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Yucatan

Yucatán: recensione del film di Daniel Monzòn disponibile su Netflix

La recensione del film commedia spagnolo Yucatán di Daniel Monzòn, disponibile sul catalogo di Netflix da venerdì 15 febbraio.

Yucatán: la sinossi

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Porto di Barcellona, 2008. Sta salpando una nave da crociera con destinazione Cancùn e, tra i passeggeri notiamo il losco Lucas (Luis Tosar) che, furtivamente, effettua uno scambio di valigie. Lo scopo è quello di crearsi un pretesto per farsi contattare dal proprietario Antonio (Joan Pera), un anziano panettiere in vacanza con la famiglia. Lucas infatti è un truffatore professionista interessato a raggirare con ogni mezzo l’uomo, recente vincitore di 160 milioni di euro alla lotteria. Tuttavia, tra gli animatori dell’imbarcazione, lavorano anche la coppia Clayderman (Rodrigo de la Serna) e Verònica (Stephanie Cayo), vecchi complici di Lucas che arrotondano lo stipendio con piccole truffe a danno dei passeggeri. Clayederman, venuto a sapere della fortuna di Antonio e delle intenzioni del rivale Lucas, decide a sua volta di instaurare un ingegnoso piano criminale. Si scatenerà uno scontro colpo su colpo tra Lucas e Clayderman, in conflitto sia per Verònica (ex compagna del primo) che per la truffa contro l’ignaro Antonio. Non mancheranno travestimenti, messinscena elaboratissime e sabotaggi reciproci per riuscire nell’intento criminale.

Yucatán: le nostre impressioni

Daniel Monzòn, regista spagnolo noto per prodotti action di altissimo livello come Cella 211 El Niño cambia completamente registro e propone una commedia sofisticata scritta da Jorge Guerricaechevarría, storico sodale di Álex de La Iglesia.

Infatti, il film denota una evidente parentela con gli heist movie anni ’60 e le commedie nere di De La Iglesia (vedi Muertos de Risas e La Ballata dell’Odio e dell’Amore), storie di escalation tra uomini eccentrici che accettano l’autodistruzione pur di prevalere. Tuttavia, nonostante la penna appuntita e incendiaria di Guerricaechevarría, Monzòn fatica a esprimersi con una commedia di intrighi e inganni, portando a casa uno stanchissimo film pigro e dilatato oltre misura.

Yucatan

Le sequenze più memorabili sono certamente quelle di tensione pura, dove il regista brilla nel ricreare verosimili contesti criminali come la bisca messicana. Tuttavia, si registrano eccessi di scene truculente incoerentemente rispetto al tono generale decisamente innocuo.

Gli attori poi sono svogliati o poco in parte (Tosar, veterano dei thriller iberici, si rivela tragicamente inadeguato per ruoli più leggeri), con il solo De la Serna a spiccare con il suo viscido e vulcanico delinquente. Come se non bastasse, il racconto si snoda con una prevedibilità disarmante, scandito da dialoghi elementari che amplificano la debolezza narrativa generale.

Fuori luogo, infine, l’anelito di moralismo del film, che emerge con lezioni “sorprendenti” di Antonio su come i soldi non facciano la felicità ma siano invece le persone a dare valore alle nostre vite. Con la rosa di talenti messi a disposizione per il progetto e un notevole production value che permette ambientazioni esotiche da Casablanca a Cancùn, ci si sarebbe aspettati un prodotto molto più godibile.

Yucatàn

Valutazione globale - 4.5

4.5

Una crociera nelle paludi del tedio più assoluto

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Yucatán: giudizio in sintesi

Yucatan

Yucatàn è l’ennesimo prodotto del catalogo Netflix dotato di talent di elevata caratura (ci sono tra i migliori professionisti del cinema ispanico contemporaneo) ma dal risultato complessivo assolutamente trascurabile. Monzòn, di fatto, mette in scena una sceneggiatura nata stanca e ne ricava un film piatto e sbrodolato, che non mescola a dovere i toni di commedia sofisticata e di crime story (ad esempio i momenti truculenti fuori luogo rispetto al tono generale e al target di riferimento). Si tratta di un film ornamentale, dotato di una confezione professionale ma di sostanza impalpabile, con l’aggravante di una durata elefantiaca (130 minuti!) del tutto immotivata data la pochezza complessiva.

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About Giulio Mantia

Sono un immoderato consumatore di film improvvisatosi recensore amatoriale. Cerco di scrivere di cinema nei limiti delle mie conoscenze ed evitando di farla fuori dal vaso. Accetto volentieri critiche, osservazioni e confutazioni. Il mio film preferito è senza dubbio Dal Tramonto all'Alba di Rodriguez/Tarantino, un'allegra miscela di delirio e badassment che riesce sempre a rallegrarmi.

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