Disponibile nel catalogo Netflix il film Hold the Dark diretto da Jeremy Saulnier con Alexander Skarsgård, Jeffrey Wright. Riley Keough e James Badge Dale.
Hold the Dark: la sinossi
Keelut, Alaska. 2004. Russell Core (Jeffrey Wright), romanziere ed esperto di lupi, viene contattato da Medora Slone (Riley Keough), una giovane madre che ha perso il figlio, apparentemente rapito proprio da un branco di lupi, fatto non nuovo da quelle parti. L’evento dà inizio ad un’escalation di efferatezze nella comunità, connesse al ritorno in città del gelido Vernon Slone, il padre bambino (Alexander Skarsgård), reduce della guerra in Iraq. Core si trova suo malgrado testimone di questa esplosione di violenza disumana e dovrà aiutare l’impotente sceriffo (James Badge Dale) a porre fine alla scia di sangue iniziata proprio con il suo doloroso incarico.
Hold the Dark: le nostre impressioni
Jeremy Saulnier compie un terzo e personalissimo viaggio nella provincia americana, vista come teatro di violenze e rancori sopiti, dove il sangue è pronto a sgorgare a fiumi da un momento all’altro.
Dopo aver raccontato la faida familiare nella Virginia di Blue Ruin e il brutale scontro tra punk e neonazisti nell’Oregon di Green Room, questa volta ambienta il racconto nella pungente Alaska, luogo che delimita l’espansione della civiltà americana e forse anche l’umanità stessa (siamo in quei luoghi raccontati di Taylor Sheridan, da ultimo I Segreti di Wind River di cui Hold the Dark è molto affine). Infatti, mano a mano che il racconto procede, diventa sempre più labile il confine tra uomo e animale, con elementi in tal senso che aggiungono anche un alone di mistero e imprevedibilità all’intreccio. Tuttavia quello che manca è il dosaggio nell’equilibrare le due anime del film, ossia il racconto della violenza sopita e il viaggio verso il ricongiungimento familiare.
Le scene più crude sono senza dubbio d’effetto e girate con professionalità (Saulnier aveva già dimostrato nelle opere precedenti il suo gusto per il gore e per la brutalità spettacolarizzata) ma correndo il rischio di indebolire l’arco narrativo dei personaggi, che diventano inanimate pedine in un massacro inesorabile apparentemente privo di senso.
Il film è realizzato con innegabile professionalità ed è intriso di un fascino oscuro, conferito in primis dal personaggio enigmatico di Vernon Slone (un Skårsgard molto efficace), con cui Russell Core (Wright aggiunge un altro personaggio riflessivo e misurato alla sua carriera) condivide il need di ricongiungimento con la famiglia. Tuttavia non viene data piena giustificazione all’incidente scatenante della scia di sangue e misteri, lasciando in bocca il sapore di un’opera incompiuta che oltretutto aveva bisogno di un finale più ponderato e meno sbrigativo.
Hold the Dark
Valutazione globale - 6
6
Un buon thriller di frontiera
Hold the Dark: giudizio in sintesi
Saulnier firma il suo ultimo film prima di dedicarsi alla regia di alcuni episodi della nuova stagione di True Detective, e per toni e direzione degli attori si conferma come scelta felice da parte di HBO. Tuttavia è in fase di scrittura (opera di Macon Blair, sodale di vecchia data di Saulnier, qui presente in un piccolo ruolo) che si fallisce nel dare rotondità al film, rischiando di renderlo vacuo nonostante alcuni momenti vibranti (mette i brividi la presentazione nel deserto iracheno del personaggio di Vernon) non riuscendo a lasciare il segno. Le lungaggini nelle scene di violenza e un eccessivo minutaggio contribuiscono inoltre alla scarsa incisività complessiva del racconto, rendendolo un’occasione mancata per comporre un racconto di frontiera scritto con il sangue e le tenebre innate che si radicano in ogni uomo e in ogni donna.
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