Legion: David e Syd
Come esempio di questa filosofia, Hawley indica uno dei personaggi principali della serie: Syd Barrett, interpretato da Rachel Keller, già vista in Fargo, nella seconda stagione, le cui misteriose capacità sono legate ad alcuni degli aspetti più vulnerabili della sua personalità.
“Lei non può essere toccata o toccare le persone, perché quando accade, molte cose possono succedere. A lei è stato diagnosticato un disturbo di personalità antisociale, e vedendola in un certo modo, questo è falso, perché, in realtà è una sua capacità. Ma se la vediamo da un altro punto di vista, l’avere questa capacità l’ha resa antisociale, proprio per definizione, perché, infatti, non può toccare gli altri e non le piace che le persone le stiano vicine.”
“Queste due idee sono vere allo stesso tempo, e questa cosa è per me interessante. Il suo potere e il suo difetto di carattere sono gli stessi; esplorando i suoi poteri, è possibile esplorare il suo carattere. Penso che sia la cosa più eccitante per me nel gestire questo progetto, ossia la sua capacità di usare il genere per approfondire i personaggi “.
Al di là del servire ad Hawley come un grande esempio delle sue idee su come i superpoteri debbano riflettere i temi della storia, Syd rappresenta un altro elemento essenziale per il modo in cui Legion si svolge: dare un senso a David e agli spettatori, allo stesso modo, e far sì che in mezzo a un mondo così ambiguo, almeno un cosa sia reale.
“Volevo dare a lui qualcosa di reale a cui aggrapparsi, e dare qualcosa di reale anche a noi, così ha incontrato questa ragazza. Penso che per il pubblico, ogni volta che c’è una storia d’amore, tutto il resto sia negoziabile. Se ci piacciono e tifiamo per loro, vogliamo che sia reale. Finché lei è reale, tutto il resto è negoziabile. Ho pensato che mi avrebbe concesso un po’ di tempo con il pubblico, perché il mio obiettivo non è quello di confondere o offuscare, il mio obiettivo è quello di presentare la realtà come lui la vede, e quindi provare a decodificare il mondo così come lui lo decodifica, così che, entro la fine del primo capitolo, ci possa essere un idea molto più chiara di ciò che è vero rispetto a quella che si aveva in principio.”
Legion, una serie più psicologica
Se tutto questo suona un po ‘più cerebrale di quanto ci si aspetterebbe da un’avventura live-action situata all’interno dell’universo X-Men, questa è una cosa voluta. Nella fase iniziale, Hawley è stato sicuramente incerto sul come la sua visione per la Legion sarebbe stata accolta dai responsabili Marvel.
“Scherzando una volta ho detto che avrei spiegato alla Marvel come avevo intenzione di sviluppare il progetto e che la loro unica reazione sarebbero stati 30 minuti di ‘Uh …’ ma non è stato così. Loro sono molto organizzati, con una certa tabella di marcia e di sviluppo sia sul fronte cinematografico che su quello televisivo, con un sacco di storie e personaggi interconnessi, il che li porta al lancio di Daredevil, seguito da Jessica Jones che, infine, porta a The Defenders. Ma queste è una cosa che è stata gestita in questo modo; non è detto che questo si possa adattare a tutto.
Quindi loro avevano due scelte: o dirmi che mi dovevo conformare a tutto quello che stanno facendo, o mi potevano dire che non sapevano come gestire la mia idea all’interno del loro mondo e che quindi sarebbe stata una serie sconnessa dal continuum temporale del resto del MCU. Hanno scelto la seconda.”
“La Marvel mantiene un coinvolgimento attivo nello spettacolo al fine di fare in modo che i personaggi che sono amati dal loro pubblico siano veramente quelli che i fan conoscono e che non si stia solo prendendo in prestito un nome per la creazione di qualcosa di diverso che i fan non riconoscono più. Ma la natura dello show e la relativa oscurità del personaggio principale mi offrono un’enorme quantità di margine di manovra creativa.”
“Mi sono avvicinato a questo materiale allo stesso modo in cui mi sono avvicinato a Fargo, vale a dire con incredibile rispetto per il materiale sottostante, ma volendo raccontare la storia che voglio raccontare, rispettando comunque il suo intersecarsi in qualche modo con le storie che i lettori conoscono già. Questo può essere soddisfacente per lo spettatore, ma può essere anche una trappola, perché noi diciamo loro che le storie che amano inevitabilmente stanno per cambiare nel nostro racconto e quindi si creerà uno scollamento tra le storie che conoscono e la storia che stanno per guardare. La mia idea è stata: fatemi prendere un personaggio che vi suona come familiare e cerchiamo di raccontare una nuova storia, che creerà qualcosa di imprevedibile, perché non si sanno le cose che succederanno perché le abbiamo lette nei fumetti, e inoltre ci permettono di vedere questo personaggio potenzialmente in un nuovo modo.”
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