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Human Flow

Human Flow: impressioni e commenti sul documentario di Ai Weiwei a Venezia 74

Human Flow: la sinossi

Oltre 65 milioni di persone nel mondo sono state costrette a lasciare le proprie abitazioni per mettersi in viaggio verso un altrove più sicuro. Fuggono da guerre, carestie, siccità e cambiamenti climantici. Si tratta del più grande spostamento umano dalla Seconda Guerra Mondiale ad oggi. L’artista cinese Ai Weiwei documenta l’enorme migrazione del XI° secolo dai fronti più caldi sparsi nel pianeta: dall’isola di Lesbo in Grecia fino alla giungla di Calais per passare dalla nostra Lampedusa e spingersi fino al confine tra Messico e Stati Uniti.

Human Flow: le nostre impressioni

Human FlowE’ difficile restare indifferenti al lungo flusso di immagini proposte da Ai Weiwei nel suo documentario. La realtà è che l’artista cinese ci propone è la stessa che abbiamo davanti agli occhi tutti i giorni quando in televisione assistiamo attoniti ai salvataggi in mare di centinaia di migliaia di persone (essere umani, tali e quali a noi) scappate dal loro paese per cercare un futuro migliore ma prima ancora un presente di sopravvivenza.

Ai Weiwei segue un’incessante catena di storie drammatiche e disperate che si estendono per tutto il globo, coinvolgendo paesi come Afghanistan, Bangladesh, Francia, Grecia, Germania, Iraq, Israele, Italia, Kenya, Messico e Turchia, paesi nei quali lo stesso Waiwei, armato di cellulare e una risicata troupe di operatori, è andato di persona per testimoniare il dramma di quest’epoca moderna. Lo fa cercando di trasmettere il più possibile l’umanità di queste persone, che raccontano davanti alla macchina da presa un passato fatto di travagli, un presente del tutto incerto e la speranza di vivere un domani, possibilmente in condizioni migliori di quelle attuali.

Ai Weiwei non ci risparmia anche scene forti (su tutte quella del corpo esanime di un bambino in mezzo ad una zona deserta che arriva quasi al termine del film, quasi 2 ore e 20 minuti) condite da diverse didascalie della storia migratoria di ogni singolo paese visitate dall’artista cinese e di notizie su dichiarazioni e accordi stipulati dai vari leader internazionali per arginare quello che è a tutti gli effetti il problema principale del secolo che stiamo vivendo. Human Flow, dall’enorme potenza visiva ed emozionale, pecca invece molto dal punto di vista cinematografico, quasi o del tutto inesistente. L’irruenza sulla scena in prima persona da parte di Weiwei in molteplici scene è forse una scelta sbagliata, che lo fa apparire fin troppo egocentrico anche se con questa sua presenza vuole testimoniare quanto anche lui si senta un rifugiato dopo che il suo paese, la Cina, lo ha inserito nella lista dei dissidenti al Governo.

Human Flow

Valutazione globale

Emotivamente potente, cinematograficamente inesistente

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Le dichiarazioni di Ai Weiwei

“Human Flow è un viaggio personale, un tentativo di capire l’umanità dei nostri giorni. Il film è stato realizzato con la profonda convinzione del valore dei diritti umani. In questo tempo di incertezza, abbiamo bisogno di maggiore tolleranza, compassione e fiducia, perché siamo tutti un’unica cosa. In caso contrario, l’umanità si troverà ad affrontare una crisi ancora maggiore.”

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About Daniele Marseglia

Ricordo come se fosse oggi la prima volta che misi piede in una sala cinematografica. Era il 1993, film: Jurrasic Park. Da quel momento non ne sono più uscito. Il cinema è la mia droga.

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