo prolisso e dilatato.

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