Big Little Lies è arrivata alla seconda stagione, con Nicole Kidman, Zöe Kravitz, Reese Witherspoon e Meryl Streep, ed è stata diretta da Andrea Arnold.
Big Little Lies 2: sinossi
Monterey, California. Le cinque madri unite dalla tragica morte del violento marito di una di loro (Alexander Skårsgaard), continuano la loro vita custodendo il segreto sul reale svolgimento dell’accaduto. Ciascuna affronta a modo suo questo gravoso fardello, anche se la pressione maggiore colpisce la vedova, Celeste Wright (Nicole Kidman), che vede piombare nella propria vita la velenosa suocera Mary Louise (Meryl Streep), per nulla convinta della versione ufficiale della morte del figlio e della capacità fisica e mentale della nuora di accudire i nipotini. Anche la coscienza di Bonnie (Zöe Kravitz) subisce l’enorme peso della menzogna e, per cercare sollievo, intraprende un complesso di percorso di autoanalisi nei recessi del proprio passato. I nodi al pettine non risparmiano nemmeno le vite di Claudine (Reese Witherspoon) e Renata (Laura Dern), mentre sembra essere più risolta, almeno apparentemente, la difficile situazione familiare di Jane (Shaileene Woodley). All’orizzonte si profila inesorabilmente una resa dei conti per le cinque amiche, le quali dovranno cercare di rimanere unite per superare la tempesta da loro seminata con segreti e bugie.
Big Little Lies 2: le nostre impressioni
Dopo il grandissimo successo della prima stagione era inevitabile che venisse proseguito il racconto delle c.d. Monterey Five, questo eterogeneo quintetto il cui legame di amicizia si era ben saldato con i tragici trascorsi. Per tenere alta l’attenzione dello spettatore rispetto ad un prodotto apparentemente esauritosi sono stati aggiunti ulteriori ingredienti per rinvigorire l’impasto, in primis l’ingresso di una diabolica e sublime Meryl Streep.
La sua Marie Louise Wright è un magnifico villain, una donna meschina e subdola, determinata a sottrarre alla pur combattiva Celeste la patria potestà sui suoi figli. Un’antagonista veramente ben scritta e sfaccettata ma, soprattutto, interpretata da un’attrice monumentale e che regala una prova tanto diabolica quanto commovente. La Kidman riesce a tenere testa egregiamente alla sua avversaria, sebbene siano necessari espedienti narrativi un po’ forzati, in particolare quando si troverà a dover re-indossare le vesti di avvocato…
Questo duello costituisce anche il grande limite di questi nuovi sette episodi, ossia che la vera azione è quanto mai concentrata tra le mura di casa Wright, mentre gli altri filoni sono solo un gustoso contorno a causa dell’esaurimento narrativo, salvo la via crucis di Bonnie. Pur essendo decisamente efficace la Kravitz a restituire questo doloroso viaggio interiore, la sua legittima promozione a personaggio principale a discapito delle più esperte Dern e Witherspoon contribuisce all’inevitabile indebolimento della serie. Infatti, Claudine e Renata hanno qui una funzione di mero alleggerimento comico, in particolare la seconda che affronta una crisi coniugale dai risvolti a tratti esilaranti.
Quello che resta tuttavia è il bellissimo spaccato della borghesia californiana ricchissima e progressista, le cui idiosincrasie morali e culturali sono perfettamente restituite dalla penna dell’autrice Liane Moriarty. Il maggiore punto di forza di Big Little Lies è sicuramente l’aver creato con Monterey un universo credibile e definito, dove i rapporti di forza tra i vari componenti sono perfettamente riportati.
Anche qui, inoltre, i personaggi maschili sono tutti di contorno e, in ogni caso, o sono tutti deboli e infantili; a Monterey sono sempre le donne a mantenere un ruolo dominante. Per quanto la regia, gli episodi sono diretti dalla new entry Andrea Arnold, esperta regista proveniente da produzioni indipendenti, che segue rispettosamente il solco tracciato da Jean-Marc Valleè nella prima stagione, non intervenendo in modo sostanziale sul piano grafico e di direzione.
Un gradito ritorno a Monterey ma con meno pathosBig Little Lies 2
valutazione globale - 7
7
Big Little Lies 2: un giudizio in sintesi
La seconda stagione di Big Little Lies lascia il sapore di un lussuoso prolungamento di un arco narrativo già abbondantemente esauritosi. Qui il compito qui era però reso decisamente arduo dalla difficoltà di costruire la tensione, facilitata precedentemente dal senso di “tragedia annunciata” che pervadeva la prima stagione. Si vive della rendita ereditata dal passato, ossia dei personaggi femminili complessi e intriganti che è un vero piacere accompagnare e seguire nella loro quotidianità. Non è infatti sbagliato riproporre al pubblico un meccanismo che funziona alla perfezione, salvo il rischio, naturalmente, di non saper come tenere accesa l’attenzione laddove la spinta narrativa si sia esaurita. L’unico elemento di vera tensione è apportato, di fatto, dalla sola Mary Louise, unico personaggio in grado di poter rovesciare il castello di carte costruito dalle protagoniste. Il risultato è tuttavia godibilissimo grazie alle prove di attrice maiuscole e da una scrittura che pur avendo poco carburante riesce a portare a destinazione il mezzo pur con grande fatica.
Era un peccato non riproporre lo splendido ecosistema sviluppato con l’eccellente prima stagione, ma era anche inevitabile un indebolimento narrativo senza la spinta del misterioso delitto.
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