La recensione del film Il fotografo di Mauthausen, disponibile nel catalogo Netflix da venerdì 22 febbraio.
Il fotografo di Mauthausen: la sinossi
Ispirato a una storia vera, Il fotografo di Mauthausen, prodotto targato Netflix, narra le vicende di Francesc Boix (Mario Casas), un detenuto che lavora nel laboratorio fotografico dello stesso campo, insieme al responsabile nazista della reparto. Con l’aiuto di un gruppo di prigionieri spagnoli che guidano l’organizzazione clandestina per la liberazione del campo di concentramento di Mauthausen, Francesc Boix rischia la sua vita per pianificare l’uscita di alcuni negativi che mostreranno al mondo le atrocità commesse dai nazisti. Quelle stesse immagini saranno assunte come prova durante il processo di Norimberga del 1946.
Il fotografo di Mauthausen: le nostre impressioni
Girato da Mar Targarona, con Mario Casas come interprete principale, Il fotografo di Mauthausen inquadra una pagina delle deportazioni naziste mai trattata fino ad ora – quella dei prigionieri comunisti spagnoli – narrando la storia di Francesc Boix. Fotografo a Mauthausen, Francesc Boix è stato l’uomo grazie al quale è stato possibile avere le fotografie dei crimini tedeschi nei campi di sterminio. Documenti che poi sarebbe stati determinanti nel successivo Processo di Norimberga del 1946.
Scritto da Alfred Pérez-Fargas e Roger Danés, il cast è completato da Alain Hernández, Macarena Gómez e Richar Von Weyden. Con una lentezza che lascia allo spettatore il tempo di percepire la sofferenza dei vari deportati, la pellicola racchiude una buona forza emotiva, con qualche picco – almeno tre scene degne di nota – particolarmente ben costruito e cruento. Ottima la prova del protagonista Mario Casas, che riesce a creare un’espressività degna della situazione che sta vivendo il suo personaggio.
Per interpretare la figura di Francisc Boix, Casas ha dovuto perdere ben dodici chili. Una performance che potrebbe non sfuggire ai Goya. Le scene sono sostenute da una colonna sonora extradiegetica che appesantisce la sceneggiatura al momento opportuno. Modesti gli effetti speciali, con una ricostruzione del campo di Mauthausen evidentemente artigianale. Il film, alla fine, altro non è che un omaggio alla fotografia e al suo potere di mostrare la verità.
Buon film, ottimo Mario Casas. Meno gli effetti specialiIl fotografo di Mauthausen
valutazione globale - 6.5
6.5
Il fotografo di Mauthausen: giudizio in sintesi
Prodotto di buona qualità cinematografica, Il fotografo di Mauthausen narra una storia poco conosciuta della parantesi drammatica delle deportazioni naziste, incuriosendo e catturando l’attenzione dello spettatore. Grazie alla crudezza di alcune scene e alla bravura del protagonista, chi guarda compie un buon processo di immedesimazione, senza però toccare mai la profondità umana che altre pellicola hanno invece donato trattando il tema. Al di là di qualche mancanza, Il fotografo di Mauthausen rimane uno dei prodotto filmici più convincenti di questo 2019, nel panorama Netflix.
Per ogni notizia e aggiornamento sul mondo dello spettacolo, cinema, tv e libri, vi consigliamo di seguire la nostra pagina Facebook
Il fotografo di Mauthausen
valutazione globale - 6.5
6.5
Buon film, ottimo Mario Casas. Meno gli effetti speciali
Ci sono cose che non sopporto nei film e che mi indicano una superficialità che non riesco a tollerare…. tipo quando all’inizio il protagonista scrive velocemente e con tratto leggero sulla lavagnetta il nome del bambino, poi lo stesso bambino gira la lavagnetta per fare la foto ed il nome è scritto tipo in grassetto con un gesso anche abbastanza calzato e preciso.