Che cos’è il Pisa Book Festival
Al via la XIV edizione del Pisa Book Festival: il Festival dell’editoria indipendente. Una rassegna su tre giorni (quest’anno: 11-12-13 novembre) che nasce per valorizzare l’editoria indipendente e che, nel corso delle edizioni, è diventata anche luogo di incontro tra il pubblico e gli autori, occasione per interessanti seminari di scrittura o di traduzione e teatro di spettacoli di vario tipo. Il Festival, anche quest’anno, si articola su vari filoni: oltre alle anteprime proposte dagli editori vi è un “focus” posto sul paese ospite (nell’edizione 2016: l’Irlanda), ma anche vari e famosi autori incontrabili presso “La repubblica caffé”, seminari di traduzione e uno spazio junior in cui espone l’editoria del settore.
Presenti all’inaugurazione, tenutasi nella mattinata di venerdì’ 11 novembre: il sindaco di Pisa Marco FIlippeschi, l’ ambasciatore d’Irlanda Bobby McDonagh, Claudio Pugelli presidente della Fondazione Pisa, Cosimo Bracci Torsi, presidente della Fondazione Palazzo Blu, Lucia Della Porta, direttrice del Pisa Book Festival e soprattutto Catherine Dunne. E’ lei la “madrina” del Festival, ed è affidato a lei il discorso introduttivo. Prima, però, hanno dato inizio al Festival vari interventi delle personalità presenti, a cominciare dal sindaco di Pisa Filippeschi che si è detto “felice” di questo “Festival della libertà della cultura”: la quale così importante come “arma contro il populismo e i disvalori della società” che molto spesso risultano dilaganti. Il Pisa book Festival, inoltre, non è solo luogo di esposizione ma anche di incontro e di crescita culturale, un luogo in cui si si cercano anche i mezzi per indirizzare alla lettura i più piccoli: i lettori di domani.
Il paese ospite: l’Irlanda
La scelta di un paese straniero ospite, poi, non è affatto nuova per questo Festival. Anche se di paese “straniero” non è giusto parlare, come hanno sottolineato a più riprese i relatori della cerimonia di apertura, dal momento che, all’interno della grande comunità europea (che Italia e Irlanda “insieme contribuiscono a difendere”) nessun paese dovrebbe sentirsi veramente straniero rispetto agli altri. Questo dal momento che, come è stato sottolineato con forza: gli eventi culturali trascendono qualunque fazione “politica” e da qualunque confine nazionale, sono piuttosto ciò che unisce passato presente e futuro nell’intento di costante difesa della verità.
Il discorso d’apertura di Catherine Dunne
Veramente toccante e ispiratore, poi, il discorso d’apertura della madrina del Festival, Catherine Dunne, la quale ha fondato tutto il suo intervento sui due temi – chiave del vestival: “be irish” e “borders”. La scrittrice irlandese, infatti, nel suo lungo ed intenso intervento ha parlato della “storia delle donne” in Irlanda, mostrando così la duplice frattura che attraversa quel paese: non solo la separazione tra Irlanda del Nord e Irlanda del sud, ma anche la separazione “di fatto” (tanto invisibile quanto pervasiva) tra uomini e donne. Fino ad anni recenti infatti non è stato possibile alle donne irlandesi avere una loro personale voce in ambito politico e culturale. La Dunne illustra questa situazione al pubblico pisano, vestendo il racconto delle sue emozioni di donna che è cresciuta all’interno di questo status quo.
Ora, a quarant’anni di distanza, le cose sono cambiate, ma l’accettazione non è mai totale, per questo la Dunne afferma con forza il suo messaggio, lo scandisce perché venga ben introiettato dalla giovane platea (costituita per gran parte da studenti):
“Writing matters, the arts matter”
poiché “le arti sono un mezzo importante per capire chi siamo e chi eravamo e non sono ammesse zone di esclusione”.
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