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Jusqu’à La Garde: impressioni e commenti sul film esordiente a Venezia

Jusqu’à La Garde, la sinossi

Una separazione, dei figli contesi che stanno con la madre. Figli che non vogliono più vedere il padre, mentre la donna si ripara dai suoi genitori e non vuole nemmeno più parlare con il futuro ex marito. Sarà vero che lui è un violento o è lei ad avergli messo contro i figli? Una separazione è sempre un campo di battaglia e, come diceva Pat Conroy, gli unici prigionieri sono i figli

Jusqu’à La Garde, le nostre impressioni

Jusqu’à La Garde è il lungometraggio d’esordio per Xavier Legrand, regista francese premiato ai Cesar per il suo cortometraggio Avant que de tout perdre, e un po’ si vede che ha ancora punti di miglioramento, però il film ha dei punti a favore che lo rendono una pellicola interessante da vedere, anche per la buona riuscita di alcune scene a maggiore tensione.

Jusqu a la gardeIl tema, inoltre, è importante e ben trattato, perché, come dice lo stesso regista, la violenza domestica, che spesso si conclude con il femminicidio, è un discorso che spesso viene ripreso dai media, ma alla fine tende a rimanere un taboo sociale, e qui il soggetto viene sviluppato partendo da un incipit interessante, ossia non sapere nulla di quello che è avvenuto prima della separazione e capitare in media res nel momento della decisione sull’affido.

Questo punto di partenza particolare consente allo spettatore di non partire prevenuto, anzi, di essere in una particolare posizione di neutralità, tipica di chi non ha informazioni sulle situazioni familiari altrui, facendo sì che il giudizio, tra dubbi sempre più calanti, si formi durante la visione.

Se si possono muovere delle critiche, queste riguardano due punti in particolare: il primo è che, pur mantenendo un buon ritmo generale, ogni tanto si perde su scene che non hanno una grande utilità scenica e le allunga troppo, ma fortunatamente non succede spesso. Il secondo “difetto” è che, se per buona parte del film è riuscito a mantenere una certa misura di dubbio su chi avesse più responsabilità in questa battaglia, da un certo punto in poi diventa un po’ ridondante nel fare chiarezza.

Meritevole, invece, tutta la sequenza finale, che è in grado di tenere lo spettatore in costante tensione. Un plauso particolare alla protagonista femminile, Lea Drucker, molto convincente nel ruolo.

 

Jusqu’à La Garde

Valutazione globale - 6.5

6.5

un buon esordio

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Jusqu’à La Garde, curiosità sul film

Il regista Xavier Legrand racconta di come abbia voluto fare un film su un tema importante, la violenza domestica sulle donne (problema che conosciamo pure noi in Italia), che in Francia, a detta di Legrand, pur comparendo sui notiziari e pur essendoci una donna che muore ogni 2 giorni e mezzo per questo motivo, è ancora un argomento taboo, nel senso che se ne parla difficlmente, tra parenti, amici, vicini, per il pudore di voler entrare nella vita di coppia. Jusqu a la gardeNon vuole, con questo film, entrare a gamba tesa sull’argomento, ma vuole aumentare la consapevolezza del pubblico.

Il film lo ha voluto fare, cercando di usare risonanze horror, pur rimanendo un dramma sociale, senza virare mai nell’orrore, ma cercando di fare sentire la paura delle persone che sono sempre in allerta in situazioni del genere. L’assenza di musiche “esterne”, ossia di una colonna sonora, e il solo affidarsi ai suoni “reali” erano parte del progetto per costruire ansia nella narrazione.

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About Andrea Sartor

Cresciuto a pane (ok, anche qualche merendina tipo girella o tegolino... you know what I mean... ) e telefilm stupidi degli anni 80 e 90, il mondo gli cambia con Milch, Weiner, Gilligan, Moffat, Sorkin, Simon e Winter. Ha pianto davanti agli uffici dell'HBO. Sogno nel cassetto: pilotare un Viper biposto con Kara Starbuck Thrace e uscire con Number Six (una a caso, naturalmente). Nutre un profondo rispetto per i ragazzi e le ragazze che lavorano duramente per preparare gli impagabili sottotitoli. Grazie ragazzi, siete splendidi

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