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Please Stand by

Please Stand By: impressioni e commenti sul film con Dakota Fanning

C’era anche Dakota Fanning alla dodicesima edizione Festa del Cinema per la presentazione del film Please Stand By in concorso nella sezione per ragazzi Alice nella Città. Il regista Ben Lewin e i produttori Daniel Dubiecki (Up in The Air, Juno) e Lara Alameddine, parlano del loro film in cui tema dell’autismo serve da espediente per approfondire le dinamiche dei rapporti umani e dell’affettività.

Please Stand By: Sinossi

“Please Stand By” è la frase ripetuta da Scottie (Toni Colette), la direttrice dell’alloggio per adulti con Disturbo dello Spettro Autistico (ASD), ai pazienti in caso di attacchi di collera. “Please Stand Please Stand byBy” serve a calmare gli sfoghi nervosi della 23enne Wendy (Dakota Fanning), quando non riesce a gestire la frustrazione per l’allontanamento dalla casa della sorella, da poco divenuta madre. Quando Wendy decide prendere parte al concorso di scrittura per la televisione, presentando il suo progetto di 500 pagine su Star Trek, lascia di nascosto il suo alloggio di San Francisco alla volta degli Studios di Los Angeles. Superando i limiti della sua routine e i confini del suo mondo, riuscirà a dimostrare di essere in grado di badare a se stessa.

Please Stand By: impressioni

Intensa e incisiva l’interpretazione di Dakota Fanning nel ruolo della protagonista Wendy, totalmente assorbita e ossessionata dal mondo di Star Trek. Proprio l’identificazione nel personaggio Vulcaniano del Dottor Spock, un personaggio con molti tratti della sindrome di Asperger, ci aiuta a leggere la percezione del mondo di Wendy. Movimenti ripetitivi e nervosi, e l’incapacità di sostenere lo sguardo dell’interlocutore, rendono molto credibile l’interpretazione della Fanning.

Il film, presentato a Roma all’interno della selezione Alice nella Città, offre molti spunti di riflessione e rimandi ad una filmografia “nerd” molto in voga ultimamente. Nel cimena la sindrome di Asperger che è caratterizzata l’ossessione per alcuni argomenti, eccellente memoria, comportamento sociopatico, viene spesso associata alla cultura nerd. Se da bambini gli individui sono seguiti ed etichettati, in età adulta si inseriscono nella società mescolandosi – come Wendy -tra le schiere degli “eccentrici”. Ripenso a Jim Parsons (Sheldon Cooper di The Big Bang Theory), o a Temple Grandin – Una donna straordinaria (2010), Il mio piccolo genio (1991) fino all’ interpretazione di Dustin Hoffmann il Raymond di Rain Man (1988).

Please Stand byLa difficoltà a trovare una collocazione alle proprie emozioni è per Wendy un ostacolo costante che riesce a superare solo seguendo una serrata routine accuratamente appuntata sul suo inseparabile taccuino. Nella stessa difficoltà sembrano tuttavia trovarsi anche le donne che di Wendy si curano: Scottie (Toni Colette) e la sorella Audrey (Alice Eve) che nel momento di disagio sono totalmente perdute. Wendy invece affidandosi alle parole del suo eroe vulcaniano, si ripete: “C’è solo una direzione logica da seguire: avanti” così procede imperterrita verso il suo obiettivo, dimostrando più forza delle persone “sane”.

Elementi di fantascienza dunque, ma anche archetipi dei riti di iniziazione alla Grimm per un’eroina sui generis che affronta un viaggio avventuroso per uscirne vittoriosa. Sicuramente un film che piacerà molto, e non solo ai ragazzi!

Please Stand By

valutazione globale - 6.5

6.5

una commedia drammatica che fa ridere e riflettere

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Please Stand By: curiosità

Per questo film di produzione indipendente, la regia è stata affidata al cineasta Ben Lewis, autore di documentari e fiction televisive. Il regista introduce la protagonista con una sequenza sui movimenti reiterati e ossessivi delle sue abitudini. Belle le inquadrature che passano dal dettaglio ravvicinato dei movimenti incerti delle mani, ai primi piani sul volto acqua e sapone della Fanning. Un film non eccelso ma ben confezionato.

Please Stand by

In conferenza stampa Dakota Fanning che alla Gallatin School, il piccolo college interdisciplinare all’interno dell’NYU, presentò una tesi di laurea sul ruolo delle donne nel cinema, dichiara di essere molto soddisfatta di poter collaborare col suo lavoro alla discussione sull’integrazione e alla parità dei sessi nello star business hollywoodiano. In questo film che è tutto al femminile, la protagonista usa una logica di un eroe maschile per superare gli ostacoli pratici e gli imprevisti che incontra lungo il suo viaggio. Il linguaggio di Star Trek funge da filtro per interpretare la realtà, un traduttore di pensieri per aiutare Wendy ad avventurarsi verso l’ignoto. Le difficoltà che incontra la protagonista – aggiunge Dubiecki – ad interagire socialmente, sono sempre più comuni nella società contemporanea, dove come nel suo manoscritto intitolato “The many and the few”, gli alieni siamo noi e non gli altri.

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