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Manhunt

Manhunt: impressioni e commenti sul trash di John Woo a Venezia

Manhunt, la sinossi

ManhuntUn poliziesco di quelli classici, con vittima innocente incastrata, potenti organizzazioni criminali e industrie farmaceutiche, poliziotti corrotti e un poliziotto tutto d’un pezzo che invece vuole la verità. Vendette, tanti paesaggi urbani giapponesi, scene d’azione costanti e sparatorie e scontri improbabili. Tutto questo preso e mescolato nella maniera più trash (volontariamente) in modo da prendere in giro lo stesso genere, o almeno i film brutti di genere.

Manhunt, le nostre impressioni

La prima che sorge in Manhunt domanda è “perché’?”. Sicuramente Woo ha voluto fare un film ilare e trash sui film di genere, quelli brutti, ma la domanda in fondo è “perché ha dovuto farlo?”. E quando parliamo di trash, in questo film, parliamo di trash epocale. ManhuntUna trama volutamente brutta, tanto da sembrare scritta da un adolescente in preda a crisi e sogni improbabili di far parte del mondo letterario, povera e ridicola, a cui vengono assommati scene d’azione e combattimento che rasentano il demente, una sorta di incrocio tra Tom Cruise che spara impennando a marcia indietro sulla moto in un Mission Impossible e cavalieri che sfondano vetrine a cavallo sparando in I Magnifici 7 (quello orrendo dello scorso anno). Ogni tanto il film prova a fermarsi e mettere dentro dei dialoghi che sono, però, di un’elementarità e di una stupidità a dir poco imbarazzante.

Il film, preso per il verso giusto, regala un gran numero di risate per l’assurdità di quello che si vede in scena, per la recitazione di un livello che pure il sindacato dei cani si è rifiutato di associare il proprio nome a questo comparto attoriale, per la stupidità che aleggia costante come i piccioni tanto amate+i da Woo, che ci infila tutti gli archetipi classici del suo cinema, quindi abbuffate di slow motion, l’eroe con due pistole, tutte cose che tecnicamente sa fare molto benee.

Alla fine, Manhunt, è un film che se preso per quel verso si può anche guardare, meglio se con due birre affianco e un po’ di amici con i quali ridere a crepapelle, ma resta sempre una domanda di fondo: “perché John?”.

Manhunt

Valutazione globale - 5.5

5.5

Trash epocale

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Manhunt, curiosità sul film

Il film giapponese Manhunt originale fu un caso in Asia alla fine degli anni ’70. La pellicola, infatti, fu il primo film in lingua straniera ad essere distribuito in Cina, dopo l’apertura economica del Paese. ManhuntTalmente diverso dai film classici cinesi (i vecchi film sui quali si scherza anche in quest’opera di Woo) sia come stile, sia come presentazione delle figure principali, specialmente quelle maschili, da diventare un momento di cambio culturale in Cina.

Nello stesso Paese il film ebbe un successo incredibile, proporzionalmente molto più ricco al botteghino che in madre patria, e divenne parte della cultura popolare cinese, tanto che molte delle sue battute più famose divennero modi di dire tipici popolari.

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About Andrea Sartor

Cresciuto a pane (ok, anche qualche merendina tipo girella o tegolino... you know what I mean... ) e telefilm stupidi degli anni 80 e 90, il mondo gli cambia con Milch, Weiner, Gilligan, Moffat, Sorkin, Simon e Winter. Ha pianto davanti agli uffici dell'HBO. Sogno nel cassetto: pilotare un Viper biposto con Kara Starbuck Thrace e uscire con Number Six (una a caso, naturalmente). Nutre un profondo rispetto per i ragazzi e le ragazze che lavorano duramente per preparare gli impagabili sottotitoli. Grazie ragazzi, siete splendidi

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